L'ultima guerra dei Nuba

Articolo di Padre Kizito Sesana, pubblicato su "Diario" (settimanale de l'Unità) Gennaio 1997

Montagne Nuba (Kordofan, Sudan). E' la mattina di Natale, ma a Lomon, Regifi, Lughi si sente il rumore della battaglia intorno a Debi, dove le truppe del governo di Khartoum sono asseragliate dallo scorso luglio. Ai cannoni governativi rispondono le mitragliatrici dello SPLA (Sudan People Liberation Movement). Da Debi l'esercito regolare riesce tenere sotto la minaccia dei cannoni, e ad impedire che gli aerei vi atterrino, la pista in terra battuta di Teberi, a circa dodici chilometri.

Teberi per due anni e' stata il piu' importante punto di entrata nella Montagne Nuba. Per raggiungere i Nuba oggi bisogna atterrare su piste improvvisate, spesso rischiose. In una di queste piste ci sono due carcasse di aerei che sono restati impantanati in agosto, quando la stagione delle pioggie e' piu' violenta. L'entrata clandestina via terra sulle Montagne Nuba e' impossibile, se non facendo centinaia di chilometri a piedi, dall'Etiopia.

Lughi e' un villaggio di forse cinquecento abitanti ai piedi del grande massiccio Lomon. Le capanne con i muri di pietra a secco - insolite in Africa - si arrampicano sulle prime ripidissime balze della montagna. Gli orti terrazzati faticosamente innaffiati a mano con l'acqua attinta dai pozzi con grandi gusci di zucca essicati, sono verdi di cipolle e tabacco, le due coltivazioni piu' importanti durante la stagione secca.

A meno di un chilometro di distanza, nella grande pianura verso Kerker, si vede una vasta zona bruciata, dove le piante sono ridotte a scheletri neri. La mattina del 30 novembre 1996, alle 11, un Antonov governativo ha tentato di colpire Lughi con due "cluster bombs", un ordigno che rilascia dozzine di bombe piu' piccole nel raggio di un centinaio di metri. Le cluster bombs sono proibite dalle convenzioni di Ginevra perche' mirano ad uccidere i civili, ma il loro uso da parte del governo Sudanese e' stato gia' documentato in altre parti del Sudan, particolarmente a Chukudum e a Tombura, nella regione dell'Equatoria.

A Lughi le cluster bombs non hanno fatto nessuna vittima, ma una visita alla boscaglia che ne e' stata colpita da' l'idea dello strazio che avrebbero potuto causare. I contadini, istruiti dagli artificieri dello SPLA, non sono ancora sicuri di aver ripulito il terreno da tutte le bomblets, che potrebbero ancora esplodere nelle mani di un bambino curioso. In questi giorni hanno ripreso a esaminare il terreno attentametne, metro quadro dopo metro quadro, per identificare le bomblets inesplose e porvvedere alla loro distruzione.

La guerra sulle Montagne Nuba e sempre stata combattuta da Khartoum contro i civili piuttosto che contro il e movimento di liberazione. L'obiettivo delle azioni governative e di creare paura, insicurezza, e soprattutto fame fra la popolazione civile, cosi che quest'ultima si convinca ad andare nei "campi della pace" istituiti dal governo, notoriamente dei campi di concentramento.

Nei "campi della pace", come ampiamente documentato da African Rights di Londra, c'e in atto un genocidio culturale e genetico che mira a distruggere i Nuba cosi come sono oggi conosciuti, e come sono entrati nella leggenda della cultura africana, dell'arte, della fotografia e dell'antropologia.

Sradicati dalla loro ricca e diversificata cultura tradizionale, costretti a soppravvivere mendicando l'assistenza governativa invece che col proprio lavoro, i loro figli indottrinati dai fondamentalisti islamici e forzatamente arrualati come soldati governativi e mandati a combattere in zone a loro sconosciute del Sudan, le loro donne violentate e usate come seconde terze e quarte mogli dai soldati e dalla milizia islamica, i Nuba dei "campi della pace" non saranno piu' Nuba nel giro di pochi anni. La guerra civile sudanese e causata dal tentativo - comune a tutti i governi che si sono succeduti a Khartoum dal giorno dell'indipendenza, 1 gennaio 1956 - di imporre anche agli africani del Sud la "sharia" o legge islamica, la lingua araba e la religione musulmana. In questo modo il Nord vuole mantenere il controllo sulle enormi ricchezze - quelle conosciute e quelle potenziali - del Sud: i giacimenti petroliferi di Bentiu, il canale di Jonglei, le acque del Nilo e i terreni fertili che potrebbero sfamare meta' dell'attuale popolazione dell'Africa.

La resistenza contro l'oppressione culturale, religiosa ed economica del governo dei fondamentalisti islamici di Khartoum qui sui Monti Nuba e iniziata nel 1987, piu tardi che in altre parti del Sudan. Lo SPLA e' nato nel 1983, da una rivolta di militari del sud, riprendendo la richiesta di autoderteminazione per il sud che aveva guidato la prima ribellione sudanese, dal 1955 al 1972.

Da qunado la ribellione ha attecchito fra i Nuba tutte le montagne, sparse su una zona di circa 50,000 chilometri quadri con un milione e mezzo di abitanti, e rimasta quasi completamente isolata. Il movimento di liberazione controlla ormai piu della meta dell'area, con una popolazione di circa 300,000 persone, in continua crescita perche la gente riesce a filtrare dalle zone governative a quelle controllate dalla resistenza. Il governo proibisce a tutte le organizzazioni umanitarie, osservatori delle Nazioni Unite inclusi, di visitare la zona. Anche l'accesso alle guarnigioni governative e estremamente difficile, e quando viene concesso gli ospiti si muovono solo con scorta di polizia.

Avevo visitato le Montagne Nuba per la prima volta nell'agosto del 95, quando erano verdeggianti di un raccolto promettente, e i contadini erano occupati a sarchiare i vasti campi di arachidi, sesamo, mais, sorgo. Le ho viste poi in dicembre 95 quando mi sono fermato tra i Nuba per un mese, a raccolto quasi completo, con gli anziani seduti intorno all'ombra dei grandi manghi e i giovani, finalmente liberi dal duro lavoro dei campi, impegnati ad allenarsi nella lotta libera tradizionale. In aprile 96 son tornato a Teberi, a pochi giorni dalla ripresa della stagione delle piogge: delle capanne restavano in piedi solo i muri fatti con pietre a secco, anneriti, i tetti bruciati.

Bruciati erano anche i granai e il loro contenuto, strinate dal fuoco perfino le chiome dei grandi alberi, perche la paglia che era stata ammucchiata sotto essi per ritoccare i vecchi tetti e farne di nuovi era stata incendiata. Poche persone si aggiravano fra le macerie, cercando qualche cosa scampato al disastro: una zappa, un coltello, qualche seme. La desolazione di Teberi era il frutto di un attacco del governo di Khartoum avvenuto il precedente 24 marzo.

Un contingente dell'esercito del Governo fondamentalista islamico - 700 uomini e otto veicoli fuoristrada - sono usciti da Kadugli, e, quando i ribelli dello SPLA hanno cercato di fermali non hanno ingaggiato battaglia ma sono andati al loro vero obiettivo: distruggere villaggi e raccolti, per forzare la gente a cercar cibo e rifugio ne "campi della pace". Hanno anche dissacrato la piccola chiesa, rompendo a bastonate il crocefisso, saccheggiando il magazzino dove c'erano in deposito vestiti e medicine per i poveri fatti arrivare da Nairobi, e derrate locali, raccolte fra la gente stessa per aiutare gli anziani e ammalati. Dopo poche ore lo SPLA e riuscito a metterli in fuga e li ha inseguiti fino a Kadugli. Secondo il comandante dei ribelli, Yusuf Kuwa, non ci sono state vittime fra i civili perche lo SPLA aveva avuto tempo di farli evacuare poche ore prima, e ci sono stati 25 morti fra i governativi e 5 fra i ribelli. Noah Najib, trentenne capo di una comunita cristiana, mi mostro in aprile la sua casa distrutta.

Vicino c'era un granaio di creta a forma di enorme pentolone, 2 metri di diametro e altrettanti in altezza.

Conteneva tutto l'ultimo raccolto del nutrientissimo sesamo. "Quando son tornato e l'ho visto intatto - mi disse Noah - non credevo alla mia fortuna. Ma e stata una gioia di breve durata: presto mi sono accorto che i soldati governativi vi avevano orinato e defecato dopo aver rimosso il coperchio. Tutti gli altri raccolti - sorgo, mais, arachidi e fagioli - sono stati bruciati.

Sono riusciti a salvare solo alcuni capi di bestiame. Adesso sara molto difficile trovare sementi per seminare in tempo per la nuova stagione delle piogge. Abbiamo davanti a noi molti mesi di fame, prima di arrivare al prossimo raccolto di dicembre. Ma non ci arrendiamo. Non mi rifugero mai nei loro 'campi della pace'. I Nuba continueranno la lotta per la loro dignita".

Oggi Noah e ancora nel suo villaggio. A pochi passi dal vecchio granaio sta completandone due nuovi, por poter conservare l'abbondante raccolto di quest'anno.

Ancora a Teberi avevo trascorso quasi tutto il mese dello scorso giugno finche in luglio l'esercito di Khartoum aveva montato un'incursione allo scopo di disattivare la pista di atterraggio e catturare il piccolo gurppo di cui facevo parte. Fu allore che lo SPLA riusci a deviare la colonna militare su Debi, dove i governativi sono rimasti arroccati. Da Debi hanno bombardato l'aereo che era venuto a portarci al sicuro, non appena si era posato sulla pista.

Oggi dell'attacco dello scorso marzo e della battaglia di luglio non c'e' piu' traccia. Le capanne sono state ricostruite, i campi livellati, il nuovo raccolto e pronto per essere messo nei granai. I Nuba non si arrendono, sono determinati a sopravvivere ad un governo che li vuole eliminare. Solo il persistente, lontano, rombo dei cannoni e l'occasionale passaggio di un Antonov ricordano che siamo in zone di guerra. La notte di Natale a Teberi la gente, alla luce della luna piena, ha suonato i tamburi, ballato, cantato e gridato a pieni polmoni la loro determinazione a resistere.

Di fronte al tentativo di arabizzazione e islamizzazione forzata i Nuba hanno riscoperto non solo la loro identita culturale e religiosa, ma anche quella politica. In una straordinaria conferenza generale tenutasi nel momento piu forte della repressione di Khartoum, nel 1992. duecento delegati, per la piu parte civili, si sono ritrovati nel cuore delle montagne per discutere apertamente se confermare o ritirare al movimento di liberazione il mandato di continuare la guerra.

Non fu un esercizio propagandistico, fu un dibattito genuino con capi-villaggio e comandanti dello SPLA che per ore presentavano i diversi argomenti a favore o contro alla continuazione della guerra. La decisione finale fu di continuare la resistenza, decisione condivisa anche dai musulmani Nuba che non si riconoscono nel fanatismo di Khartoum. Da allora la resistenza e diventata sempre piu un fatto di popolo. Dice Philp Neroun, Nuba e responsabile del NRRDS (Nuba Relief, Rehabilitation and Development Society), l'associazione che coordina lo scarso intervento umanitario che filtra fino a qui: "Il governo di Khartoum cerca disperatemente di negare l'evidenza della resistenza Nuba. Viole sterminarci prima che il mondo capisca cosa sta succedendo e intervenga. Le cluster bombs sganciate su Lughi - probabilmente PTAB 1.5 AT di fabbricazione russa - testimoniano di questa volonta' di eliminarci con qualsiasi mezzo.

Le resistenza delle Montagne Nuba, anche se arrivata in ritardo, e' diventata un simbolo troppo pericoloso. Qui siamo nel nord del Sudan e la maggioranza della popolazione e' tradizionalmente musulmana. Khartoum non vuole ammettere che la guerriglia sia arrivata cosi a nord e che dei musulmani si ribellino contro un governo che si propone come campione del musulmanesimo." Viste dal cortile dei granai di Noah le negazioni di Khartoum, le elezioni dello scorso marzo e il "trattato di pace" firmato a Khartoum lo scorso dieci aprile fra il governo e due gruppi che si erano divisi dallo SPLA, tutti i successivi annunci governativi di gruppi o di eminenti uomini politici del Sud che hanno deciso di appoggiare il governo stesso - l'ultimo del 5 novembre ha annunciato il passaggio nel campo governativo anche di Philip Gaboush, prete anglicano e uomo politico Nubano - appaiono per quello che sono: un tentativo di gettar fumo negli occhi, di costruirsi una legittimita.

Ma i contadini di Teberi non hanno bisogno di studiare geopolitica per capire che il governo di Khartoum vuole il loro annientamento. I Nuba che languono nei campi delle pace sono ancora tra i piu fortunati. Non pochi, anche se le prove sono difficile da raccogliere, diventano schiavi. Il 29 ottobre scorso a Manyiel, circa 200 chilometri a sud delle Montagne Nuba, un team svizzero di attivisti in diritti umani ha riscattato 58 schiavi e documentato con interviste video e foto le tremende storie di sevizie sofferte da queste persone. I 58 erano stati catturati, insieme a circa altri 200 che sono ancora schiavi, in gennaio e febbraio dello scorso anno durante un'incursione delle Popular Defence Forces (le milizie islamiche organizzate dal governo), in un villaggio a circa 25 chilometri da Manyiel. Le loro storie parlano di punizioni fisiche, abusi sessuali, islamizzazzione forzata e fame, fame, tanta fame. Une giovane mamma, Amou Kawac, ha raccontato: "La milizia araba e' arrivata nel mio villaggio, Wotar Wol, una mattina del gennaio 1995, mentre ancora dormivo con i miei tre bambini. Abbiamo cercato di fuggire, ma siamo stati immediatamente circondati da Arabi a cavallo.

Siamo stai forzati a metterci in marcia, sotto la minaccia delle armi. Mio marito, cieco, fu abbandonato subito dopo la partenza. I razziatori mi hanno obbligata a portare sulla testa parte del loro bottino, mentre portavo anche il mio bambino piu' piccolo, Deng, sulla schiena. I miei due altri figli, Akok e Kawac dovevano segurmi a piedi. Entrambi sono morti di sete nel corso della lunga marcia verso Dogg, vicino a Saddama.

A Saddama Deng ed io siamo stati separati. Deng e' stato portato nella casa di Abdullah, colui che ci aveva preso, mentre io fui venduta ad un uomo chaimato Sama. Sama aveva gia' due mogli e mi uso' come concubina. Mi rese incinta di Achai, la mia bambina. Same ere crudele e ripeteve che Achai non valeva niente, meno di una piccola cagna. Sama mi picchiava, mentre le sue mogli mi facevano lavorare duramente, macinando il grano e andando al pozzo a prendere l'acqua, mentre loro oziavano. Sama mi diede il nome musulmano di Kaddija e mi obbligo' a pregare secondo il costume musulmano. Io cercai di resistere, ma loro mi picchiavano sempre piu' duramente, con bastoni di bambu. Un giorno, non potendone piu', fuggii finche' trovai una persona della mia tribu (Dinka) che mi porto' da un mercante Arabo.

Questo mercante mi compro' da Sama e mi mando' qui a Manyiel con un alro mercante. Sono qui da piu' di un mese, ma non posso tornare al villaggio perche' la mia famiglia non ha il denaro sufficiente per ricomprarmi dal mercante." Amouc Kawac e' stata ricomprata e liberata in cambio di circa 50.000 sterline sudanesi, il valore di due o tre mucche. Un prezzo molto alto, perche' i compratori erano ricchi stranieri. Ma nella stessa zona del Sudan si puo' comperare un bambino per 70 o 80 mila lire.

Varie associazioni internazionali - per inizitiva dell'associazione milanese AMANI - hanno rivolto un appello alle Nazioni Unite perche permetta alle organizzazioni di aiuti umanitari di entrare, con o senza il consenso di Khartoum, nei monti Nuba per soccorrere i civili vittime della guerra. In sostanza si chiede alla comunita internazionale di esercitare il "diritto di ingerenza umanitaria".

Tale diritto, rientra a pieno titolo nelle competenze delle Nazioni Unite, come e previsto dall'articolo 2 paragrafo 7 della Carta delle Nazioni Unite che autorizza la comunita internazionale ad intervenire negli affari domestici di uno stato sovrano in casi di grande gravita. Si tratta dell'ingerenza umanitari fondata sullo jus cogens, principio che prevale sulla sovranita nazionale quando vi sono situazioni di provate violazioni sistematiche di diritti umani tali da mettere in pericolo la sicurezza e la pace internazionali.

I Nuba sono decisi a resistere. Ma la comunita internazionale sembra non aver ancora preso atto della volonta del governo di Khartoum di eliminarli.

Renato Kizito Sesana






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