SUDAN - La spada e il corano

Breve presentazione del Sudan. Situazione geopolitica e cenni storici

di Giulio Albanese

Con un'estensione di circa 2.500.000 kmq, il Sudan è il Paese più vasto dell'Africa. I 25 milioni di persone che lo abitano sono suddivisi in 600 gruppi etnici che parlano oltre 100 lingue diverse. Mentre le regioni settentrionali sono di religione musulmana, gli abitanti del sud del Paese (circa il 30% della popolazione totale) sono animisti o cristiani. Dopo l’indipendenza, avvenuta nel 1956, si sono verificati in Sudan una serie di colpi di Stato che hanno sempre condotto al potere gruppi musulmani il cui comune obiettivo era l’islamizzazione totale del Paese, a dispetto dell'estrema diversità etnica, culturale e religiosa che lo caratterizza. A ciò va fatta risalire l'origine del conflitto che dal 1983 ad oggi ha insanguinato il Paese e portato morte, fame, distruzione e miseria a milioni di sudanesi. Le regioni meridionali del Sudan, infatti, non hanno mai accettato l'imposizione forzata del musulmanesimo da parte di Khartoum. Ma il governo integralista islamico non si da per vinto e sta usando tutti i mezzi per piegare la guerriglia organizzata, lo SPLA (l'esercito popolare di liberazione del Sudan) e riconquistare così l'intero Paese.

Dall'aiuto di reparti dell'esercito iraniano disposti a combattere la guerra per la causa del Corano, all'embargo alimentare alle popolazioni del sud, dalla tratta degli schiavi, alla tortura dei prigionieri...

Queste sono alcune delle strategie messe in atto dal regime fondamentalista sudanese per affermare la sharìa, la legge islamica.

Secondo i dati forniti dalle organizzazioni internazionali quali la Croce Rossa e l’UNICEF, tra gli otto e i dieci milioni di persone stanno morendo di fame nel Sudan meridionale e il numero è destinato a crescere in breve tempo se non si troverà una soluzione diplomatica a livello internazionale. In genere non è facile per i convogli umanitari raggiungere popolazioni affamate del sud, in quanto il governo sudanese considera quelle come zona di guerra. Dal marzo del 1992, quando cioè è regioni scattata una controffensiva governativa contro lo SPLA, si è innescato nel Sudan meridionale un vero e proprio esodo di vecchi, donne e bambini in direzione dei paesi limitrofi. Ciò ha comportato il formarsi di campi profughi che sotto l'egida dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono assistiti soprattutto dalla World Lutheran Federation e dalla Chiesa Cattolica in Kenya e Uganda.

La situazione è comunque tesa anche nel nord del Sudan.
Alla periferia di Khartoum vive circa un milione di persone fuggite dalla guerra che imperversa nel sud. Sono prevalente mente animisti e cristiani e sopravvivono in condizioni subumane ai margini del deserto. Per raggiungerli occorrono speciali visti del governo e questo rende difficile l'assistenza da parte delle agenzie umanitarie.

Per quanto concerne le prospettive di pace, gli analisti di questioni sudanesi sono abbastanza cauti, Certamente, il fatto che sia stata ricomposta ai primi dell'anno la frattura all'interno dello SPLA, fa ben sperare. Solo attraverso il recupero dell'unità all’interno del movimento di guerriglia sarà possibile ipotizzare un negoziato di pace tra nord e sud Sudan.

Cenni storici

1958: colpo di stato militare il 17 novembre. 1964: il 30 ottobre si insedia un governo civile. 1169: il 25 maggio con un colpo di stato militare il colonnello Gaafar Niemeri proclama la repubblica democratica del Sudan: 1972: con l'accordo di Addis Abeba del 26 febbraio Nimeiri tenta la riconciliazione tra nord e sud costituendo un partito unico per eliminare le divisioni tribali. 1976: il 15 Luglio viene stipulato un patto di difesa comune con l’Egitto. 1983: le pressioni della Setta dei fratelli Musulmani con a capo l'eminenza grigia del regime, Hassan el Tourabi, induce Niemeri a introdurre su tutto il territorio la legge coranica (Sharìa) 1'8 settembre. Al sud nel frattempo insorge lo SPLA (Esercito di liberazione popolare del Sudan) guidato da John Garang con l'intento di creare uno stato laico senza discriminazioni etniche e religiose tra i cittadini. 1985: il 6 aprile Niemeri viene rovesciato dal generale Sewar el Dahab che instaura un sistema politico multipartitico. 1986:dopo le libere elezioni di aprile, diventa primo ministro Sadek el Mahdi del partito dell'Umma di tendenza islamico-moderata filoccidentale. 1988: il 16 novembre il governo e lo SPLA firmano una tregua ad Addis Abeba.

Nel frattempo una terribile carestia induce due milioni di persone a lasciare il Sudan meridionale per trovare scampo al nord. 1989. il generale Omar el Beshir, fondamentalista islamico, prende il potere il 30 giugno. Viene sospesa la costituzione e vengono aboliti i partiti. Il governo riesce a mantenere il potere solo attraverso una feroce repressione mentre fame e carestia attanagliano il paese. 1990: dal 6 agosto al 21 ottobre si svolge una conferenza sull'avvenire politico del Sudan. 1991: in dicembre il presidente iraniano Hashemi Rafsanjani firma a Khartoum un accordo di cooperazione militare con il governo sudanese.

1992: iniziano de contrasti ai vertici dello SPLA che determinano una spaccatura all'interno del movimento di guerriglia. In marzo viene sferrata una controffensiva da parte dell'esercito governativo nelle regioni meridionali. Vengono così riconquistati in pochi mesi importanti centri strategici fino ad allora nelle mani dello SPLA (es.: Torit, Kapoeta...). Il 26 aprile dello stesso anno iniziano ad Abuja i colloqui di pace tra governo e SPLA. Purtroppo vengono interrotti il 3 giugno. 1993: il Papa visita Khartoum. Inoltre riprendono i colloqui di pace ad Abuja, Nairobi e Kampala, ma senza successo. Il 22 ottobre gli Stati Uniti tentano di ricomporre la frattura all'interno dello SPLA invitando alla firma di un accordo John Garang e Riak Machar. Falliscono, ma le prospettive per un accordo diventano sempre più consistenti. 1994: in gennaio viene firmato l'accordo tra le fazioni dello SPLA..





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