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N.1 - Marzo 1998

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Zimbabwe

La gente ha paura degli ospedali

di Patrick Chapita

Sempre più persone in Zimbabwe stanno perdendo fiducia nelle istituzioni sanitarie governative. Questo nonostante il fatto che la politica ufficiale del governo incoraggi l'assistenza a tutti i cittadini. Il nostro corrispondente da questo stato dell'Africa del sud offre la sua spiegazione.

La politica ufficiale del governo dello Zimbabwe è di incoraggiare la fornitura di cure mediche a tutti i cittadini che però è rimasta ampiamente inattuata, poiché una combinazione di avidità, intimidazione e indifferenza verso il lavoro e i pazienti di una parte del personale sanitario è risultata in una notevole degenerazione dei servizi medici negli ospedali pubblici.

Pare che alcuni medici, sia indigeni che stranieri, in alcuni ospedali governativi, si presentino in servizio soltanto quando ne hanno voglia. Non rispondono mai alle chiamate quando gli viene richiesto di assistere in casi di emergenza. Passano la maggior parte del loro tempo a seguire i loro affari personali.

Anche le infermiere mostrano un interesse scarso o nullo nel loro lavoro, forse a causa dello schiacciante carico di lavoro. Dilagano i casi di maltrattamento dei pazienti da parte di medici e infermiere, e i poveri e gli analfabeti sono le prime vittime.
Il Ministro per le Sanità e la Tutela dei Minori, Dott. Timothy Stamps, ha delle difficoltà a spiegare il deterioramento dei servizi sanitari in alcuni ospedali governativi e dice che è diventato motivo di grave preoccupazione per il suo Ministero e per la gente dello Zimbabwe. E' accaduto che mentre il governo investiva più soldi per migliorare e provvedere servizi sanitari, delle persone tendevano a minare questo sforzo.

"Il comportamento di chi lascia i pazienti incustoditi per seguire i propri affari personali non favorisce le persone che sono nella professione medica," dice Stamps. "La gente ora sta perdendo fiducia nella possibilità di utilizzare questi servizi sanitari pubblici. I pazienti adesso invece preferiscono morire a casa, senza nemmeno cercare di curarsi in ospedale."

Un caso esemplare è quello di un medico straniero che lavora al policlinico di Gwanda, a circa seicento chilometri a sudest di Harare. Il giornale locale, Indonsakusa, ha recentemente riportato che il dottore era stato chiamato per assistere un paziente che era stato morso da un cobra nero. Non si è presentato perché stava guardando un incontro di calcio internazionale tra lo Zimbabwe e la Namibia. Il paziente è morto.

"In effetti, i nostri policlinici sono diventati delle trappole mortali," dice Alex Mungoro, un parente dell'uomo morto per il morso del serpente. "Ho tentato di chiedere all'infermiera addetta perché l'uomo fosse morto quando lo avevamo portato in ospedale per tempo, avendo preso ogni precauzione per impedire il flusso del sangue avvelenato, ma l'infermiera mi si è rivolta dicendomi che lei (l'infermiera) era quella che avrebbe dovuto porre simili domande, essendo stato io a portare il paziente."
"Mi sono sentito come se mi avesse dato dell'assassino," ha spiegato Mungoro. "Queste persone sono così insensibili."
Per le donne, in molte parti dello Zimbabwe, andare alle cliniche o agli ospedali locali è diventato un travaglio e una tribolazione.
Commentando lo stesso problema, una donna di Harare, Pauline Chikwizo, notava: "Non chiedo mai ai dottori o all'infermiera dell'ospedale governativo cosa mi affliga. Ho molta paura. Prendo soltanto la medicina che mi danno e me ne vado in fretta."

Aggiunge: "Le infermiere sono molto maleducate, e così danno alla gente l'impressione di stare meglio se ci affidiamo ai guaritori tradizionali. Nonostante questi centri sanitari pubblici abbiano avvisi affissi ai muri in cui si chiede ai pazienti di denunciare gli abusi alla caposala o al soprintendente dell'ospedale, molte persone non lo fanno perchè temono ritorsioni.
"Gli avvisi ci sono ma non abbiamo fiducia nel fatto che il soprintendente o la caposala possano punire i colpevoli. E' invece probabile che colui che denuncia subisca ritorsioni e non possa mai più fare uso dell'ospedale.

Molti pazienti adesso preferiscono le istituzioni mediche private perchè sono più accoglienti. Altri fanno ricorso ai guaritori tradizionali le cui tariffe sono molto basse.

"Non c'è niente che possiamo fare. La gente non può andare in una 'trappola mortale' coscientemente. E' meglio morire a casa", ha detto Chikwizo. Sembra però che ci sia una luce in fondo al tunnel per i pazienti poveri, poiché alcune Organizzazioni Non Governative locali come Christian Care si sono assunte il compito di fare da ponte tra i lavoratori sanitari e il pubblico. In laboratori tenuti in diverse parti del paese, hanno cercato di sensibilizzare i lavoratori sanitari alle condizioni degli utenti sofferenti.

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