ZimbabweLa gente ha paura degli ospedalidi Patrick Chapita
La politica ufficiale del governo dello Zimbabwe è di incoraggiare la fornitura di cure mediche a tutti i cittadini che però è rimasta ampiamente inattuata, poiché una combinazione di avidità, intimidazione e indifferenza verso il lavoro e i pazienti di una parte del personale sanitario è risultata in una notevole degenerazione dei servizi medici negli ospedali pubblici. Pare che alcuni medici, sia indigeni che stranieri, in alcuni ospedali governativi, si presentino in servizio soltanto quando ne hanno voglia. Non rispondono mai alle chiamate quando gli viene richiesto di assistere in casi di emergenza. Passano la maggior parte del loro tempo a seguire i loro affari personali.
Anche le infermiere mostrano un interesse scarso o nullo nel loro lavoro, forse a causa dello schiacciante carico di lavoro. Dilagano i casi di maltrattamento dei pazienti da parte di medici e infermiere, e i poveri e gli analfabeti sono le prime vittime. "Il comportamento di chi lascia i pazienti incustoditi per seguire i propri affari personali non favorisce le persone che sono nella professione medica," dice Stamps. "La gente ora sta perdendo fiducia nella possibilità di utilizzare questi servizi sanitari pubblici. I pazienti adesso invece preferiscono morire a casa, senza nemmeno cercare di curarsi in ospedale." Un caso esemplare è quello di un medico straniero che lavora al policlinico di Gwanda, a circa seicento chilometri a sudest di Harare. Il giornale locale, Indonsakusa, ha recentemente riportato che il dottore era stato chiamato per assistere un paziente che era stato morso da un cobra nero. Non si è presentato perché stava guardando un incontro di calcio internazionale tra lo Zimbabwe e la Namibia. Il paziente è morto.
"In effetti, i nostri policlinici sono diventati delle trappole mortali," dice Alex Mungoro, un parente dell'uomo morto per il morso del serpente. "Ho tentato di chiedere all'infermiera addetta perché l'uomo fosse morto quando lo avevamo portato in ospedale per tempo, avendo preso ogni precauzione per impedire il flusso del sangue avvelenato, ma l'infermiera mi si è rivolta dicendomi che lei (l'infermiera) era quella che avrebbe dovuto porre simili domande, essendo stato io a portare il paziente."
Aggiunge: "Le infermiere sono molto maleducate, e così danno alla gente l'impressione di stare meglio se ci affidiamo ai guaritori tradizionali. Nonostante questi centri sanitari pubblici abbiano avvisi affissi ai muri in cui si chiede ai pazienti di denunciare gli abusi alla caposala o al soprintendente dell'ospedale, molte persone non lo fanno perchè temono ritorsioni. Molti pazienti adesso preferiscono le istituzioni mediche private perchè sono più accoglienti. Altri fanno ricorso ai guaritori tradizionali le cui tariffe sono molto basse. "Non c'è niente che possiamo fare. La gente non può andare in una 'trappola mortale' coscientemente. E' meglio morire a casa", ha detto Chikwizo. Sembra però che ci sia una luce in fondo al tunnel per i pazienti poveri, poiché alcune Organizzazioni Non Governative locali come Christian Care si sono assunte il compito di fare da ponte tra i lavoratori sanitari e il pubblico. In laboratori tenuti in diverse parti del paese, hanno cercato di sensibilizzare i lavoratori sanitari alle condizioni degli utenti sofferenti.
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