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N.45 - Febbraio 2002

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Zambia

C'era una volta il rispetto per i vecchi

Di Benedict Tembo e Newton Sibanda

Tradizionalmente, in Zambia, come pure in molti altri paesi africani, ci si è sempre presi cura dei vecchi. Molti considerano gli anziani portatori di saggezza, custodi dei valori sociali, della cultura e della tradizione. Ma, giorno per giorno, la condizione degli anziani in questo Paese si sta deteriorando. Stanno diventando rapidamente degli emarginati.

Negli ultimi anni in Zambia i vecchi si sono venuti a trovare sempre più a mal partito, soprattutto a causa del peggiorare della situazione socio-economica e della mancanza di misure politiche e legislative necessarie per venire incontro ai "cittadini anziani" del Paese. A causa di questi ed altri fattori gli anziani vengono maltrattati sul piano fisico, economico e mentale, quando non sono addirittura abbandonati a se stessi, soprattutto dai loro figli. Certa gente arriva a picchiare i propri vecchi genitori per motivi da niente, li chiude in casa, li minaccia, li intimorisce e li insulta, accusandoli a volte di stregoneria. Non mancano neanche quelli che arrivano al punto di pretendere una parte della pensione dei loro genitori.

Quando vengono fatti oggetto direttamente di abusi, questi vecchi disgraziati hanno spesso una minima possibilità di far ricorso alla giustizia o perfino di ricevere assistenza medica o altro genere di aiuto. Alfred Zulu, studioso e attivista dei diritti umani, fa notare che lo Zambia non possiede, all'interno del proprio corpo legislativo, alcuna disposizione internazionalmente riconosciuta atta a promuovere o proteggere i diritti e il benessere dei suoi cittadini anziani .

Le Nazioni Unite hanno elaborato convenzioni internazionali e regionali, trattati e codici di condotta per proteggere e migliorare la condizione degli anziani. Alcuni di questi sono per esempio: la Convenzione Europea sulla Protezione dei Fondamentali Diritti Umani, del 1950; la Carta Africana dei Diritti di Uomini e Popoli, del 1981; il Trattato di San Josè di Costarica del 1969. Lo stesso Zulu aggiunge che in Zambia gli anziani non sono protetti o assistiti da alcun provvedimento governativo o quadro legislativo consono ed adeguato ai loro bisogni. Il Paese inoltre non ha firmato o ratificato le convenzioni o i trattati delle Nazioni Unite concernenti i diritti delle persone anziane.

Ciò significa che le persone anziane non possono avere accesso e tantomeno godere dei privilegi che proprio a loro dovrebbero essere riservati. Ma, neppure contare sulla protezione universalmente garantita dalle norme sui diritti umani nei casi più disparati in cui hanno diritto di essere soccorsi, trovandosi in una condizione di svantaggio. Queste persone finiscono perciò gravemente discriminate, rese disumane, traumatizzate, isolate e completamente "vinte"; nella maggior parte dei casi abbandonate dallo Stato e dalla società.

Intanto il loro numero cresce rapidamente. Nel '90 c'erano 216.196 zambiani con più di 65 anni. Questo numero è destinato a più che raddoppiarsi per il 2025, secondo il rapporto demografico del 1997, intitolato "Caratteristiche Demografiche, Assistenza e Sostegno agli Anziani in Zambia," redatto dal Dr. Martin Kamwengo, docente di gerontologia all'Università dello Zambia. Il professore prevede che nel 2050 si arrivi addirittura a sette volte il numero del 1990, raggiungendo la ragguardevole cifra di quasi 1.500.000 di persone anziane. Egli attribuisce questo incremento a una diminuzione del numero delle nascite, a migliori condizioni di assistenza sanitaria di base e a una lieve diminuzione della mortalità.

Tutto ciò comporta naturalmente delle implicazioni per le casse dello Stato, dal momento che anche il numero degli anziani che chiede assistenza agli Uffici Distrettuali di Assistenza Sociale è in continuo aumento. Nel 1993 gli anziani erano il 14% dei beneficiari del servizio di assistenza sociale del paese. Nel 1995 sono diventati il 20%. Kamwengo e Zulu ritengono che per far fronte all'incombente crisi causata da questo imponente aumento della popolazione anziana sia assolutamente necessario mettere immediatamente mano a una riforma costituzionale complessiva. Una revisione generale della normativa che consenta di garantire specificatamente i diritti economici, sociali, culturali, politici e civili degli anziani dello Zambia.

Kamwengo si compiace del fatto che l'Organizzazione dell'Unità Africana (OAU) abbia già sviluppato un quadro normativo ed un piano d'azione per gli anziani che i suoi Capi di Stato dovrebbero approvare quest'anno e sulla scorta del quale i governi nazionali saranno incoraggiati a costruire le proprie specifiche politiche di assistenza agli anziani. Tre paesi africani, Mauritius, Uganda, e Rwanda, hanno già fatto riferimento alla bozza quadro dell'OAU nel mettere mano allo sviluppo della loro politica d'intervento, spiega Kamwengo.

In Zambia i diritti politici e civili degli anziani dovrebbero essere fatti rientrare nella Legge dei Diritti, la sezione della Costituzione che garantisce i diritti fondamentali, la libertà dei cittadini e stabilisce quali diritti siano adducibili a difesa in tribunale. Un provvedimento questo che permetterebbe alle persone anziane di godere dei diritti fondamentali e della libertà in misura uguale a tutti gli altri individui e cittadini del paese. Già oggi, comunque, il governo zambiano afferma in modo altisonante di riconoscere i diritti degli anziani e, a sentire il suo portavoce, Lavu Mulimba: "La Commissione Permanente per i Diritti Umani dichiara che, in ogni caso e circostanza, tutte le persone anziane sono da considerarsi esseri umani e come tali aventi titolo a godere di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali garantite a chiunque, senza impedimenti o discriminazioni."

Attualmente il governo zambiano si occupa degli anziani utilizzando lo strumento dell'Assistenza Pubblica Sociale cui è demandato il compito di occuparsi degli emarginati, la categoria in cui gli anziani sono stati inseriti senza alcuna distinzione. Kamwengo spiega che anche lo Zambia avrebbe bisogno invece di programmi e strutture specifiche per venire incontro ai bisogni e ai problemi degli anziani. Nella situazione attuale infatti chi si prende maggiormente cura di queste gente è la famiglia estesa, anche se gli anziani stessi si aiutano fra di loro e il governo e le istituzioni caritatevoli fanno qualcosa.

Le case per anziani private sono naturalmente ben gestite e fatte funzionare molto meglio degli ospizi per vecchi dello Stato, che non hanno ricevuto per lungo tempo le risorse necessarie per il loro adeguato mantenimento. La quantità e la varietà di cibo, così come pure il numero dei pasti disponibili per i ricoverati, sono più limitati negli ospizi statali piuttosto che non nelle case di riposo private. D'altronde si deve considerare che in ogni caso la qualità del cibo, dell'alloggio e il trattamento generale degli anziani sono più accettabili nelle case di riposo, private o statali che siano, piuttosto che non nella comunità, nei villaggi. D'altra parte però solo la comunità riesce a fornire l'insostituibile calore umano e svariate attività ricreative essenziali per gli anziani che ne hanno tanto bisogno.

Secondo Kamwengo, che ha partecipato alla preparazione del documento sugli anziani dell'OAU, buona parte del personale di assistenza sociale che lavora sia in comunità che nelle case di riposo non ha la necessaria preparazione per lavorare efficacemente con gli anziani indigenti. Con questo egli intende la capacità di consigliare, di rapportarsi, la conoscenza dei bisogni, delle richieste e delle aspettative degli anziani. Ed afferma:" La famiglia estesa si sta indebolendo e ne risulta che le donne anziane senza figli e senza sostegno vengono emarginate e relegate in aree e villaggi dove vivono altri parenti." In queste condizioni nessuno provvede in modo adeguato alla salute, l'alimentazione, l'alloggio, il vestiario e l'assistenza religiosa di questa gente anziana e si avverte perciò più che mai, di questi tempi, un gran bisogno di soluzioni nuove per garantire un'assistenza adeguata a questi poveri vecchi.

In Zambia gli anziani hanno diritto all'assistenza medica gratuita quando raggiungono i 65 anni. Ma, molti di loro vivono troppo lontano dagli ospedali e non riescono ad arrivarci per farsi curare, oppure non possono neanche andare alla chiesa che è troppo lontana per loro che non hanno i soldi per il trasporto. Fra le altre cause che impediscono a molti anziani di ricevere servizi adeguati dal sistema sanitario nazionale ci sono la scarsa qualità delle prestazioni ospedaliere, aggravata dalla scarsità di medicine; strutture malandate e pericolose sia per i pazienti che per il personale sanitario; un atteggiamento negativo verso gli anziani da parte del personale di molti ospedali dove si preferisce dare la precedenza ai pazienti più giovani e redditizi; ed infine la mancanza di denaro per spostarsi dal villaggio all'ospedale e comprare le medicine. Kamwengo cita anche la mancanza di protesi dentarie, apparecchi acustici, stampelle e carrozzelle. Aggiungendo che mancano anche delle possibili utili alternative come le erbe tradizionali curative e di auto medicazione che risulterebbero molto utili nel far evitare agli anziani il ricorso agli ospedali governativi.

L'avvento dell'AIDS ha aumentato ancora di più la pressione sui vecchi. Dal momento che sempre più figli adulti si ammalano o muoiono di AIDS i genitori anziani si devono sobbarcare nuovi ruoli, responsabilità e relazioni. Sono costretti a guadagnare a ogni costo, facendo i guardiani, prestando cure infermieristiche, pur di assistere in tutti i modi i figli malati. Intanto le morti per AIDS stanno rapidamente aumentando: erano 25.000 nel '90 e ci si aspetta arrivino a 211.000 nel 2010 su una popolazione di 9 milioni di abitanti.

Sempre Kamwengo spiega che ci sono molti stereotipi che affliggono la gente anziana sola. Si tratta di credenze di vario tipo. Per esempio che la gente coi capelli bianchi faccia fatica a sentire e si debba gridare per farsi ascoltare, che gli anziani siano sostanzialmente dei malati che hanno bisogno di continua assistenza, che versino comunque in condizioni di vita miserande, che non abbiano più interesse e non possano in ogni caso avere una vita sessuale. A causa della " occidentalizzazione " spinta alcuni pensano che gli anziani siano gente totalmente tagliata fuori, senza ormai più niente da offrire alla società. Tutti questi pregiudizi non hanno alcun fondamento, ma prendono molto piede fra molti zambiani e perfino l'evidenza scientifica non è riuscita ad eliminarli, insieme ai comportamenti negativi che li accompagnano.

Nonostante tutti questi aspetti negativi, i vecchi zambiani sono determinati a migliorare la loro condizione. Molti di loro trovano qualche lavoretto quando vanno in pensione, anche perché i pensionati, specialmente gli ex dipendenti statali, sono costretti ad aspettare a lungo prima che l'amministrazione riesca ad erogargli la pensione. Molti di loro, dopo aver lasciato l'impiego, sono stati ridotti in miseria dalla lunga attesa, specialmente coloro che non erano dotati di inventiva e iniziativa imprenditoriale.

I pensionati sono assoggettati ad un'attesa " lunga e disumana", dice uno di loro, Frank Munalula di Lusaka. La mancanza di una pensione sociale, l'erogazione spaventosamente in ritardo, le pensioni stesse quanto mai modeste fanno sì che gran parte dei vecchi goda di entrate indecorose o addirittura inesistenti. Ed ancor peggio, mentre l'età di pensionamento è di 55 anni, si ha diritto all'erogazione gratuita dei servizi medici solo dai 65, con il risultato che i pensionati devono lottare per pagarsi l'assistenza sanitaria per ben 10 anni.

Come si è detto, la tradizione culturale zambiana ha sempre protetto e sostenuto gli anziani. E, nonostante l'occidentalizzazione che imperversa nel Paese, c'è ancora tanta gente che si comporta in modo tradizionale con le persone anziane, facendosi carico dei loro bisogni ed assecondando i loro desideri, rispettando il loro diritto alla vita. Questo ha fatto nascere un certo numero di gruppi ed individui che lotta per migliorare, nel suo complesso, la vita della popolazione anziana del Paese.

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