Il primo numero di Africanews in lingua italiana apparve nel marzo 1998 e quindi con quello del marzo 2002 entriamo nel quinto anno di vita. Il caso ha voluto che per questa felice circostanza tutti gli articoli riguardassero un problema fondamentale nella vita di ogni paese: i media cioè stampa, TV e radio. Ne sappiamo qualcosa anche noi in Italia dove viviamo una situazione anomala, per usare un eufemismo, con un capo del governo proprietario di reti televisive e giornali. I nostri articoli riguardano i molti aspetti del giornalismo africano.
I lettori africani potenziali sarebbero moltissimi ma come è facile comprendere, le 800/100 lire o 40/50 euro del prezzo, vengono giustamente impiegate, quando ci sono, per comprare qualcosa da mangiare. Le città africane pullulano di strilloni e in molti casi sono costretti a far leggere agli amici il giornale che viene restituito ordinatamente piegato e pronto per la vendita. Magari a fine mese l'amico scroccone gli farà un regalino. A Kinshasa, capitale della repubblica democratica del Congo, li chiamano abbonati invisibili. Si tratta di gruppetti di persone che in circolo davanti alle edicole si leggono i giornali esposti.
La situazione economica dell'ex-Zaire è fra le più degradate del continente: le guerre e le violenze hanno prostrato una nazione già dissanguata da Mobutu. Le tirature in questo paese raggiungono a malapena le 3/4 mila copie. Le riviste, soprattutto quelle religiose ma che affrontano temi sociali, vengono passate di mano in mano e vengono così lette da decine di persone. In altri paesi invece ci sono giornali che hanno tirature di 200 o 300 mila copie: è il caso del Nation stampato a Nairobi.
In ogni caso si può affermare che il grande mezzo di comunicazione africano sia la radio. Per loro fortuna o sfortuna, vastissime zone del continente non vengono raggiunte dalla televisione ma la vecchia e cara radio può essere ascoltata praticamente ovunque. Ci sono programmi radio che addirittura sostituiscono i maestri, nel senso che trasmettono lezioni per bambini delle elementari al cui paese il maestro non può arrivare. Ci sono, purtroppo, anche radio che seminano odio e violenza. Tristemente famosa è rimasta quella rwandese delle "Mille colline" che incitava gli hutu a massacrare i tutsi nel genocidio del 1994.
Come in ogni parte del mondo ci sono giornalisti-eroi e giornalisti venduti al miglior offerente. Purtroppo l'elenco dei paesi in cui rappresentanti della stampa sono stati o sono in prigione troppo a lungo. Non parliamo poi del sequestro di un numero di quotidiano o di periodico che è troppo frequente anche in paesi definiti democratici. A volte il potere esagera e sottovaluta la reattività della gente. Uno di questi casi riguarda il Burkina Faso dove venne assassinato un noto giornalista, Norbert Zongo, e praticamente ci fu una sollevazione di massa repressa dall'esercito con morti e feriti. Ancora oggi, a distanza di quattro anni l'opposizione non cede e chiede un'inchiesta.
Per dare un'idea di come bisogna stare attenti nel valutare certe situazioni in questo immenso continente prendiamo l'articolo della Zambia. L'abbiamo titolato "Colonizzatori anche in TV". E sarebbe un titolo che si potrebbe adattare anche all'Italia e agli altri paesi europei, visto che le fiction made in Usa stravincono il confronto con le produzioni locali. Quindi la Zambia non fa che allinearsi al trend mondiale. Ma ecco un caso opposto nella stessa Africa. Nei giorni scorsi abbiamo letto su un settimanale di un incredibile exploit dell'industria cinematografica nigeriana. Nel 2001 ha prodotto 600 video che hanno tolto il mercato alla produzione Usa. Video casalinghi con qualche lacrima, buoni sentimenti e lieto fine. Ora l'80% del mercato è in mano loro e buona parte viene esportato.
A volte l'Africa dimostra di possedere risorse inpensabili.
Africanews staff