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N.50 Luglio-Agosto

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Zimbabwe

Studieranno solo i figli dei ricchi

Di Rodrick Mukumbira

I genitori zimbabweani, alle prese con un’inflazione da capogiro, e, come se non bastasse, con i devastanti effetti della siccità, trovano sempre più difficile mandare i loro figli a scuola perché il costo delle rette e delle divise regolarmente è andato alle stelle. Solo i benestanti possono permetterselo.

Sono le 4 del pomeriggio. Uno sciame ininterrotto di studenti vocianti delle medie diretto a casa passa davanti alla bancarella di Kundai Makumbe, posta sull’angolo della strada. A 15 anni, Makumbe dovrebbe essere uno di quegli studenti che frequentano la media di questo popoloso quartiere periferico di Bulawayo, la seconda città dello Zimbabwe. Ma, invece di trovarsi in classe con i suoi vecchi compagni, sta lì a vendere loro caramelle e gomme da masticare, avendo dovuto abbandonare la scuola due anni fa perché il padre ha perso il lavoro.

Makumbe ci spiega: " La prima cosa che ha fatto mio padre dopo essere stato licenziato è stata quella di dirmi che ero abbastanza grande da potermi arrangiare e, non sapendo fare niente, non avendo una professione, questa è stata l’unica cosa che potevo fare. Perlomeno sono capace di contare e calcolare i resti." Makumbe non è che uno delle migliaia di studenti caduti vittima di un governo che si è ormai scaricato della responsabilità di provvedere un’istruzione di base, una volta che è rimasto senza risorse per le disperate condizioni in cui versa l’economia nazionale.

Il presidente Mugabe, 79 anni e al potere da più di venti, dopo le elezioni di marzo, che, a detta degli analisti ha vinto con la frode, non gode più della fiducia degli investitori sia locali che stranieri. Se a questo si aggiunge l’imperversare di una tremenda siccità, si capisce perché i ragazzi, in numero sempre più impressionante, devono lasciare la scuola in quanto i loro genitori non ce la fanno più a mantenerli, trovandosi spesso senza lavoro. Portato una volta ad esempio dalla comunità internazionale come il paese che provvedeva la miglior istruzione pubblica di tutta l’Africa meridionale, lo Zimbabwe si trova ora in gravissime difficoltà, anche solo a riuscire a mantenersi sui livelli minimi mondiali.

Si stima che lo Zimbabwe abbia circa 13 milioni di abitanti, il 55% dei quali in età scolare. Ma, fin dall’introduzione delle riforme economiche nel ’91, le famiglie zimbabweane fanno una gran fatica a provvedere ai loro figli un’istruzione di base. Con l’inflazione che galoppa al 116% il costo dell’istruzione, così come quello di ogni altro bene o servizio essenziale, non è sfuggito agli effetti devastanti di politiche economiche sbagliate.

Quando, dopo che il paese aveva ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nell’80, lo ZANU-PF (Zimbabwe African National Union- Patriotic Front) andò al potere con Mugabe Presidente, nella lista delle cose da fare prioritariamente c’era l’encomiabile obiettivo di rendere l’istruzione accessibile a tutti. Con una decisione allora assai ben accolta da osservatori locali e stranieri, il nuovo governo garantì l’istruzione di base gratuita, offrendo agli studenti bisognosi dei corsi superiori sussidi per il pagamento delle rette; si trattava di un meritevole sforzo per assicurare a tutti coloro che avevano sofferto le conseguenze di 13 anni di guerra civile l’opportunità di ricevere un’istruzione adeguata.

I risultati raggiunti in questo periodo nel settore dell’istruzione sono spesso ricordati ancora adesso dai funzionari dello ZANU-PF, che non esitano a riempirsene la bocca. Il Presidente Mugabe stesso, nei comizi elettorali preparatori delle elezioni di marzo, ha continuamente sottolineato i successi che il suo governo ha ottenuto in questo ambito. A sentir lui, il governo ha ereditato 424 scuole elementari e 121 superiori di cui solo 19 erano in grado di offrire corsi avanzati e di buon livello. Nel ’90, dopo 10 anni del suo governo, secondo il Presidente, lo Zimbabwe poteva già contare su 2,751 scuole elementari e 4,200 superiori, di cui 170 di alto livello qualitativo. L’UNICEF, d’altronde, conferma che in quel periodo i livelli di alfabetismo salirono vertiginosamente dal 30 al 95%.

Ma, ecco ora i dati del crollo cui è andato incontro lo Zimbabwe. Il rapporto UNICEF sulla Condizione dei Bambini del Mondo 2001 afferma che, proprio nel paese che aveva ottenuto i migliori risultati di alfabetizzazione di tutta l’Africa Sub-Sahariana, ci troviamo oggi di fronte a un 39% di ragazzi e a un 45% di ragazze che dovrebbe frequentare le superiori e non lo fa, rimanendo fuori dalla scuola , avendo il 30% di loro abbandonato dopo la settima classe.

I bei tempi sono purtroppo passati e gli zimbabweani devono ora sborsare sempre più soldi per l’istruzione dei loro figli. Mentre la scuola elementare è ancora abbordabile, medie e superiori costano ormai migliaia di dollari (zimbabweani) al trimestre. Alle elementari si pagano circa 150 Z$ (3 US$) di retta al trimestre, ma, ovviamente, questo non include divise, libri e cancelleria. Alle superiori la situazione è diversa, a seconda che si tratti di scuole private o statali; le tasse scolastiche, che s’aggirano intorno ai Z$ 1,300 (23 US$) non variano molto, ma la differenza può essere sensibile nella retta, in cui compaiono diverse altre voci estremamente variabili.

Le rette delle scuole statali e private attualmente vanno dagli 8,000 (150 US$) ai 40,000 (800 US$) dollari zimbabweani. Si consideri che la paga mensile media di un operaio non supera di molto il salario minimo fissato a Z$ 4,000 (77 US$). Una somma che generalmente non basta neanche per far tirare la fine del mese alla famiglia e pagare l’affitto, ragion per cui molta gente fa debiti su debiti per pagare le rette scolastiche trimestrali.

Nel periodo precedente all’introduzione delle riforme economiche strutturali (imposte al governo da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale), la maggior parte delle scuole non faceva pagare altro che le tasse scolastiche o poco più, in quanto le rette erano fortemente sussidiate dal governo. Ora, ciò non accade più e il costo dell’istruzione è andato inevitabilmente alle stelle.

A livello nazionale le statistiche riguardanti il numero dei ragazzi che abbandona la scuola superiore non sono disponibili, ma i dati contenuti in documenti prodotti da vari autori e da organizzazioni indipendenti sono allarmanti. Per esempio, Misheck Chirimo, preside della scuola superiore Nketa a Bulawayo, spiega che già alla fine del primo trimestre ben 66 dei suoi studenti, su un totale di 1,400 iscritti, ha abbandonato la scuola come effetto indiretto della chiusura di fabbriche e società da porsi in relazione col clima d’incertezza generatosi dopo le elezioni del marzo scorso. Il preside ha aggiunto che molti altri abbandoneranno, già nel corso del secondo trimestre che è iniziato il 2 maggio, dopo 30 giorni di vacanza. A suo modo di vedere il dato che ci ha fornito è purtroppo distorto, per difetto, riguardando solo l’inizio, la prima parte dell’anno scolastico.

Come se le rette non bastassero, i genitori devono trovare altri soldi, anche per le divise scolastiche. Mentre il governo è riuscito in qualche modo a controllare l’esplosione dei prezzi di altri articoli e beni essenziali, specialmente alimentari, il costo delle divise è andato liberamente alle stelle. Il Consiglio dei Consumatori dello Zimbabwe rileva che il prezzo delle divise scolastiche è aumentato d’oltre il 200% nel corso degli ultimi due anni. Il costo medio di una divisa completa per uno studente delle superiori pubbliche si aggira ormai intorno alla stratosferica cifra di 12,000 dollari zimbabweani (218 US$), mentre alle private il costo è ancora maggiore, perché è prevista una dotazione di più divise, per le diverse stagioni dell’anno.

I genitori in difficoltà hanno denunciato apertamente il fatto che il costo esorbitante dell’istruzione superiore minaccia i loro sforzi di investire nel futuro dei loro figli e, molti di loro pensano che il continuo aumento delle rette scolastiche sia un subdolo, ma chiaro messaggio, che i figli della povera gente non devono andare a scuola e rimanere ignoranti.

Ma, le carissime tasse scolastiche non sono il solo problema che impedisce un accettabile accesso all’istruzione e il buon funzionamento della scuola in Zimbabwe. Ci si mettono anche le tasse da pagare per sostenere gli esami: ci sono parecchi abbandoni di ragazzi che hanno completato gli studi per il diploma, ma non hanno la possibilità di sostenere gli esami finali per mancanza di soldi. Ad aprile, pochi giorni prima dell’inizio del trimestre invernale, il governo ha finalmente decretato il blocco delle rette scolastiche. Il Ministro dell’Istruzione, Sport e Cultura Aeneas Chigwedere ha annunciato che i presidi che decideranno aumenti non autorizzati dal suo Ministero andranno in galera.

Programmi governativi di assistenza dai nomi altisonanti come Social Dimension Fund e Better Education Assistance Module, destinati ai genitori bisognosi di un aiuto per pagare le rette, non hanno avuto alcuna efficacia. Secondo Transparency International Zimbabwe questi programmi vengono svuotati dei fondi disponibili dagli stessi alti funzionari governativi che se li intascano, mentre il governo ne attribuisce il fallimento all’esplosione delle richieste legata ai licenziamenti e all’AIDS. C’è infine chi, avvertendo la possibilità di fare soldi con la gestione di scuole di quart’ordine, un po’ più economiche, ne sta aprendo da tutte le parti. I titolari di queste scuole chiedono rette molto più basse, impiegando docenti da strapazzo e mal pagati, a scapito, naturalmente, della qualità dell’insegnamento che, in queste condizioni, lascia molto a desiderare.

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