KenyaL’incubo delle città: non c’è acquaDi Eric Maino
Il problema dell’acqua per un paese con una popolazione di 30 milioni di persone, di cui 10 risiedono in centri urbani, rimane un incubo con il quale, specialmente questi ultimi, hanno imparato a loro spese a convivere. A dimostrazione di ciò, sebbene sia l’alba e le 5 del mattino, nella città di Eldoret la cinquantenne Mary Kamau e le sue tre figlie si sono già avventurate alla ricerca dell’acqua, un bene che anche qui è diventato assai raro. Il trio, dopo aver lasciato le catapecchie della baraccopoli di Kamukunji, deve fare 5 chilometri a piedi per raccogliere acqua sporca dal fiume Sisiani. Dicono, che se non si muovono così presto trovano una lunga coda e quando viene il loro turno l’acqua è ancora peggiore. Comunque, per quanta acqua possano, sfiancandosi, raccogliere e portare, è difficile sia sufficiente per i bisogni della famiglia che ne consuma 120 litri al giorno. Questa è la vita che deve fare buona parte dei kenyoti che vive nei centri urbani, senza troppa speranza che le cose possano cambiare per il meglio in tempi ragionevoli. Ed, oltretutto, non si creda che la crisi risparmi i più abbienti, perché anche loro, come tutti, ne sono pesantemente colpiti. Nelle città kenyote, grandi e piccole, la crisi idrica è oggi così grave e opprimente da essere ormai diventata un tormento che tutta la società vive in cupo silenzio, mentre molta gente muore a causa di questa tragica situazione che deriva, soprattutto, dal disinteresse e dalla scarsa pianificazione. Quando avrete finito di leggere questo articolo, su per giù due bambini saranno morti di qualche malanno legato all’acqua. Secondo Hydro Watch, un’organizzazione non governativa di Eldoret che si occupa di acqua e servizi igienici nei quartieri degradati della città, in tutto il paese muoiono dieci persone al giorno a causa del consumo di acqua contaminata. Questo è il risultato di un trattamento insufficiente o, in molti casi, inesistente, delle acque da parte dei servizi municipali che vi sono addetti. In queste condizioni l’acqua che si consuma non é né trattata né filtrata, quindi contaminata, mentre é, oltretutto, anche razionata! Il dottor Joram Mwangi dell’ospedale di Eldoret spiega che in alcuni quartieri poveri le condutture non portano acqua da anni e sono state ormai vandalizzate o rubate. In una situazione del genere il tifo, la dissenteria ed il colera dilagano in città. Selina Ajega del Manyatta Village di Kisumu ( un centro nuovo creato dal nulla sulle sponde del Lago Vittoria) aggiunge da parte sua che fare il bagno e lavarsi è un grosso problema e si sta anche tre giorni senza una doccia, perché l’acqua è cara, molto più cara della roba da mangiare. Non è raro vedere bambini prendere acqua dalle perdite delle fognature, ignari dei pericoli cui si espongono. Inoltre, i carichi d’acqua trasportati ogni giorno dalla gente sono molto pesanti e producono gravi danni alla schiena di molti, specie dei più poveri che si trovano più lontani e devono fare più strada per servire le loro famiglie numerose. A Busia, una città al confine con l’Uganda, molti bambini lasciano la scuola per dedicarsi al commercio dell’acqua, che permette loro di sopravvivere. A Nairobi, la megalopoli del paese, la crisi è più grave che da tutte le altre parti. L’acqua ha prezzi esorbitanti, che si aggirano intorno ai 20 scellini (circa 25 centesimi di Euro) per un canestro da 20 litri. Un costo pazzesco, se si considera che la maggior parte delle famiglie vive sotto il livello di povertà. La crisi idrica ha fatto sì che il commercio dell’acqua sia ormai uno dei più lucrativi ed ha attratto molta gente in questo tipo di assurda attività. Alcuni di questi si sono spinti a scavare pozzi profondi dai quali estraggono acqua non controllata che trasportano coi camion in tutta la città. Litigi e violenza sono molto comuni ai punti pubblici di rifornimento d’acqua, dove le donne si contendono quel poco che è disponibile, mentre per quelle che sono costrette a rimanere in giro fino a tardi c’è anche il pericolo di essere violentate. All’interno dei servizi comunali preposti all’acqua la mancanza di capacità manageriale e la litigiosità hanno creato potenti centri di potere prevaricatorio e mafioso che fanno ciò che vogliono e sono la causa principale di questa disastrosa situazione. In molti casi i Comuni ritardano il pagamento dei lavoratori, col risultato di provocare scioperi o rallentamenti del lavoro che paralizzano l’intero sistema e l’erogazione dei servizi. John Mburu, direttore di Hydro Watch, spiega che c’è anche tanta inefficienza e mancanza di personale qualificato; nella maggior parte dei casi un tubo continua a perdere e nessuno se ne preoccupa, per non parlare del fatto che si arriva a comprare purificanti dell’acqua scaduti o scadenti. Nel marzo di quest’anno il Presidente Daniel Arap Moi, all’apertura di una conferenza nazionale di quattro giorni sulla gestione delle risorse idriche all’Università di Nairobi, si è espresso duramente contro lo spreco d’acqua in città. Si è lamentato del fatto che sono stati buttati via un sacco di soldi per la negligenza degli addetti che permettono si disperda il 50% dell’acqua dalle condotte colabrodo. Anche in altre città non si contano le lamentele. Dappertutto, i commercianti d’acqua sono collusi con i servizi idrici municipali e collaborano nel creare la crisi per poter vendere privatamente la loro acqua... Nell’anno 2000 l’intero paese è piombato per giorni e giorni nell’oscurità, perché c’era poca acqua negli invasi e le turbine restavano all’asciutto; i black outs hanno fatto perdere introiti a molti lavoratori, mentre altri sono stati addirittura licenziati da imprese finite sull’orlo del fallimento. Il futuro potrebbe magari anche prospettarsi migliore, ma, intanto, i kenyoti aspettano pazientemente che il Parlamento discuta la Legge sull’Acqua, una nuova legislazione quadro che propone la solita ennesima Authority, la nuova Water Resource Management Authority, che dovrebbe stabilire principi, linee guida e procedure sull’utilizzo delle risorse idriche. Un articolo della nuova legge afferma che: "Sarà dovere del Ministro promuovere la ricerca, la conservazione e l’uso corretto delle risorse idriche in tutto il paese." Non resta che sperare!
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