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N.54 Dicembre 2002 - Gennaio 2003

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Ghana

Tragiche emigrazioni cittadine

Di Amos Safo

Il governo del Ghana, combattuto tra il bisogno di proteggere l’ambiente e la necessità di dare la terra ai diseredati, ha buttato fuori senza offrire scelta, gli abusivi dalla laguna di Korle, conosciuta da tutti come “Sodoma e Gomorra”. Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto trasferirsi in altre baraccopoli già sovraffollate.

Il problema dell’assegnazione della terra ai diseredati che non la posseggono, continua ad essere all’ordine del giorno in tutta l’Africa. In Ghana,ad esempio, il semplice ricordare il problema porta immediatamente alla memoria quell’area della capitale Accra , che doveva essere destinata allo sviluppo urbanistico ed è invece finita per diventare un parco attrezzato.

La terra in questione, che a suo tempo è stata occupata dagli abusivi, fa parte della laguna di Korle, che si spinge al mare ed é stata inquinata da montagne di rifiuti civili ed industriali, che ne hanno completamente stravolto l’ambiente. Il motivo principale di questo degrado risiede nel fatto che la città di Accra non e’ stata in capace di affrontare la crescente ondata di immigrazione urbana dovuta all’invasione dell’area da parte di gente dell’interno, contadini, il cui standard di vita è peggiorato negli anni giorno dopo giorno. Entrando in Accra s’incappava subito in questa terra di nessuno, che e’ diventata il punto di approdo dei diseredati della città.

La località si è trasformata presto, come sempre accade nelle baraccopoli di tutto il mondo in un covo di rapinatori, di prostitute, spacciatori di droga e ogni genere di criminali; per questo ha preso il nome di “Sodoma e Gomorra”. In quest’inferno la gente dormiva, mangiava e viveva all’aperto, in condizioni disumane e, proprio in considerazione delle tremende e pericolose condizioni di vita, diversi governi hanno cercato di fare qualcosa per migliorare le condizioni di questa zona. Per lungo tempo si é messo mano a dei piani per trasformare quest’area in un parco, ma è sempre mancata la volontà effettiva di realizzare il progetto. Realizzarlo, infatti, avrebbe significato sloggiare centinaia di migliaia di abusivi da un’area che e’ la loro risorsa vitale e con questo mettere a repentaglio la loro stessa sopravvivenza.

All’inizio di quest’anno il governo ha ottenuto un prestito dal Kuwait per realizzare il cosiddetto: “Progetto del Parco Ecologico della Laguna di Korle.” Quest’iniziativa prevedeva che si dragasse la laguna e si provvedesse ad un recupero ambientale completo, realizzando una cintura verde e adeguati servizi ricreativi. Un intervento del genere sarebbe stato da considerare ancor maggiormente utile vista la vicinanza alla laguna del più importante ospedale del paese, il Korle Bu Teaching Hospital, che era direttamente minacciato dalle condizioni disastrose dei dintorni.

Ad aprile di quest’anno, per dare inizio al progetto, l’Assemblea Metropolitana di Accra (AMA), l’autorità che amministra il governo locale della città, rompendo gli indugi ha chiesto agli abusivi di sgomberare l’area. E’ risultato immediatamente chiaro che questa gente non se ne sarebbe andata senza opporsi, infatti non ha certo risparmiato energie per resistere ad ogni tentativo di espulsione dall’insediamento. A maggio, l’AMA ha ordinato ad una squadra mista di esercito e polizia di buttare fuori con la forza gli abusivi in questione. Nel corso di diverse incursioni a sorpresa le forze dell’ordine hanno arrestato un gran numero di quelli che hanno descritto come “elementi criminali”.

Un responsabile della forza pubblica, il brigadiere J.B. Danquah, messo sotto pressione dai media , ha spiegato che le incursioni facevano parte di un piano generale anticrimine rivolto a catturare i delinquenti sospettati di nascondersi a “Sodoma e Gomorra”. Le incursioni hanno purtroppo causato spargimento di sangue. Un gran numero di sospetti rapinatori, trafficanti di droga ed altri criminali ricercati, è stato tolto di mezzo, ed in un’occasione si e’ arrivati perfino ad un lungo scontro a fuoco fra la polizia e i ricercati, finché questi ultimi non sono stati sopraffatti. Nel corso dell’azione, le forze di sicurezza sono entrate con la forza, casa per casa, arrestando gli uomini e buttando fuori donne e bambini.

Gli scontri hanno raggiunto l’apice a luglio, quando un’ONG, denominata “Centro per la Legge di Pubblico Interesse” (CEPIL), ha portato in tribunale, per conto degli abusivi, l’AMA e lo stesso Procuratore Generale. I querelanti, rappresentati da un certo Issa Iddi Abbass e da dieci altre persone, ha richiesto un’ingiunzione della Corte per diffidare l’AMA e la Procura dall’espellere la gente di “Sodoma e Gomorra” senza offrire soluzioni alternative valide. Secondo i querelanti, il progetto nel suo studio d’impatto sociale e ambientale prevedeva che si provvedessero adeguate compensazioni ai residenti.

Il consiglio dei querelanti, rappresentato da Dominic Ayine, ha fatto riferimento all’art.23 della costituzione del 1992, che obbliga lo Stato a difendere i diritti dei cittadini, assicurando un alloggio decente. Gli abusivi si sono perciò rivolti al tribunale per ottenere una dichiarazione sospensiva dell’azione del governo e dell’AMA, poiché lesiva dei loro fondamentali diritti umani, come garantito dalla Costituzione. Con quest’azione, intendevano impedire che i querelati andassero avanti nella loro azione e, al contempo, ottenere un ordine del tribunale che imponesse il loro re-insediamento.

Il 7 gennaio di quest’anno, alcuni avvocati dello Stato, guidati dal Procuratore Generale Nana Akufo Addo, hanno però emesso un “affidavit” d’opposizione alle richieste degli abusivi. Il Procuratore Generale ha sostenuto che gran parte dei querelanti ha occupato l’area senza averne diritto ed ha aggiunto anche che, dalle affermazioni dei querelanti, non emergeva preoccupazione per la loro espulsione in se, quanto piuttosto perché non era stata condotta in modo umano e rispettoso della loro dignità, in ogni caso, in conformità con le garanzie costituzionali.

Il Procuratore Generale ha ritenuto che il riferimento all’articolo 23 della Costituzione del ’92 non reggesse, poiché, a suo dire, i querelanti non possono reclamare diritti sull’area contesa, chiedendosi:” Quale legge viola mai il proprietario di un terreno, chiedendo agli intrusi di liberarlo in tempi ben precisi?” Nella sentenza che è seguita il Procuratore ,Yaw Appau, ha spiegato che, quando ad una persona viene dato il permesso di occupare una determinata proprietà, tale permesso o licenza rimane a discrezione del proprietario, che ovviamente libero di riavere il terreno come e quando vuole. Nessuna legge viene perciò violata quando il proprietario di un terreno pone un ultimatum all’intruso perché lo sgomberi .

Sulla questione riguardante l’obbligo del governo di re insediare gli abusivi o compensarli, Appau ha affermato:” Francamente devo dire che non esiste nessuna disposizione di legge che obblighi gli imputati a re insediare gli abusivi che hanno occupato un terreno qualsivoglia.” Riferendosi ad un analogo caso sudafricano (Grootboom) e al caso Bristol Corporation contro Ross in Gran Bretagna, citati dal consiglio dei querelanti per sostenere la domanda di risarcimento, il giudice ha sostenuto che i due casi sono avvenuti in contesti storici diversi e non possono essere interpretati come consenso o avallo di qualsiasi pratica d’occupazione delle terre.

Il giudice ha aggiunto inoltre che l’occupazione delle terre contrasta, fra l’altro, con la realizzazione dei necessari piani destinati allo sviluppo urbanistico. A suo parere, si ricorre generalmente alla compensazione per riparare perdite o offese a persone, mentre non si è mai saputo di un caso in cui il proprietario abbia dovuto risarcire gli intrusi prima d’espellerli dalla sua terra.

Sulla questione inerente il diritto dei figli degli abusivi a ricevere un’adeguata istruzione, il Procuratore Generale Appau ha espresso l’opinione che, se è pur vero che tutti i cittadini del Ghana godono di questo diritto, non è accettabile che questi abusivi affermino i propri diritti restando al di fuori della legge. Inoltre, ha spiegato che, in se stessa, l’espulsione d’intrusi da spazi pubblici non può comportare la violazione dei loro diritti umani fondamentali.

A suo modo di vedere, garantire agli abusivi una compensazione dopo che questi hanno invaso illegalmente una proprietà, significherebbe dare un segnale sbagliato a chiunque, col pretesto di essere senza casa, si possa mettere in testa di occupare l’abitazione di un altro. Rilevando che, se gli abusivi non possono pagare l’affitto della casa, ciò non costituisce avallo ad occupazioni illegali.

Quest’insieme di argomentazioni della magistratura ha chiuso la porta in faccia ai residenti di Sodoma e Gomorra. A questo punto, forte del pronunciamento dell’Alta Corte, la polizia a settembre ha lanciato un attacco finale destinato a far fuori, una volta per tutte, gli abusivi. Ciò ha costretto il CEPIL ed il consiglio dei querelanti a ricorrere, come extrema ratio, ad una petizione al Presidente John Ajekum Kufuor perché intervenisse in prima persona a difesa dei perseguitati.

Il CEPIL, avvicinato il mese scorso, ha detto di non avere ancora sentito niente da Kufuor, ma, intanto però era scaduto l’ultimatum del tribunale imposto agli abusivi per sgomberare la zona. Gli ultimi sviluppi della vicenda di Sodoma e Gomorra indicano che gli abusivi si sono arresi ed hanno cominciato a spostarsi in massa in un agglomerato vicino, già spaventosamente sovrappopolato.

Anche lì gli abusivi sono andati però incontro a problemi e, nel corso d’interviste fatte ad alcuni di loro, si sono lamentati di pesanti vessazioni e perfino estorsioni da parte dei proprietari di casa. Si è venuti a sapere che, siccome questa gente non sa dove sbattere la testa, viene ricattata, con la richiesta di ben 1,7 dollari d’affitto di una stamberga… per metà della notte. Secondo la sedicenne Sala Mahamadu, lei e le sue compagne dormono a turno nel corso della notte, dovendosi alzare dopo un certo numero di ore di sonno per fare posto a degli altri, nello stesso letto. La ragazza ha aggiunto che, a volte, non sono così fortunate da trovare un alloggio per sole ragazze e sono costrette a dormire in promiscuità con i maschi. Queste poverette raccontano di essere costrette ad indossare tre paia di calzoncini e pantaloni per cercare di evitare di essere violentate.

Mahamadu e migliaia d’altri giovani fanno parte di quel nugolo di sfollati proveniente dalla parte settentrionale del paese, dove la povertà è più tremenda e insopportabile. I dati del Documento Strategico sulla Riduzione della Povertà in Ghana indicano che, sebbene le tre regioni settentrionali raccolgano solo il 18% della popolazione del paese, ospitano il 68% del totale dei suoi poveri. Va da sé che in queste regioni così povere pochi bambini vanno a scuola e molti di loro l’abbandonano; questa è sicuramente una spiegazione del fatto che tanti giovani fanno di tutto per fuggire nella parte meridionale del Ghana, più promettente.

Dove e come tracciare la linea di discriminazione fra diritto alla sopravvivenza e tutela dell’ambiente, promette di essere forse il peggior dilemma lasciato in eredità dal governo precedente al Ghana dei nostri giorni.

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