ATTENZIONE ! QUESTO DOCUMENTO HA DEI PROBLEMI AD ESSERE VISUALIZZATO CON MICROSOFT INTERNET EXPLORER. SI CONSIGLIA PERTANTO L'USO DI NETSCAPE NAVIGATOR

Questo documento e' disponibile anche in formato RTF, gia' pronto per essere stampato.

L'OPUSCOLO IN FORMA CARTACEA COSTA L.2000. PERTANTO SONO BEN ACCETTI CONTRIBUTI DA PARTE DI TUTTI COLORO CHE PRELEVERANNO QUESTO TESTO IN FORMA ELETTRONICA. I CONTRIBUTI POSSONO ESSERE INVIATI AL SEGUENTE INDIRIZZO:

RETE ITALIANA BOICOTTAGGIO NESTLÉ
presso: SCI Servizio Civile Internazionale
Via G. Cardano 135
00146 Roma
Tel/fax 06 55 85 26 8

Introduzione
di Francuccio Gesualdi, responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo

Perché l'allattamento artificiale uccide Ogni giorno 4000 bambini nel Sud del Mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere

Le responsabilità della Nestlé
Nonostante ciò la Nestlé e molte altre società produttrici di latte in polvere, pur di vendere i loro prodotti, non si fanno scrupolo a promuoverne l'uso con tecniche di marketing irresponsabili

Il Codice Internazionale
UNICEF e OMS hanno redatto un Codice che bandisce queste tecniche di marketing

Come la Nestlé trasgredisce il codice
Sono state scoperte e documentate centinaia di infrazioni del Codice da parte della Nestlé, la multinazionale che ha il più vasto mercato di latte in polvere nel Terzo Mondo

La Nestlé dice che...
La Nestlé dichiara di attenersi al Codice, ma numerosi fatti la smentiscono

Che cosa possiamo fare noi?
Il boicottaggio è uno strumento democratico e efficace che noi consumatori abbiamo a disposizione per costringere la Nestlé a rivedere il proprio comportamento
Guida pratica al boicottaggio
È possibile aderire alla Campagna Internazionale di boicottaggio
Schede di approfondimento
CREDITS

Idea originale: Comitato Boicottaggio Nestlé Pisa

Assemblaggio: Comitato Boicottaggio Nestlé Bergamo

Testi: Riccardo Apreda, Fabrizio Gennari, Elisa Giovannetti, Marco Tarini (per il Comitato di Pisa), Caterina Carroli, Aronne Galimberti, Matteo Piantoni, Davide Rasella, Pietro Vertova (per il Comitato di Bergamo).

Ha collaborato Sofia Quintero (Comitato Scientifico RIBN) per gli aspetti medici.

Grazie a: Franco Gesualdi e Centro Nuovo Modello di Sviluppo per l'introduzione; Gianni Caligaris, Aluisi Tosolini, Carlo Ferrari per la versione cartacea del dossier.

Introduzione

Siamo abituati a pensare al potere come a qualcosa che si possiede. In realtà il potere è qualcosa che si riceve e non da Dio o da altre forze soprannaturali, ma dai sudditi.

I generali riescono a condurre le loro guerre non solo perché hanno al loro seguito un esercito di soldatini obbedienti, ma anche perché migliaia di operai accettano di costruire armi.

I tiranni riescono ad imporre le loro dittature non solo perché dispongono di poliziotti pronti ad eseguire qualsiasi rappresaglia, ma anche perché molti preferiscono tacere.

Gli avidi creano ingiustizia non solo perché hanno al loro servizio delle schiere di ragionieri, direttori e capi-squadra disposti a fare trionfare il sopruso, ma anche perché i consumatori comprano tutto senza problemi.

Dunque ogni volta che andiamo a fare la spesa dobbiamo ricordarci che attraverso questo gesto semplice ed apparentemente banale che è il consumo, rischiamo di renderci complici dei peggiori misfatti, non solo per lo sfruttamento e il danno ambientale che può essere racchiuso nel prodotto che compriamo, ma anche perché diamo denaro e consenso che possono essere responsabili di tanti altri abusi umani e sociali.

Ma attenzione! È necessario avere questa consapevolezza non per creare degli sterili sensi di colpa, ma per diventare dei consumatori responsabili che pretendono di usare il consumo come uno strumento per condizionare le imprese. Perciò, quando andiamo a fare la spesa ricordiamoci anche che siamo potenti e che le imprese sono in una posizione di profonda dipendenza dal nostro comportamento di consumatori. Noi, infatti, con i nostri acquisti abbiamo la possibilità di fare salire o scendere i loro profitti.

Proprio perché le imprese hanno tanta paura di noi, esse tentano di dominare la nostra volontà spendendo miliardi per la pubblicità. Dunque noi dobbiamo sforzarci per riappropriarci della nostra volontà decisionale e dobbiamo rivalutare il potere che abbiamo tra le mani. Un potere che preso singolarmente è certamente piccolo, ma che moltiplicato per milioni di persone può mettere in ginocchio le più grosse multinazionali e al limite l'intero sistema.

Gli strumenti a disposizione del consumatore per condizionare le imprese sono due: il boicottaggio e il consumo critico.

Il boicottaggio è un'azione straordinaria e consiste nell'interruzione organizzata e temporanea dell'acquisto di uno o più prodotti per forzare le società produttrici ed abbandonare certi comportamenti.

Mentre il boicottaggio è una campagna organizzata con grande clamore di stampa e col coinvolgimento di molte altre forze, comprese quelle politiche, sindacali ed anche ecclesiastiche, il consumo critico è un'iniziativa più silenziosa paragonabile ad un'abitudine di vita. Il consumo critico, infatti, è un atteggiamento quotidiano che consiste nella scelta meticolosa di tutto ciò che compriamo sulla base di due criteri: la storia del prodotto e la condotta della casa produttrice. Scegliendo cosa comprare e cosa scartare, non solo segnaliamo al sistema i metodi produttivi che approviamo e quelli che condanniamo, ma sosteniamo le forme produttive corrette mentre ostacoliamo le altre. In fin dei conti, il consumo si può utilizzare come una forma di voto, che può influenzare le scelte economiche molto di più del voto elettorale.

Dunque non cerchiamo scuse: le multinazionali non sono quei mostri imbattibili che noi immaginiamo, ed il loro comportamento dipende dalle nostre scelte. Alla fine il nostro problema non è la mancanza di strumenti di intervento. Il nostro vero problema è come vogliamo utilizzare la nostra vita: se preferiamo viverla da "sovrani" che pretendono di indirizzare il corso della storia per fare trionfare la pace e la giustizia o se preferiamo viverla da "servi" disposti a barattare la nostra dignità per un piatto di lenticchie.

Francuccio Gesualdi

responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo

...Ogni giorno 4000 bambini nel Sud del Mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere...
Perché l'allattamento artificiale uccide
"Il numero di vittime causate dall'uso improprio del latte in polvere ogni mese è equivalente a quello che causò l'esplosione della bomba di Hiroshima nel 1945."
(James Grant, Direttore Esecutivo UNICEF)

Al Nord molti pensano che il latte in polvere sia migliore di quello materno, arricchito com'è di sali minerali e vitamine. Studi approfonditi hanno però confermato l'intuito del buon senso millenario: L'allattamento al seno è il miglior modo per iniziare la vita: è gratuito, salutare e protegge dalle più comuni infezioni, inclusa polmonite, infezioni alle orecchie e poliomielite e ha un importante effetto immunitario. Persino in Inghilterra, un bambino allattato con il latte artificiale è esposto 10 volte in più a malattie di tipo gastrointestinali rispetto ad un bambino allattato al petto.

Ma nelle società povere -sostiene l'UNICEF- i bambini allattati artificialmente sono esposti alla morte 25 volte in più di quelli allattati al seno.

Per quanto possa sembrare paradossale, la prima ragione è da ricercarsi nella denutrizione dovuta al fatto che molte famiglie guadagnano troppo poco per attenersi alle dosi prescritte. Secondo uno studio condotto dall'organismo inglese War on Want, nel 1974, in Nigeria, il costo dell'alimentazione artificiale di un bambino di tre mesi rappresentava il 30% del salario minimo di un operaio. Il costo passava al 47% quando il bambino raggiungeva i 6 mesi. Se consideriamo che dall'80 al '90 i salari sono diminuiti del 30-40%, non deve stupire se il latte è annacquato diverse volte più del prescritto, con il risultato finale che i bambini, lungi dal crescere belli e robusti, diventano rachitici e sottopeso fino a morire.

La seconda ragione per cui l'allattamento al biberon uccide, è la mancanza di igiene.

L'acqua con cui il latte è preparato è spesso malsana ed è impossibile sterilizzare biberon e tettarelle senza la comodità del fornello e senza disinfettanti.

Mamme con pochi soldi, poche comodità e poche conoscenze igieniche somministrano ai loro bambini latte allungato in biberon a malapena sciacquati, con tettarelle esposte all'aria, su cui si posano di continuo decine di mosche. Le inevitabili conseguenze sono infezioni intestinali che provocano diarree mortali.

Secondo l'UNICEF, un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno perché non sono allattati al seno

...Nonostante ciò molte società produttrici di latte in polvere, pur di vendere i loro prodotti, non si fanno scrupolo a promuoverne l'uso con tecniche di marketing irresponsabili...
Le responsabilità della Nestlé
"Trincerarsi dietro il paravento del libero mercato è ridicolo oltre che assurdo: con la stessa giustificazione si è trasformato il Terzo Mondo in un'enorme pattumiera dei paesi industrializzati. Nel caso del latte artificiale è ancora peggio: la Nestlé spaccia addirittura per "aiuti" le sue scorrette pratiche di Marketing"
(Dijbril Diallo, consigliere speciale dell'UNICEF)

In questo secolo è dilagato l'uso di alimenti per neonati. Un esempio è dato dal Cile: nel 1950 il 95% dei neonati venivano allattati al seno, vent'anni dopo solo il 20%. Altro esempio in Nigeria. dove i bambini venivano allattati fino all'età di circa quattro anni; con l'avvento degli alimenti artificiali, l'allattamento al seno smise, nel 70% dei casi, alla età di quattro mesi. In entrambi i casi le donne credevano fermamente ai vantaggi del latte in polvere e dicevano di essere state consigliate dal personale medico. Questo cambiamento di costumi è dovuto all'influsso dei paesi industrializzati. Il biberon è divenuto grazie alle campagne pubblicitarie simbolo di progresso e di salute a priori. Oltre a distribuire cartelloni pubblicitari recanti immagini di bambini sani e paffuti negli ospedali, le ditte produttrici si mettono in contatto con i medici locali. Organizzando corsi e seminari per il personale sanitario fanno entrare in uso i loro prodotti negli ospedali. I rappresentanti delle ditte arrivano a fingersi infermieri per convincere le donne incinte a comprare il prodotto commercializzato. In questo sono molto facilitati dalla carenza di informazioni mediche (spesso le uniche disponibili sono proprio quelle fornite dalle ditte produttrici).

Viveri "Gratis" Una delle più redditizie tattiche di marketing usata in particolar modo della Nestlé è di dare gratis il latte per bambini o i sostituti agli ospedali e ai reparti maternità. In molti casi, viene dato abbastanza latte perché tutti i bambini nati all'ospedale siano allattati con il biberon. Alle madri viene spesso dato anche un barattolo campione da portare a casa. Dare il latte con il biberon ai neonati fa si che il latte materno venga progressivamente a mancare e l'allattamento al seno diventi impraticabile. Di conseguenza il bambino diventa dipendente del latte artificiale. Una volta a casa, le madri non ricevono più il latte gratis, ma se lo devono comprare. Da questo nascono da una parte i profitti della multinazionale e dall'altra le spaventose conseguenze di malattie e denutrizione.

Tecniche di marketing irresponsabili I campioni gratuiti agli ospedali sono solo una strada per dare ai bambini il latte artificiale. Noi speriamo che le nostre campagne obblighino le compagnie a smettere presto di utilizzare questa tattica. Comunque, Nestlé adopera molte altre tattiche per persuadere le madri ed il personale medico a preferire l'allattamento artificiale. Queste includono:

Perché proprio Nestlé? Nestlé, la multinazionale più potente del mondo nel campo agro alimentare, vende il 25% dei suoi prodotti nel Sud del Mondo e ccontrolla circa il 35-50 % del mercato globale del cibo per bambini, indirizzando tendenze di marketing che influenzano le altre ditte.
Nestlé ricorre a irresponsabili tecniche di marketing - violando il Codice Internazionale redatto da UNICEF e OMS - più spesso di ogni suo concorrente.

Identikit della multinazionale

Il colosso elvetico è sbarcato nel nostro paese nel 1913 costituendo la società Henri Nestlé e ha costruito il suo primo stabilimento tricolore nel 1924 ad Abbiategrasso, dove produceva latte condensato e farina lattea. Il salto di qualità è arrivato nell'88, con l'acquisizione dalla Cir di Carlo De Benedetti della Buitoni-Perugina per circa 1600 miliardi di lire (1). La seconda accelerazione italiana è arrivata indirettamente al termine della battaglia per il controllo della Perrier con la famiglia Agnelli. L'azienda svizzera si trovò in portafoglio (oltre alla fonte Sant'Antonio, rivenduta nel '94) i marchi di acqua minerale Vera, San Bernardo e una quota della Compagnie Financiere du Haut-Rhin (Cfhr). Nel dicembre '97, attraverso il gruppo Perrier-Vittel, Nestlé ha acquisito il 100% di questa compagnia finanziaria, e di conseguenza ha acquisito il gruppo San Pellegrino-Garma (Sanpellegrino, Levissima, Recoaro, Pejo, Fiuggi, Panna, Claudia e San Bitter). Ora la multinazionale controlla circa il 25% del mercato italiano di questo settore (2).

Nel luglio '93, con la prima tranche della privatizzazione, relativa ai surgelati e ai dolci del gruppo Sme, la Nestlé aggiunge alla sua ricca tavola i marchi Motta, Alemagna, La Cremeria, Antica Gelateria del Corso, Maxicono, Surgela, Marefresco, La Valle degli Orti, Voglia di pizza e Oggi in Tavola. L'acquisizione di Italgel, il cui pacchetto di controllo (62%) è costato 437 miliardi di lire (3), fa salire il fatturato della divisione italiana a 3765 miliardi di lire (4) e consente alla multinazionale svizzera di entrare, anche in Italia, nel panorama dei gelati e dei surgelati. Infatti, secondo un vecchio patto tra multinazionali alimentari, al colosso di Vevey fu assegnato il diritto di sfruttamento del marchio Findus in diversi paesi europei ma non in Italia dove è tuttora in mano alla concorrente Unilever.

Nel nostro paese il gruppo svizzero conta 24 stabilimenti con circa 7 mila dipendenti e controlla, oltre a quelli già citati, i marchi Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, Crunch, After Eight, Quality Street, Rowentree, Cailler, Toffee, Polo, Fruit Joy, Orzoro, Latte condensato e cioccolato Nestlé (dolci), Nestea, Beltè, Spumador (bevande), Vismara, King's (insaccati), Sasso (olio), Berni (conserve), Locatelli, Mio, Fruttolo, Fiorello (latticini), Pezzullo (pasta), Maggi (cucina generale), Friskies, Buffet (cibi per animali) e naturalmente il famigerato latte in polvere per neonati Nidina e i boicottati Nesquik e Nescafè (autentici portabandiera della multinazionale elvetica). Dopo i grandi acquisti negli ultimi anni la Nestlé italiana sta riorganizzando la sua presenza, vendendo marchi non ritenuti strategici e razionalizzando le produzioni.

A livello mondiale la Nestlé contende il primato nel settore agro-alimentare a Philip Morris e Unilever ed è presente in 66 paesi con più di 500 fabbriche, 210 mila addetti e un fatturato '94 di 56.8 miliardi di franchi svizzeri (circa 70 mila miliardi di lire) (5) così ripartiti: 28% bevande, 27% prodotti a base di latte e dietetici, 26% prodotti alimentari diversi, 14,5% cioccolato, 4% medicinali. Secondo gli analisti il prossimo obbiettivo della campagna acquisti, è già ben delineato.Infatti dopo aver ceduto alcune partecipazioni nella cosmetica alla parigina L'Oreal, il vorace gruppo svizzero sembra da mesi mostrare notevole interesse sia nei confronti del colosso americano Cpc international (quella, per intendersi, delle zuppe Knorr) (6) sia verso la divisione cibo per animali di Quaker Oats in Europa (7).

La fenomenale ascesa della Nestlé è da inquadrare in un processo da tempo in corso in molti paesi: il passaggio da un'industria alimentare locale e regionale ad una sovranazionale. Diversificazione geografica, forti disponibilità finanziarie, promozioni aggressive dei propri marchi consentono a poche multinazionali di colonizzare una fetta sempre più vasta del mercato a scapito delle piccole e medie imprese che si muovono in un'ottica nazionale.

Come ogni multinazionale, la Nestlè tiene molto alla sua immagine ed è proprio facendo leva su questa componente non secondaria che il boicottaggio può avere successo su questo gigante dai piedi d'argilla. Il gruppo svizzero non può infatti non essere seriamente preoccupato dall'approvazione da parte della Chiesa d'Inghilterra del boicottaggio della Nestlè, in seguito al quale, le vendite di Nescafè nel Regno Unito (che costituiscono approssimativamente un ottavo delle vendite totali) sono diminuite del 3% (8). Se la Chiesa Anglicana deciderà di disinvestire le proprie azioni Nestlè, pari a 1,4 milioni di sterline, la campagna riceverà un impulso ancora maggiore. Del resto la contrazione del fatturato dell'1,2 registrata dalla Nestlè nel '94 dovrebbe indurre il gruppo svizzero a rivedere la propria politica a livello mondiale per la promozione di latte per neonati. Questa contrazione è infatti dovuta principalmente al calo delle vendite negli Stati Uniti e nel Regno Unito (9), paesi dove il boicottaggio è stato portato avanti con maggior vigore.

(1) "Il Sole 24 Ore", 31 luglio 1993

(2) "L'Eco di Bergamo", 18 febbraio 1998

(3) "Il Sole 24 Ore", 30 luglio 1993

(4) "Industria alimentare in Italia" rapporto AGRA/NOMISMA 1995

(5) "Mondo Economico", 6 febbraio 1995

(6) "Il Mondo", 5 agosto 1994

(7)"Il Sole 24 Ore", 24 novembre 1994

(8) press release "International Nestlé Boycott Committee", 27 maggio 1994

(9) "Il Sole 24 Ore", 26 gennaio 1995

UNICEF e OMS hanno redatto un codice che bandisce queste tecniche di marketing...
Il Codice Internazionale
"Inappropriate pratiche nutritive portano alla malnutrizione infantile, alla malattia e alla mortalità in tutti i paesi, e pratiche improprie nel marketing di sostituti del latte materno possono contribuire a questi gravi problemi di salute pubblica."
(Preambolo del Codice)

Il Codice Internazionale fu adottato dalla World Health Assembly (Assemblea Mondiale della Sanità) il 21 maggio 1981. Rappresenta per tutti i governi un modello di minima regolamentazione che dovrebbe essere adottato per proteggere la salute infantile impedendo un marketing inappropriato di sostituti del latte materno. Vieta la pubblicizzazione del latte artificiale e di qualsiasi altro sostituto del latte materno. Una ulteriore risoluzione del 1986 ha chiarito poi il problema dei rifornimenti gratuiti dichiarando che il latte artificiale non è necessario.

Il Codice si applica ai sostituti del latte materno, inclusa la "infant formula", altri prodotti del latte (cibi e bevande, inclusi cibi complementari in biberon, quando presentati come una parziale o totale sostituzione del latte materno), biberon e poppatoi (articolo 2).

Etichette adeguate
Nessuna promozione al pubblico
Non ci deve essere pubblicità o altra forma di promozione al pubblico di prodotti a cui si applica il Codice. Non ci deve essere nessuna pubblicità nel punto di vendita, distribuzione di campioni o ogni altro mezzo promozionale per attirare direttamente il consumatore, come speciali mostre, tagliandi di sconto, premi, vendite speciali.

Il personale addetto al marketing non deve cercare nessun contatto diretto o indiretto con le madri di neonati e bambini piccoli (articolo 5).

Nessun dono alle madri o al personale medico
Produttori e distributori non devono elargire alle madri nessun dono di articoli o utensili che possa promuovere l'uso di sostituti del latte materno o di allattamento tramite biberon.

Nessun incentivo finanziario o materiale, per promuovere prodotti che rientrano negli scopi del Codice, deve essere offerto al personale medico o a membri delle famiglie (articoli 5.4, 7.3).

Una chiara informazione
Nessuna promozione nelle strutture sanitarie.
Le strutture sanitarie non devono essere usate per promuovere l'"infant formula" o altri sostituti del latte materno. Esse inoltre non devono essere usate per mostrare prodotti o manifesti pubblicitari e posters su questi ultimi, o per la distribuzione di materiale che porta il marchio di prodotti trattati dal Codice (articoli 6.2, 6.3, 4.3).

Nessuna promozione al personale medico.
L'informazione fornita al personale medico da produttori e distributori, riguardante prodotti trattati dal Codice, deve essere limitata a fatti scientifici ed effettivi, e non deve implicare o creare l'opinione che l'allattamento mediante biberon sia equivalente o superiore all'allattamento al seno.

Campioni di tali prodotti, l'equipaggiamento e gli utensili per la loro preparazione o uso, non devono essere forniti al personale medico eccetto quando necessario per valutazione o ricerca professionale a livello istituzionale (articoli 7.2, 7.4).

Nessun campione o rifornimento gratis
Campioni di prodotti a cui si applica il Codice non devono essere dati a donne incinte, madri di neonati e bambini piccoli, o membri delle loro famiglie.

Non devono essere dati rifornimenti gratis o sottocosto di sostituti del latte materno a reparti maternità o ospedali. Rifornimenti gratis o sottocosto possono essere dati ad altre istituzioni sociali solo per il benessere di neonati che devono essere nutriti con sostituti del latte materno, e devono continuare per tutto il tempo in cui i suddetti neonati ne hanno bisogno. Essi non devono essere usati come incentivo alle vendite (articoli 5.2, 7.4, 6.6, 6.7, Risoluzione OMS 39.28).

Nessuna promozione di cibi complementari prima che ce ne sia il bisogno.
E' importante per i neonati ricevere cibi complementari adeguati, di solito quando raggiungono l'età da 4 a 6 mesi di vita. Ogni cibo o bevanda dato prima che i cibi complementari siano nutrizionalmente necessari, può interferire con l'inizio o il proseguimento dell'allattamento al seno e quindi non ne deve essere promosso l'uso durante questo periodo.

Bisogna inoltre fare ogni sforzo perché vengano usati i cibi disponibili localmente. (Preambolo del Codice; Risoluzione WHA 39.28).

Le compagnie devono attenersi al Codice Internazionale.
Indipendentemente da ogni altra misura presa per rendere operante il Codice, produttori e distributori di prodotti a cui si applica il Codice devono considerarsi responsabili per la sorveglianza delle loro pratiche di marketing, secondo i principi e gli scopi del Codice, e prendere provvedimenti per assicurare che la loro condotta ad ogni livello sia conforme ad esso (articolo 11.3).

Applicazione del codice.
Dieci anni dopo la stesura del Codice, nell'Agosto 1990, molti rappresentanti di governi di 30 paesi hanno adottato la "Dichiarazione degli Innocenti" in un meeting a Firenze. A tutte le donne, afferma la Dichiarazione, deve essere data la possibilità di allattare esclusivamente al seno... E, per ottenere questo risultato, tutti i governi devono entro il 1995 aver preso provvedimenti per rendere effettivi tutti gli articoli del Codice Internazionale e la risoluzione speciale dell'OMS del 1986 (in cui si afferma che non ci devono essere rifornimenti di latte per bambini negli ospedali e, nei reparti maternità, la piccola quantità di latte necessaria deve essere comprata anch'essa).

Nel 1991 l'UNICEF e l'O.M.S. hanno lanciato anche l'Iniziativa per gli Ospedali Amici del Bambini, che mira a incoraggiare l'allattamento al petto negli ospedali di tutto il mondo. Per dare all'iniziativa una probabilità di successo, hanno chiesto alla Nestlé e ai suoi concorrenti di rispettare il Codice Internazionale ponendo fine ai loro rifornimenti gratuiti in tutti i paesi entro il 1992. Nonostante l'esplicita richiesta dell'UNICEF, le ditte produttrici si sono rifiutate di collaborare, continuando rifornimenti fino a quando i governi non avessero legiferato in proposito o tutte le compagnie fossero d'accordo a smettere. La Nestlé sa infatti che, prima della realizzazione di queste condizioni, ci vorranno anni, durante i quali potrà continuare a vendere i propri prodotti mentre milioni di bambini continueranno a morire.

Durante il 1992 l'UNICEF ha posto nuovamente la questione a molti governi, ma la Nestlé é stata capace di far sollevare molte eccezioni e cavilli, per non includere nella legislazione latti speciali, latti per lo svezzamento, ospedali privati ecc.

Inoltre la compagnia sa che tali cavilli mascherano i sondaggi e aiutano a far finta che i rifornimenti gratis avvengono solo in casi speciali. Né la risoluzione OMS del 1986 né l'UNICEF ammettono queste eccezioni.

La legge italiana
Il Ministero della Sanità italiano, seguendo le direttive Cee 91/321 e 92/52, ha emesso il decreto n. 500 del 6 aprile 1994 concernente gli alimenti per lattanti e di proseguimento destinati all'esportazione verso Paesi terzi. Ne riportiamo alcuni stralci:

Etichettatura
L'etichettatura degli alimenti per lattanti comporta, inoltre, le seguenti indicazioni:

L'etichettatura degli alimenti per lattanti e degli alimenti di proseguimento non deve fornire informazioni che scoraggino l'allattamento al seno e fare esplicito riferimento alle diciture "umanizzato", "maternizzato" o ad espressioni analoghe. (Art.6.4)
L'etichettatura degli alimenti per lattanti non deve riportare immagini di lattanti, né altre illustrazioni o diciture che inducano a idealizzare l'uso del prodotto, ad eccezioni delle illustrazioni che facilitino l'identificazione del prodotto e ne spieghino i metodi di preparazione prima del consumo. (Art.6.6)

Pubblicità
Non è consentita la pubblicità in ogni sua forma nei punti di vendita, nonché la distribuzione di campioni ovvero il ricorso ad altri sistemi diretti a promuovere la vendita degli alimenti per lattanti direttamente presso il consumatore nella fase del commercio al dettaglio. (Art.7.2)
I produttori e le persone aventi titoli alla distribuzione degli alimenti per lattanti non devono offrire al pubblico, alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie, direttamente o indirettamente attraverso il sistema sanitario ovvero attraverso gli operatori sanitari, campioni gratuiti o a basso prezzo o altri omaggi. (Art 7.4)

Materiale informativo e didattico
Il materiale informativo riguardante i prodotti disciplinati dal presente regolamento, qualora sia destinato alle gestanti e alle madri dei lattanti e dei bambini, deve fornire precise informazioni su:

Il materiale informativo di cui al comma 1, qualora contenga informazioni sull'impiego degli alimenti per lattanti, non deve riportare alcuna immagine che possa idealizzare l'impiego di tali alimenti e deve, atresì, fornire informazioni su: NOTA BENE: nonostante la legge lo vieti, la promozione aggressiva del latte artificiale continua anche in Italia. Chi scorga irregolarità da parte delle ditte produttrici è pregato di contattare la segreteria della Rete Italiana Boicottaggio Nestlé

Sono state scoperte e documentate centinaia di infrazioni del Codice da parte della Nestlé, la multinazionale che ha il più vasto mercato di latte in polvere nel Terzo Mondo...
Come la Nestlé trasgredisce il Codice
"Molte compagnie stanno portando avanti azioni che violano il Codice in maniera sistematica (...) Il Codice è stato scritto per proteggere l'allattamento al seno. Dopo quindici anni questa protezione è ancora urgentemente necessaria. L'allattamento al seno continua ad essere minacciato dalle attività di marketing delle compagnie."
(da Cracking The Code, realizzato dall'IGBM)

Nel 1994, in seguito a una campagna diffamatoria contro IBFAN, il Sinodo Generale della Chiesa d'Inghilterra ha deciso di sospendere il suo supporto alla Campagna Internazionale di Boicottaggio Nestlé. Questa decisione ha acceso un dibattito che ha portato alla formazione dell'IGBM (Interagency Group on Breastfeeding Monitoring), un gruppo di organizzazioni non governative, istituzioni accademiche e chiese inglesi, a cui è stata commissionata una ricerca indipendente per ottenere prove obiettive di violazioni del Codice: Cracking the Code, edito nel gennaio 1997. Questa ricerca è stata effettuata in Bangladesh, Polonia, Sud Africa e Tailandia su un campione casuale di 800 donne (in gravidanza e madri), 120 operatori sanitari, 40 strutture sanitarie. Le conclusioni di questo studio affermano che molte compagnie stanno compiendo azioni che violano il Codice in maniera sistematica e non casuale (vedi anche la cronologia del boicottaggio).

Da quasi due decenni l'IBFAN (International Baby Food Action Network) rende note periodicamente le trasgressioni al Codice da parte delle ditte produttrici attraverso la pubblicazione "Breaking the Rules". Sulla base di questi dati, è stata lanciata la campagna internazionale di boicottaggio gestita dall'International Nestlé Boycott Committee (INBC).

L'ultima edizione (Marzo 1998) riporta le violazioni risultanti dai monitoraggi effettuati in 31 paesi tra gennaio e settembre nel 1997. La tabella qui sotto mostra quelle della Nestlé.

Il rapporto mette anche a confronto le pratiche promozionali di 19 industrie di alimenti per bambini: la Nestlé risulta essere la responsabile del 25% delle migliaia di violazioni registrate (circa due volte di più di qualsiasi altra società).

IBFAN è una rete di oltre 140 organizzazioni in più di 70 paesi, di cui tre quarti in Africa, Asia e America Latina. L'IBFAN lavora per il miglioramento della salute e dell'alimentazione del bambino e per l'applicazione del Codice.
BABY MILK ACTION è il membro britannico dell'IBFAN. E' una organizzazione non a fini di lucro che si batte per proteggere madri e bambini dalla promozione commerciale dell'allattamento artificiale e per tutelare i diritti della donna ad una scelta consapevole.
Breaking the Rules 1998: le infrazioni della Nestlé
Promozione nelle strutture sanitarie
Promozione diretta al pubblico
Etichettatura
Campioni gratuiti Poster, Calendari Regali agli operatori sanitari Regali alle madri  Materiale informativo a disposizione delle madri Informazioni sui prodotti agli operatori sanitari Pubblicità sui mass-media Promozione nei negozi Campioni e regali alle madri Contatti tra personale addetto al marketing e le madri Etichette inadeguate
Argentina
·
·
·
   
·
 
·
·
 
·
Bangladesh
·
·
·
 
·
         
·
Benin              
·
 
·
 
Bolivia
·
·
·
   
·
 
·
   
·
Brasile
·
·
·
   
·
 
·
     
Colombia
·
·
·
   
·
·
·
   
·
Corea              
·
     
Costa d'Avorio
·
·
·
·
·
·
·
·
·
 
·
Costa Rica    
·
   
·
         
Croazia                      
Filippine  
·
·
·
·
 
·
   
·
·
Gabon
·
 
·
·
·
·
 
·
·
   
Germania
·
·
·
·
 
·
·
·
   
·
Guatemala  
·
·
   
·
         
Indonesia
·
·
·
·
 
·
·
·
 
·
·
Isole Mauritius            
·
     
·
Kenya              
·
   
·
Malaysia
·
·
               
·
Messico
·
 
·
 
·
·
 
·
   
·
Nicaragua
·
·
·
 
·
   
·
 
·
·
Niger
·
·
         
·
   
·
Peru
·
·
·
·
 
·
 
·
   
·
Repubblica Dominicana
·
 
·
   
·
 
·
     
Samoa                      
Senegal
·
 
·
   
·
 
·
     
Spagna
·
·
·
·
·
·
·
·
     
Tailandia
·
·
·
·
·
 
·
·
 
·
·
Tanzania              
·
     
Uruguay          
·
       
·
Venezuela  
·
·
 
·
·
       
·
Zambia                      

La Nestlé dichiara di attenersi al Codice ma numerosi fatti la smentiscono...
La Nestlé dice che...
"Bella grafica - peccato per il testo. Il nuovo documento della Nestlé non è tutto ciò che sembra."
(Baby Milk Action)

La Nestlé ha prodotto un documento dove spiega le sue politiche di marketing del latte in polvere nei paesi in via di sviluppo. In questo documento, la Nestlé dichiara che il suo modello di comportamento riguardo la commercializzazione del latte per bambini è lo stesso contenuto nel Codice dell'OMS e dell'UNICEF. Ma, come emerge da uno studio di Baby Milk Action, ci sono importanti differenze.
Punti del documento Nestlé Critica di Baby Milk Action
Modello di comportamento della Nestlé riguardo al latte in polvere nei paesi in via di sviluppo Il Codice Internazionale tratta tutti i sostituti del latte materno in tutti i paesi. L'Articolo 11.3 chiede ai produttori di attenersi al Codice indipendentemente dai governi.
Ciò che la Nestlé fa  
Mettere in guardia le madri sulle conseguenze dell'uso scorretto o inappropriato del latte in polvere In molti paesi le etichette della Nestlé non sono nella lingua locale
Attenersi, sia alla lettera sia nello spirito, al Codice Internazionale OMS. Monitoraggi indipendenti mostrano che la Nestlé viola il Codice e le successive Risoluzioni
Sostenere sforzi effettuati da governi di recepire il Codice attraverso legislazione, regolamenti e altre misure appropriate. La Nestlé ha provato a screditare tentativi di costruire una forte legislazione in molti paesi, per esempio Filippine, Ghana, Pakistan, Uganda, e in Europa...Ora è sotto accusa per aver infranto la Legge Indiana sul Cibo per Bambini. Invece di ammettere la colpa, la compagnia mette in discussione le norme per via delle quali viene perseguita
Ciò che la Nestlé non fa  
Diffondere annunci pubblicitari del latte per bambini al pubblico Il Codice proibisce le promozioni, non solo gli annunci pubblicitari, e tratta tutti i sostituti del latte materno, non solo il latte per bambini
Usare figure di bambini sulle confezioni di latte in polvere Vero - a causa di pressioni esercitate dal Boicottaggio, la Nestlé ha smesso di usare figure di bambini sulle confezioni di latte in polvere nel 1984. Ma molti cibi complementari da biberon della Nestlé portano ancora figure di bambini che idealizzano il prodotto
Fornire incentivi materiali o finanziari a operatori sanitari allo scopo di promuovere il latte per bambini Perché la Nestlé dà doni agli operatori sanitari, se non per promuovere i suoi prodotti?
Permettere che del materiale educativo correlato all'uso del latte in polvere sia esposto pubblicamente in ospedali e cliniche Sono stati segnalati centinaia di casi di pubblicità Nestlé alle madri nelle strutture ospedaliere
Donare latte per bambini gratis per l'uso da parte neonati sani, eccetto in casi sociali eccezionali (per esempio dove le politiche del governo permettono ai produttori di rispondere ad una specifica richiesta medica, ad esempio se la madre muore alla nascita del figlio) Questa è una chiara ammissione - le Risoluzioni dell'Assemblea Mondiale della Sanità proibisce tutte le donazioni commerciali di sostituti del latte materno a tutte le parti del sistema sanitario. Molti governi stanno lavorando per chiudere queste scappatoie, consapevoli che orfani e bambini socialmente bisognosi necessitano di un sostegno regolare e consistente, non di donazioni commerciali irregolari.
Ciò che la Nestlé farà  
Prendere misure disciplinari contro qualsiasi membro del personale Nestlé che viola volontariamente questo modello di comportamento La Nestlé dice che nessun membro del personale è mai stato punito sulla questione
La Nestlé invita gli ufficiali governativi, gli operatori sanitari, e i consumatori, a portare alla sua attenzione ogni pratica di commercializzazione del latte in polvere della Nestlé nei paesi in via di sviluppo che essi considerano non in conformità con il suddetto impegno. In più, le compagnie hanno la responsabilità di monitorare i loro comportamenti, secondo il Codice Internazionale

Il boicottaggio è uno strumento democratico e efficace che noi consumatori abbiamo a disposizione per costringere la Nestlé a rivedere il suo comportamento
Che cosa possiamo fare noi?
"L'atteggiamento più pericoloso, da allontanare come una tentazione, è il pessimismo. Non dire che contro i colossi della terra non ce la faremo mai e che quella mondiale è una dimensione troppo vasta per essere gestita dal basso. Sui sensi di impotenza i padroni ed i governanti costruiscono imperi."
(Francuccio Gesualdi, responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo,
da "Lettera ad un consumatore del Nord" Ed. EMI, '90.)

Che cosa possiamo fare se non ci rassegniamo ad assistere impotenti e ad ammettere che il potere delle imprese possa calpestare i più elementari diritti umani, irridere la dignità delle persone del Sud del Mondo ma anche di quelle del Nord, subordinandole e pilotandolo con una incessante ed ingannevole pubblicità?

Se vogliamo dare una speranza di vita ai bambini del Terzo Mondo è necessario, prima di tutto, fermare le compagnie nelle loro irresponsabili tecniche di vendita, ed inoltre promuovere, tramite appoggio diretto a medici e ONG (Organismi Non Governativi), programmi di istruzione e di informazione igienico-sanitarie.

A questo scopo sembra avere un'efficacia molto limitata la semplice legislazione, di cui spesso le imprese si prendono gioco, influenzando più o meno direttamente, i governi. Noi riteniamo che per obbligare la Nestlé a rispettare il Codice Internazionale lo strumento di lotta più adatto ed incisivo sia il boicottaggio.

Il boicottaggio consiste nell'interruzione, organizzata e temporanea, dell'acquisto di uno o più prodotti, per indurre le società produttrici a comportamenti diversi. Congiuntamente ad una capillare informazione e sensibilizzazione sul problema, il boicottaggio raggiunge in forma democratica ed efficace l'obbiettivo attraverso tre meccanismi:

Un po' di storia.
Anche se nei libri di scuola non se ne parla, il boicottaggio ha radici storiche importanti. In Italia non si è mai diffuso a causa della presenza pressoché totalizzante come strumento di lotta dello sciopero, ma in altri paesi viene adoperato da molto tempo con successo. Con il boicottaggio i francesi posero fine, nel 1792, alla schiavitù smettendo di comprare merci prodotte da schiavi. In epoca più recente Martin Luther King con il boicottaggio ottenne l'abolizione di alcune leggi segregazioniste.

Molti giganti economici, come ad esempio Coca Cola, Campbell, Polaroid, Dow Chemical, Barclays Bank e altri ancora sono stati fermati in poco tempo da gruppi di boicottaggio spesso inizialmente molto modesti. Per restare nel campo del latte in polvere nel 1977 la compagnia inglese Brisol Myers Corp. fu accusata di pubblicità scorretta al suo latte e di pagare falso personale ospedaliero. Dopo solo due anni di boicottaggio si accordò per terminare queste pratiche e gli osservatori internazionali hanno verificato la loro effettiva cessazione.

Il potere dei consumatori.
Il potere del sistema economico dominante, di cui le imprese multinazionali sono la più consistente espressione, fa leva sui nostri sensi di impotenza, ci distrae con la pubblicità e ci fa credere che come consumatori non abbiamo alcuna influenza.

Ma in realtà ogni singolo consumatore, se unisce i suoi sforzi insieme a quelli degli altri, ha il potere di far vacillare questi imperi. Il problema semmai è come organizzare queste forze disperse, come informare e coordinare, come raggiungere rapidamente e coinvolgere il maggior numero di persone.

Questo è difficile ma non impossibile. Lo dimostra il fatto che la Nestlé era già stata fermata con un primo boicottaggio internazionale durato dal 1977 al 1984. Si era allora impegnata a rispettare le regole del Codice.

Nel 1988 però ci si rese conto che la compagnia, dopo un periodo di effettiva buona condotta, ha ripreso a violare il Codice ed è stata lanciata una seconda campagna di boicottaggio -quella attuale- (che continuerà fino a che i monitoraggi di controllo non proveranno che la Nestlé rispetta il Codice).

Può apparentemente sembrare una sconfitta, ma oltre al fatto che la Nestlé ha rinunciato alle pratiche più vistose, ora deve compiere azioni che lei stessa nell'84 ha definito immorali e illegali, e quindi deve agire di nascosto quando prima poteva farlo alla luce del sole.

Verso una nuova cultura della solidarietà.
Ma salvare i bambini, per quanto di primaria importanza, non è l'unico fine di questo boicottaggio: noi speriamo che, oltre a fermare la Nestlé, il boicottaggio serva a creare sensibilità sul più vasto problema del rapporto fra multinazionali e sofferenza nei paesi sottosviluppati e a costruire una nuova cultura della solidarietà.

L'esperto Todd Puttman afferma che "il boicottaggio denuncia ed educa allo stesso tempo. Educa ad agire, a non assistere passivamente alle ingiustizie ed ai soprusi che avvengono sotto il nostro naso. Educa ad assumerci le nostre responsabilità. Il boicottaggio abitua la gente a riprendersi il potere nelle proprie mani. Per questo è quanto di più democratico possa esserci.". Una vittoria contro la Nestlé sarebbe un forte messaggio anche per le altre multinazionali che sfruttano impunemente i popoli del Terzo Mondo appropriandosi del frutto delle loro terre e del loro lavoro e lasciando in cambio sottosviluppo e rifiuti tossici.

Per fermare queste ingiustizie non solo verso chi le subisce direttamente ma anche per chi, nella miope ottica a breve termine ne appare beneficiario perché può comprare a poco prezzo il frutto della terra e del lavoro altrui, il mezzo più efficace è usare finalmente il nostro potere di consumatori, rivendicando e praticando la nostra autodeterminazione su fronti apparentemente poco politici e poco eroici quali la scelta della nostra alimentazione e dei nostri acquisti, ossia dell' uso dei nostri soldi, in favore di un mondo migliore.

Parallelamente al boicottaggio si può infatti definire e proporre un nuovo modello di consumo critico che prenda in considerazione la storia del prodotto, la moralità della casa produttrice, l'inquinamento di cui è responsabile etc. così da rafforzare i sistemi produttivi e commerciali corretti che implichino un modello di sviluppo alternativo a quello attuale.

Tutto ciò ed in particolar modo l'efficacia del boicottaggio è solo un'utopia se resta il progetto di pochi, ma può avere realmente successo se riesce a diffondersi come è avvenuto in passato. Per questo c'è bisogno dell'impegno di tutti. Anche del tuo.

Cronologia del boicottaggio
Attualmente la campagna è diffusa in 18 nazioni: Australia, Canada, Finlandia, Filippine, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Isole Mauritius, Italia, Messico, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, USA.

I vantaggi dell'allattamento al seno
A cura della Dottoressa Sofia Quintero Romero, esperta sull'allattamento materno e la salute delle donne

Per il bambino:

Per la madre: Vantaggi generali: E soprattutto:

"Anche in condizioni di estrema malnutrizione una madre continua a produrre il latte necessario al bambino... Nutrire di più la madre costa solo un decimo del latte artificiale per il bambino." The Lancet (rivista specializzata di medicina)

Guida pratica al boicottaggio

Il primo passo per aderire alla campagna di boicottaggio contro la Nestlé è quello di impegnarsi a non comprare Nescafè e Nesquik. Nescafè è il prodotto simbolo della multinazionale e per questo è boicottato in tutto il mondo; Nesquik è stato scelto per la campagna italiana viste le scarse vendite del Nescafé.

Ogni persona poi, può impegnarsi a seconda della propria disponibilità e sensibilità:

I singoli, le associazioni e i gruppi che sono interessati ad aderire al boicottaggio possono iscriversi alla RIBN, in modo da essere sempre aggiornati sugli sviluppi della campagna. I gruppi che non vogliono aderire, ma attuano il boicottaggio, sono comunque pregati di fornire il loro indirizzo alla segreteria. L'adesione alla Rete è caratterizzata da quattro aspetti:
  1. consenso politico alle finalità e agli strumenti propri della Campagna di boicottaggio;
  2. apporto organizzativo, o semplice sostegno economico e consenso politico;
  3. quota di partecipazione (L. 10.000 per gli individui, L. 30.000 per le organizzazioni locali, L. 100.000 per quelle nazionali, regionali e le ONG);
  4. accettazione dello statuto.

Che cos'è la Rete Italiana Boicottaggio Nestlé

La RIBN si è costituita per rispondere alla comune esigenza di dar peso e organizzazione al boicottaggio della Nestlé che, grazie all'opera di numerosi gruppi locali, era già diffuso sul territorio nazionale.

Lo scopo della RIBN può essere così sintetizzato:

Il portavoce della RIBN è il dott. Adriano Cattaneo, consulente dell'Unità per la Ricerca sui Servizi Sanitari e la Cooperazione Internazionale, rintracciabile presso l'Istituto per l'infanzia "Burlo Garofolo", Via dell'Istria 65/1 34137 Trieste, tel. 04 03 78 52 36 fax 04 03 78 54 02, posta elettronica cattaneo@burlo.trieste.it.

La segreteria è presso SCI Servizio Civile Internazionale, Via G. Cardano 135, 00146 Roma, tel/fax 06 55 85 26 8 , posta elettronica pona@casaccia.enea.it

Bibliografia

Indirizzi utili
Se volete essere inseriti nella lista dei gruppi, contattate la segreteria RIBN.
Campania
Ass. Ipotenusa, via Mauri, 84100 Salerno, tel. 0 80 33 94 02
Emilia Romagna
Mani Tese Faenza, 48018 Faenza (RA), tel. 05 46 68 06 65
Ass. Italiana Amici di Raoul Foullerau, via Borselli 4, 40135 Bologna, tel. 01 83 27 27 37
Ferrara Terzo Mondo, c.so Porta Po 72/a, 44100 Ferrara, tel. 05 32 20 54 72
Friuli-Venezia Giulia
gruppo NOstlé Udine c/o Bottega Del Mondo, via Tiberio Deciani 18, 33100 Udine, tel. 0432/297310
Lazio
CIPAX, via Peralba 2/a, 00141 Roma
SCI, via G. Cardano 135, 00146 Roma
Gruppo Amici di Alfredo c/o Maria Assunta Faiola, via G. Conti 19, 04019 Terracina (LT)
Fare Verde, via Sommacampagna Roma
Liguria
AIFO Laboratorio di Cristo Re, via Trento 11, 18100 Imperia, tel. 0183/272737
Ass. Consumo Etico Ligure c/o La Bottega Solidale, via Vannucci3, 16120 Genova, tel. 011/583883
Movimento Nonviolento Savona, via Molmetti 11, 17024 Savona, tel. 019/600274
Lombardia
Ass. Consumatori Utenti, via Bazzini 4, 20131 Milano
Comitato Boicottaggio Nestlé Bergamo c/o coop. Il Seme, via Bonomelli 9, 24100 Bergamo, tel. 035/242829
Hakuna Matata, via Pasubio 51, 25013 Carpenedolo (Bs), tel. 0368/3167238
Terra Viva, via Solferino 86, 20038 Seregno (MI), tel. 0362/326305
Elena Ossola, via Amari 6, 21100 Varese
MIR-Mov. Nonviolento, via Macchi 12 21100 Varese, tel. 0332/310092
Circolo Unione Donne Italiane c/o Marisa Mazzoleni, via Negroni 7 20060 Pessano con Bornago (Mi)
Coop. Fraternità, via Cascina Nibai, 20063 Milano, tel. 02/9231981
Amalia Navoni, via Montale 14, 20051 Milano
Mani Tese Milano 94 (Silvano Premoselli), via Cavenaghi 4, 20100 Milano, tel. 02/48008617
Piemonte
Ass. Tsèdaqua, c.so IV Novembre 3, 12042 Bra (CN), tel. 423703
Gruppo Oltre, via Umberto I 87, 12019 Vernante (CN) tel. 0171/920112
CoCoRiCò c/o Andrea Saroldi, corso Turati 25/5 10128 Torino ntel. 011/591879
Il Ponte, p.zza Papa Giovanni 23 10094 Torino, tel. 011/9364611
Gruppo per l'Autogestione, via Cotti Ceres 12, 14100 Asti, tel. 0141/354061
MIR-Mov. Nonviolento Piemonte/Valle d'Aosta, via Locana 15 ,Torino, tel. 011/740985
Puglia
Gruppo Missionario Ostuni c/o Claudio Francioso, via Pescara 2, Ostuni (Br)
Pax Christi Putignano, corso Vittorio Emanuele 28, 70017 Putignano (Ba)
Toscana
Bottega Tupac Amaru, via della Repubblica 11, 51039 Quarrata (Pt)
Comitato Boicottaggio Nestlé Pisa c/o Il Chicco di Senape, p.zza Vettovaglie 18 56126 Pisa, tel. 050/598946
Centro Nuovo Modello di Sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pi)
Liberarsi, via degli Armeni 1, 51100 Pistoia
Trentino-Alto Adige
Gruppo Boicottiamo la Nestlé c/o Paola Carisi, via Grazioli 126, 38100 Trento
Veneto
Coordinamento Padovano, c/o CUAMM via S. Francesco 126, 35100 Padova, tel. 049/8756222
Gocce di Giustizia c/o Casa per la Pace, Contrà Porta Nova 2, 36100 Vicenza tel. 0444/327395
Gruppo Misionario San Marco, c/o Claudio Raffaelli, via Ortolan 39, 31021 Mogliano Veneto (TV)
Il Melograno, via Villa 12, 37125 Verona, tel. 045/8301918
Movimento Nonviolento Nazionale, via Spagna 8, 37100 Verona, tel. 045/8009803
INDIRIZZI INTERNAZIONALI
International Nestlé Boycott Committee (INBC) Secretariat c/o Baby Milk Action 23 St. Andrew's Street, Cambridge CB2 3AX, Regno Unito
IBFAN c/o GIFA, BP157, 1211 Genéve 19, Svizzera, tel +41 22 798 9164, fax +41 22 798 4443

Materiale di supporto
Questo materiale può essere richiesto alla segreteria RIBN.

Per ulteriori informazioni:
RETE ITALIANA BOICOTTAGGIO NESTLÉ
presso: SCI Servizio Civile Internazionale
Via G. Cardano 135
00146 Roma
Tel/fax 06 55 85 26 8