NIGERIA: LA RESPONSABILITA' DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE

FONTE : THE GUARDIAN (ANDY ROWELL)


La repressione e' la risposta contro chi osa sfidare il potere delle

multinazionali.



LE RESPONSABILITA' DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE



La Shell, in Nigeria, e' da lungo tempo al centro delle proteste. Il

malcontento ha spinto, nel 1990, gli etche a protestare nel villaggio di

Umuechem. La Shell ha chiesto l'intervento della brutale Mobile Police

Force (MPF) che ha massacrato 80 persone e distrutto 495 abitazioni.





La Shell si e' autoassolta da ogni responsabilita', anche se aveva chiesto

esplicitamente alla MPF di reprimere la manifestazione. Nel marzo del 1992

la comunita' di Omudiogo si lamentava per la mancanza di assistenza da

parte della multinazionale. Quattro mesi piu' tardi la MPF veniva

nuovamente inviata a zittire chi protestava contro la multinazionale.





Nel febbraio del 1994, un'altra manifestazione pacifica della popolazione

di Rumuobiokani contro gli stabilimenti della Shell e' finita con l'arrivo

dei soldati, della MPF e della forze aeree e navali.



Ma le proteste delle comunita' non si sono rivolte unicamente alla shell.

Ci sono altre compagnie petrolifere che lavorano nel delta, e la SHELL, la

ELF e la CHEVRON sono solo le piu' importanti. Nell'ottobre del 1993,

cinquemila persone hanno manifestato contro la raffineria della ELF a

Obagi. La risposta della MPF e' stata dura: case bruciate, saccheggiate,

distrutte;gente picchiata e ferita. Il mese successivo, tremila persone che

manifestavano a Brass davanti allo stabilimento dell'AGIP, sono state

accolte dai candelotti lacrimogeni sparati dalla MPF e dalla marina. I

manifestanti sono poi stati dispersi a colpi di manganello. Tutte le strade

che conducevano al villaggio sono state chiuse per punizione per i

successivi nove mesi. ma sono gli ogoni ad aver rappresentato l'avanguardia

del movimento per un risarcimento adeguato e per l'autodeterminazione

ecologica, e la Shell e' la principale imputata. Il crescente dissenso

degli ogoni e' culminato nella grande manifestazione del gennaio del 1993.

La repressione e' stata feroce : 27 villaggi distrutti, 80 mila profughi,

duemila morti. La Shell, come tutte le altre compagnie del delta, ha preso

le distanze. Ma il potere ecomonico della multinazionale e' tale che sono

in pochi a dubitare che non avrebbe potuto interrompere immediatamente il

conflitto, o almeno impedire l'uso della violenza contro i manifestanti. La

Shell sostiene che le compagnie private non possono farsi coinvolgere nel

processo politico dei paesi in cui operano. Sembrerebbe una posizione

legittima, ma la Shell e' gia' profondamente coinvolta nella situazione

politica nigeriana.



BOICOTTATE LA SHELL, L'AGIP E L'ELF !



STAMPATE E DIFFONDETE QUESTO MESSAGGIO !



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Un tribunale militare ha condannato a morte e fatto uccidere lo scrittore

nigeriano Ken Saro-Wiwa e altre otto persone. Lottavano contro i danni

ambientali provocati in Nigeria Dalla Shell. Un reportage dello Spiegel dal

delta del Niger, la zona del paese piu' ricca di petrolio.





Lo scrittore Nigeriano Ken Saro-Wiwa e altri otto attivisti ogoni, da anni

schierati contro le attivita' della Shell in Nigeria, sono stati condannati

a morte da un tribunale militare e uccisi il 10 novembre 1995.



Il commonwealth ha deciso la sospensione del paese dall'organismo per due

anni, periodo accordato al regime del generale Abacha per realizzare

profonde riforme democratiche, prima dell'espulsione definitiva.

L'unione europea e gli stati uniti hanno richiamato i loro ambasciatori.

Intanto, a Lagos, la polizia ha sciolto una manifestazione di protesta.







FONTE : Der Spiegel, 12 ottobre 1995 (pag. 126)



LA SHELL HA RUBATO LA NOTTE NIGERIANA



EBUBU, 12 Ottobre 1995



Quando piove su Ebubu, i bambini si ammalano. E in autunno, nella regione

del delta del Niger, piove continuamente. In questa stagione, Olua Kamalu

e' ancora piu' indaffarato del solito. "Soffrono di ogni sorta di allergie

cutanee", spiega il medico che da tredici anni lavora in questo misero

villaggio. Non si fa illusioni :"io posso consolarli, ma non posso

guarirli". Mentre una bufera d'acqua si abbatte su Ebubu, Kamalu si da' da

fare nel suo ambulatorio. L'armadio dei medicinali e' praticamente vuoto,

perfino un tubetto di pomata per la pelle e' una rarita'. Cosi' i bambini

si grattano a sangue le chiazze di eczema che prudono.



    "Poi le piaghe s'infettano e il bambino e' morto",

Spiega il dottor Kamalu. A Ebubu, come quasi dappertutto nel sud-est della

Nigeria, la sofferenza e la morte fanno parte della quotidianita'. Qui, la

densita' della popolazione e' altissima. La terra e' fertile e la

vegetazionne abbondante. Una volta i fiumi erano pescosi e la piu' grande

palude di mangrovie di tutta l'Africa e' stata per molto tempo

un'inesauribile riserva di cacciagione. Quel paradiso e' praticamente

scomparso. Le multinazionali del petrolio, come la Royal Dutch Shell,

sfruttano da parecchi anni le riserve petrolifere del delta del Niger.

Fiamme gigantesche appestano l'aria e mandano una luce intensa sulla

foresta, anche di notte. Di tanto in tanto delle esplosioni, dovute alla

vetusta' degli impianti, distruggono campi e foreste. Le perdite che si

producono negli oleodotti arrugginiti contaminano i terreni. Le raffinerie

emettono direttamente nell'atmosfera sostanze tossiche non filtrate e i

residui chimici vengono scaricati nel fiume e nelle sue ramificazioni.



LE PROTESTE DEI NIGERIANI



I regimi militari che si succedono trovano in tutto questo fonti

considerevoli di profitto e fino a oggi non si sono molto preoccupati dei

guasti causati all'ambiente e dei rischi a cui e' esposta la salute della

popolazione. Ma presto le cose potrebbero cambiare.

Dopo aver dovuto subire le pressioni degli avversari dell'apartheid in

Sudafrica, dopo essere stata costretta, in tempi piu' recenti, a riportare

sulla terraferma la piattaforma petrolifera Brent Spar, la Shell deve ora

fare i conti con le proteste dei nigeriani.

Il gruppo e' bersagliato da richieste di risarcimento e, ancora una volta,

da appelli al boicottaggio. In occasione della fiera del libro di

Francoforte, all'inizio di ottobre, Wole Soyinka, scrittore nigeriano e

premio nobel per la letteratura, ha denunciato pubblicamente la collusione

fra i militari al potere e le multinazionali. La Shell Germania e' in

allarme. Ancora non si e' rifatta della diminuzione del giro d'affari

seguita alle giornate di lotta per la Brent Spar, e gia' si profilano nuove

difficolta'.



    "La gente della Shell e' arrivata con i bulldozer e ha preso possesso

del nostro paese ", dichiara Nelsono Igbunefu, capo del villaggio di

Umuechem. All'epoca, nel 1959, era ancora molto giovane. Nessuno si rendeva

conto di che cosa fossero venuti a fare i bianchi. Non ci fu nessuna

mobilitazione. E' proprio nei campi di questo come di altri piccoli

villaggi che gli ingegneri della Shell hanno cominciato a darsi da fare.

Hanno piazzato della cariche di esplosivo, gli hanno dato fuoco, hanno

misurato la onde di sovrappressione e con questo sistema hanno localizzato

i giacimenti di petrolio piu' grandi. La popolazione locale stava a

guardare, spaventata e interdetta.

    Servendosi di enormi macchine, quei pionieri del petrolio spianarono il

terreno per tracciare delle strade nella savana e nella foresta,

installarono dei pozzi e costruirono degli oleodotti. Oggi, a Umuechem,

migliaia di barili di petrolio greggio, di ottima qualita' e a basso tenore

di zolfo, escono da piu' di cinquanta pozzi. In tutto il delta esistono

diverse migliaia di zone di sfruttamento come questa. Ogni giorno, la Shell

Petroleum Development Company of Nigeria (SPDC) estrae circa 290mila barili

di greggio che percorrono piu' di 6200 chilometri di tubazioni per arrivare

fino alla costa. Tutto questo rappresenta una fetta importante della

produzione nigeriana e, per la Shell, nel 1994, il 17 per cento del

petrolio che estrae in tutto il mondo. Lo Stato nigeriano e' il principale

partner della shell nella SPDC. Oltre a loro, anche l'AGIP e l'ELF

AQUITAINE detengono una piccola quota del capitale.





NON CI OCCUPIAMO DI POLITICA



Il boicottaggio, invocato da alcune organizzazioni di difesa dei diritti

umani come UMAN RIGHTS WATCH/AFRICA o AMNESTY INTERNATIONAL, e' sempre

stato respinto, fino a questo momento, dalle multinazionali. "Non crediamo

all'effetto delle sanzioni, quali che possano essere", spiega Alan

Detheridge, dirigente della Shell Nigeria a Londra. "noi non ci occupiamo

di politica".



Per i progetti di sviluppo, la SPDC del delta del Niger ha speso, secondo

quanto essa stessa ha affermato, qualcosa come 23 miliardi di lire nel

periodo 1987-1992. Nell'altra colonna del bilancio della Shell sono stati

iscritti, nel corso degli ultimi trent'anni, da 45MILA milardi a piu' di

56MILA milardi di lire di entrate derivanti dall'attivita' petrolifera.



Un piccolo strato corrotto della societa' nigeriana ha tratto vantaggi

dalla rendita petrolifera. Ma sono i poveri che subiscono le conseguenza

ecologiche di questo sfruttamento selvaggio. "La Shell ci ha preso la

notte", dice Igbunefu, il capo villaggio - che si avvicina alla sessantina

-, strofinandosi gli occhi arrossati dall'infiammazione. "in cambio,

abbiamo avuto la puzza e l'acqua inquinata". Nella foresta, non lontano

dalle capanne del villaggio di Umuechem, gli impianti di combustione

emettono una specie di forte sibilo. Queste centinaia di flares, come li

chiamano qui, sputano senza interruzione sostanze tossiche e fuliggine.

Ogni giorno, la sola Shell libera piu' di 28 MILIONI DI METRI CUBI di gas

nel delta del Niger. Quando piove, dal cielo cade un'acqua sporca che

contiene, a seconda della direzione del vento e del volume della

produzione, ogni specie di sostanze chimiche. Gli abitanti del luogo vanno

ad attingere l'acqua potabile da pozzi poco profondi, dove talvolta devono

prima allontanare con le mani lo strato di idrocarburi che copre la

superficie per potervi immergere i loro secchi. Molti abitanti soffrono di

allergie, di malattie dei bronhci e dello stomaco.



La Shell aveva promesso alla gente attrezzature sanitarie, strade,

elettricita' e scuole. "Abbiamo aspettato, abbiamo supplicato, abbiamo

organizzato petiizoni", racconta Igbunefu, di solito cosi' tollerante,

"finche' non ci siamo stufati".



In un primo tempo, la Shell ha calmato gli animi facendo qua e la' dei

piccoli doni. La multinazionale si e' dimostrata dispostissima a offrire il

suo aiuto nei casi in cui la miseria degli abitanti saltava agli occhi.

Come a Ejamah, quasi vent'anni fa. A quell'epoca, si verifico' l'esplosione

di un grande oleodotto. Dalla falla comincio' a uscire un getto di petrolio

in fiamme alto parecchi metri. Dodici persone morirono bruciate o

soffocate. Le shell sospetto' un sabotaggio. Ma la multinazionale si

impegno' a riparare i danni a sue spese per aiutare la gente. Il capo

villaggio Osaro, che gli indigeni chiamano semplicemente capo, ci mostra

che aspetto abbia avuto questo aiuto, e ci sonduce a pochi passi dalle

capanne del villaggio, non lontano dal luogo dell'incidente di allora. C'e'

caldo, e nonostante il vento leggero, c'e' puzza come in una fabbrica di

prodotti, chimici, in mezzo alla foresta, nascoste dietro cespugli e alberi

alti alcuni metri, ci sono dozzine di pozzanghere. "Quelli della Shell sono

gente furba", dice Osaro e rimesta con il suo bastone nella massa

appiccicosa. "Hanno scavato buche e poi hanno semplicemente rovesciato

dentro tutta la sporcizia". Cinque anni fa, la gente di Umuechem era

arrivata al limite : diverse centinaia di uomini e di donne bloccarono

l'accesso a un campo petrolifero chiedendo ai dirigenti della Shell di

prendere provvedimenti concreti. Ma questi ultimi non erano disposti al

dialogo. Intervenne un commando della polizia nigeriana : tre giovani

furono uccisi, poi la folla inferocita lincio' uno dei poliziotti.

L'indomani all'alba, la Special Task Force dello stato di River piombo' a

Umuechem con automezzi blindati. Il villaggio fu saccheggiato, decine di

capanne furono incendiate o fatte saltare in aria con l'esplosivo.



I soldati presero l'uomo piu' vecchio del villaggio e i suoi figli, li

trascinarono fuori dalla capanna, li cosparsero di benzina e gli dettero

fuoco.



Secondo alcuni testimoni, i militari, armati di mitragliatrici pesanti,

sparavano su tutto quello che si muoveva. "Non piu' di qualche settimana

fa, abbiamo trovato, per caso, degli scheletri", riferisce Igbunefu - ma

non riesce a dire di piu'. I cadaveri, fra cui quello di suo figlio,

trasportati dalla corrente del fiume, erano rimasti impigliati al pilone di

un ponte, a due chilometri di distanza dal villaggio. Per le unita'

speciali, il massacro di Umuechem fu l'inizio di una serie di azioni

destinate a terrorizzare la popolazione. Chiunque dia fastidio alle

multinazionali del petrolio - e' bene che gli abitanti del delta del Niger 

lo sappiano - sara' brutalmente ricondotto alla ragione o paghera' con la

vita. Dopo la denuncia di quest'uso sistematico del terrore, fatta anche

all'estero, e la messa sotto accusa della Shell, la multinazionale ha

reagito. "Noi condanniamo la violenza", ha dichiarato il presidente del

gruppo e, come al solito, ha aggiunto: "non e' affar nostro".



MILIARDI DI RISARCIMENTO



Certo, la Shell dirige il consorzio, ma sono i nigeriani ad avere la

responsabilita' delle violenze commesse, questa e' l'argomentazione del

gruppo anglo-olandese. La popolazione locale vede le cose in modo diverso.

E' nato il movimento for the Survival of the Ogoni People (Mosop, Movimento

per la sopravvivenza del popolo ogoni). I 500mila ogoni chiedono miliardi

di risarcimento al gruppo Shell ed esigono, da parte dello Stato, il

diritto all'autodeterminazione politica. Dopo questa sollevazione

collettiva, piu' di un migliaio di ogoni sono stati assassinati, e donne e

ragazze sono state violentate. La regione e' rigorosamente circondata e

unita' militari pattuglilano i villaggi. Il portavoce del Mosop, lo

scrittore Ken Saro-Wiwa e' stato incarcerato0 [e poi condannato a morte da

un tribunale militare e ucciso il 10 novembre 1995].



Ormai, i dirigenti della Shell cominciano a essere imbarazzati per questo

stato di cose. La situazione dei diritti umani e la mancanza di protezione

dell'ambiente diventano argomento di discussione nello stesso gruppo.

Secondo un rapporto interno, fra il 1985 e il 1993 si sono verificati circa

90 incidenti solo nella ragione in cui vivono gli ogoni. In tutto il delta,

la media degli incidenti sarebbe di 221 all'anno, con 7350 barili di

petrolio svaniti nel nulla. "Ma probabilmente non siamo a conoscenza di

tutti i guasti che si producono", ammette un ingegnere della compagnia.



La Shell Germania teme un secondo scandalo internazionale legato

all'ecologia, che potrebbe di nuovo provocare una diminuzione del suo giro

d'affari e dei suoi utili. Negli anni a venire, si dice oggi, circa 14

miliardi di dollari sono destinati a essere investiti in nuovi impianti in

Nigeria. La Societa' Deutsche Shell Ag, con sede ad Amburgo, che

distribuisce fra l'altro il petrolio della Nigeria, ha gia' dichiarato,

come misura precauzionale, di non essere responsabile. Kaus-Peter

Johanssen, portavoce del gruppo, ha affermato:"Le societa' Shell nazionali

agiscono in piena autonomia".





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