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Grozny bombardata

Rassegna stampa Sulla Cecenia

Internazionale N. 145 - 30 AGOSTO 1996

Gli irriducibili ceceni

EVGENIJ KRUTIKOV, NOVOE VREMJA, RUSSIA


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La Cecenia ha resistito a venti mesi di guerra. Un settimanale russo cerca di capire le ragioni storiche di un sentimento di indipendenza così forte

Il generale Aleksandr Lebed, segretario del Consiglio di sicurezza di Russia, ha raggiunto il 27 agosto un accordo di pace con i ribelli separatisti ceceni.

Il trattato è stato firmato dopo numerose difficoltà e violazioni dei cessate il fuoco concordati in precedenza. Il giorno dopo la firma, come previsto dagli accordi, le truppe russe hanno cominciato a lasciare Grozny, la capitale cecena. Lebed è quindi tornato a Mosca per discutere col presidente, Boris Eltsin, la soluzione politica del conflitto, che si calcola abbia causato almeno quarantamila morti.

Il piano di pace firmato da Lebed dovrebbe prevedere la concessione di uno speciale statuto di autonomia alla piccola repubblica caucasica.

MOSCA, 23 AGOSTO 1996

L’accumularsi di errori che, dal 1991, accompagna i provvedimenti delle autorità federali in Cecenia deriva in gran parte dall’incomprensione dei dirigenti russi per le particolarità del carattere nazionale dei ceceni e degli ingusci (1) e per il sistema di organizzazione interna della società vainakh - termine autoctono che definisce la popolazione dei ceceni-ingusci (2) -; un’organizzazione che già in passato aveva permesso a questi popoli di resistere per decenni a una guerra di sterminio condotta dal più grande Stato del mondo, l’impero russo.

Contrariamente ai popoli adigofoni (i cerkessi), i ceceni sono passati attraverso questa guerra senza grandi cambiamenti sociali, affermando e rafforzando la loro struttura tribale, un principio di organizzazione della nazione che ha permesso loro di sopravvivere alla pressione militare e culturale e di evitare la russificazione.

Durante l’estate 1994 l’astuta politica di Sergej Stepacin, a quel tempo presidente del Fsk-Fsb, l’ex Kgb, trasformava la lotta contro il regime separatista di Djokhar Dudaev in "conflitto interno ceceno", appoggiando militarmente degli oppositori ceceni diretti da Mosca.

Ma l’idea di destituire il generale ribelle attraverso gli stessi ceceni era destinata al fallimento: voleva dire ignorare la struttura tribale del popolo ceceno.

Le tribù dei ceceni

Per i ceceni e gli ingusci di oggi, la tribù è innanzi tutto un gruppo che forma la personalità dell’individuo. Il ceceno porta il nome di uno dei suoi antenati più prossimi, il nonno o il bisnonno ("secondo" o "terzo" padre), ma si può arrivare fino al "quarto" se non al "quinto" padre. Una parentela basata sullo stesso nome si chiama neki (clan). Alcuni neki apparentati discendono da uno stesso antenato, fondatore di queste stirpi. Un gruppo più esteso di parenti costituisce un gar (fratria) e diversi gar formano un teip (tribù), dall’arabo taifa.

Attualmente questi teip sarebbero 150, rispetto ai 100 della metà del secolo e ai 59, secondo la leggenda, dell’inizio del Ventesimo secolo.

I membri di uno stesso teip vivono separati; le tribù più grandi sono disseminate su quasi tutto il territorio etnico dei ceceni e degli ingusci. In questo modo le tribù vainakh hanno una funzione non di divisione, bensì di collante etnico.

Da questo punto di vista il loro ruolo è particolarmente significativo se lo si paragona con i tukum, suddivisioni territoriali del popolo ceceno dotate di un territorio reale o storico. I tukum sono nati dalle alleanze di tribù: il tukum di Chatoj in Cecenia, ad esempio, è stato formato da una decina di tribù che popolavano la depressione di Chatoj. Il numero di tukum varia a seconda delle leggende da 7 a 13.

A seconda della situazione storica, i tukum possono identificarsi con l’etnia o mostrare tendenze separatiste. Invece la tribù non può portare a tensioni separatiste; nonostante le loro contraddizioni permanenti, le tribù ignorano le tendenze centrifughe e la loro struttura spinge sempre al consolidamento etnico. Tuttavia, nel vicino Daghestan i tukum sono stati la principale forma di organizzazione della società, mentre la struttura tribale - quella dei teip - era inesistente.

Tribù pure e impure nella storia

Una leggenda afferma che le tribù cecene originarie, le nokhchmakkhoj - ne esistevano più di 20 -, popolavano la regione di Nakhcho, sulle montagne, da dove si sarebbero diffuse in tutta la Cecenia. Questi teip (Benoj, Tsenteroj, Kurchaloj e altri) reclamano la denominazione di "puri", cioè di "nobili". Viceversa i teip che comprendevano uomini con origini diverse sono, dal punto di vista dei nokhchmakkhoj, delle "tribù impure". Questa credenza si rifà a una serie di miti "etnogenetici" che risalgono a tempi remoti.

Nella storia ufficiale, che comincia con Chamil (1797-1871, eroe dell’indipendenza del Caucaso), la definizione di tribù "nobile" aveva grande importanza; significava che la tribù aveva le sue terre e la sua montagna, non pagava tributi e si distingueva per una certa condotta.

È evidente che tutte le tribù si sforzavano di rientrare in questa categoria e talvolta ci riuscivano. Ma oggi dividere le tribù in "nobili" e "non nobili" è estremamente dannoso per la vita pubblica. Un influente giornale moscovita, ad esempio, ha voluto definire "nobili" due teip che avevano legami, reali o leggendari, con i russi. Questo genere di dichiarazioni non fa che mettere la gente in situazioni imbarazzanti.

L’organizzazione tribale oggi

Oggi si può definire la tribù, sull’esempio di simili strutture di organizzazione sociale di alcuni popoli (curdi, pashtuni), come una comunità o un’alleanza di comunità destinata a proteggere i suoi membri da un’aggressione esterna e a mantenere gli antichi costumi e il modo di vita tradizionale.

Va notato che gli inglesi, che per molto tempo hanno cercato di stabilire un controllo su etnie a struttura tribale o di clan, ritengono che vi siano solo due sistemi per dirigere più o meno efficacemente queste popolazioni: applicare il principio del divide et impera o creare piccole entità statali con a capo dei leader lealisti.

A poco a poco la struttura tribale, allo scopo di preservare il genotipo e la cultura dei vainakh - il teip è la roccaforte dell’adat, la tradizione -, ha "chiuso" sempre di più le società cecena e inguscia, trasformandole in insiemi autosufficienti.

Così i ceceni e gli ingusci sono diventati artificialmente delle nazioni "pure", poiché hanno cominciato a negare l’origine straniera di numerose tribù (il fondatore della tribù dei Guezloj era un prigioniero tataro, quello dei Dzumsoj era di origine georgiana e così via). All’inizio del Ventesimo secolo le nazioni vainakh costituivano una società completamente chiusa, con strutture rigide, impermeabile alle influenze esterne. Una situazione che si è mantenuta, malgrado alcuni cambiamenti molto superficiali, fino ai nostri giorni.

La religione e la politica

Presso gli altri popoli del Caucaso e del Medio Oriente, la cui vita etnica è retta da una struttura tribale, l’appartenenza religiosa non influisce sulla natura della tribù. L’idea di stirpe conserva un’importanza fondamentale: se la stirpe non esiste, le genealogie sono semplicemente inventate. Infatti l’alleanza politica - che è l’evoluzione odierna della tribù - si accompagna necessariamente, per lo meno a un certo livello, a una ricerca di parentela. Una ricerca attraverso la quale questa alleanza politica si rifà al passato e riceve la "consacrazione" storica degli antenati (i parenti del teip). Per i vainakh ciò corrisponde alla storia dell’etnia nel suo insieme.

Il sufismo (3) è la parte più importante dell’ideologia tradizionale e dell’etnopsicologia dei vainakh. Fino a oggi il carattere religioso della coscienza collettiva nella parte orientale del Caucaso del nord ha rappresentato un elemento di base inscindibile dai processi sociopolitici e ideologici. La convinzione diffusa secondo la quale i caucasici sarebbero indifferenti all’islam e non avrebbero affatto compreso i dogmi musulmani vale solo per gli adigezi e gli abkhazi che, sebbene "musulmani", restano fondamentalmente pagani e tradizionalisti.

Per i sufi, la mistica "marcia sulla retta via" (rachada) si basa su una cieca sottomissione alla volontà dell’islam. E grazie all’amplificazione del fenomeno di consacrazione del potere politico, la setta mistica del sufismo è diventata un’istituzione politica e ideologica molto attraente. Così in Daghestan, in Cecenia e in Inguscezia, in una situazione di guerra permanente ultradecennale contro i più grandi Stati del mondo e in assenza di un centro politico unico capace di unificare i processi politici, il misticismo musulmano ha trovato un terreno favorevole e ha conosciuto un’enorme espansione.

La confraternita sufi dei Nakshbandi (il cui centro si trova in Kurdistan) ha fatto proseliti in tutto il Caucaso del nord, e il sufismo è diventato la religione delle masse montanare. Anche paragonata ad altre sette islamiche, la confraternita dei Nakshbandi si caratterizza per un estremo fanatismo religioso e per i suoi appelli alla guerra santa, gazzavat - la jihad. Il ruolo socionormativo delle tribù prevale sulle istituzioni giuridiche dell’imamat, lo Stato teocratico di Chamil, nel quale tutti gli aspetti della vita umana dovevano essere regolati dagli sceicchi e dagli imam secondo i principi della sharia e i canoni etici e morali sufi. A maggior ragione, il ruolo regolatore delle tribù è più potente di quello delle istituzioni giuridiche dello Stato attuale. I "consigli del paese" vainakh (mekhk-kkhel), che l’amministrazione di Dudaev era stata costretta a riconoscere come istituzioni ufficiali dello Stato, si occupavano delle questioni riguardanti i diritti e la situazione della donna, della sua protezione, dei problemi di carattere militare e così via. La struttura tribale evita, peraltro, di fare dell’etnia un valore assoluto, di renderla un feticcio. È interessante ricordare che lo stesso imam Chamil era àvaro - l’etnia principale del Daghestan - e non ceceno, e non era quindi troppo vincolato nelle sue idee e nei suoi atti al retaggio della tribù e del clan.

La tribù e il carattere del singolo

In realtà i vainakh sono convinti dell’esistenza di una "genetica" del comportamento. Per loro l’appartenenza a questo o quel teip determina i tratti principali del carattere di un uomo. Nell’attuale Cecenia gli ideologi del Partito democratico vainakh e del Congresso pan-nazionale del popolo ceceno hanno evitato per molto tempo di dichiarare pubblicamente a quale teip apparteneva Dudaev, per evitare che qualcuno cercasse di definire le particolarità storiche di questa tribù, le sue caratteristiche distintive, che sarebbero state automaticamente attribuite allo stesso Dudaev. La sua tribù, Orstkhoj-Netchoj, si caratterizza per un’eccessiva aggressività e per un comportamento che gli stessi ceceni giudicano estremamente irascibile.

Questa comunità proviene dai resti dell’etnia degli Orstkhoits, che viveva alla frontiera della Piccola Cecenia storica e dell’Inguscezia degli altopiani. Questa tribù aveva opposto una resistenza molto accanita alle truppe russe durante la guerra del Caucaso, con il risultato di essere quasi sterminata. I sopravvissuti furono adottati dai ceceni e subito considerati come tali. (A. D. R.)

(1) Ceceni e ingusci hanno condiviso la Repubblica sovietica autonoma di Cecenia-Inguscezia dal 1936 al 1991, con un’interruzione tra il 1944 e il 1957, a causa della loro deportazione di massa in Siberia e in Kazakistan da parte di Stalin. Nel 1991 i ceceni hanno proclamato l’indipendenza, mentre gli ingusci sono restati nella Federazione russa.

(2) In realtà si tratta di una sola etnia: i russi chiamarono "ingusci" una delle tribù cecene.

(3) Dottrina e organizzazione mistiche musulmane che ritengono possibile il contatto diretto con Dio attraverso mezzi estatici e meditazione.

Frankfurter Allgemeine - Courrier International