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Grozny bombardata

Rassegna stampa Sulla Cecenia

Internazionale N. 61 - 14 GENNAIO 1995
168 ORE - I fatti e le notizie della settimana
In primo piano

LA STORIA


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La Cecenia è una piccola repubblica di 13mila km quadrati, montagnosa, sul versante caucasico della Russia. Popolata da 1,2 milioni di abitanti in maggioranza musulmani sunniti, ha sempre resistito alla colonizzazione russa. Sotto la guida dell’imam Chamil, è stata la punta di diamante della guerra d’indipendenza del Caucaso fino al 1859, quando Chamil venne catturato e la Cecenia divenne parte della provincia di Tarek. Dopo la rivoluzione bolscevica si formò la provincia autonoma di Cecenia che, nel 1934, si unì alla Inguscezia. Nel 1936, questa nuova provincia si trasformò in repubblica autonoma. Alla fine dell’occupazione tedesca, Stalin accusò i ceceni e altre popolazioni caucasiche di aver collaborato con i nazisti: 200.000 soldati occuparono la repubblica e deportarono - dal 27 al 30 dicembre 1943 - più di centomila persone. Nel periodo successivo le etnie nazionali scomparvero dalle carte geografiche e dalle statistiche nazionali: semplicemente non esistevano. In totale un milione di persone - tra ceceni, tartari, inguscezi e altri - presero la strada che portava verso l’est. La maggioranza venne portata in Tagikistan. Moltissimi prigionieri - tra i quali anche donne e bambini - morirono durante la deportazione. I sopravvissuti poterono tornare solo nel 1957, dopo la riabilitazione decisa da Nikita Krusciov. Non fu loro permesso, però, tornare nelle regioni dove vivevano prima della deportazione, ma si installarono nelle valli e nei villaggi cosacchi. La Cecenia, che dispone di importanti riserve petrolifere, ha dichiarato la sua indipendenza nell’autunno 1991. A capo del movimento nazionalista si è posto il solo generale ceceno dell’armata russa, Djokhar Dudaev. Attualmente l’opposizione al generale Dudaev è costituita da funzionari comunisti, ex alleati del generale. Il 26 novembre 1994, alcune di queste forze d’opposizione cercano di rovesciare il governo e di conquistare Grozny. Dopo l’insuccesso, il presidente russo Boris Eltsin ordina l’invio massiccio di truppe russe, che entrano in Cecenia l’11 dicembre 1994.

CECENIA, CRONCA DI UN ASSEDIO

Il presidente russo Boris Eltsin il 4 gennaio ordina di fermare i bombardamenti sulGrozny in seguito alle dure critiche dall’interno e dall’estero. Francia, Germania, Belgio e Stati Uniti hanno fatto pressioni sulla Russia affinché chieda all’Organizzazione per la sicurezza europea di aiutarla per risolvere il conflitto con la Cecenia. Anche altri paesi esprimono dissenso per le operazioni militari contro la popolazione civile. Grozny, però, è ancora sotto assedio. Il 7 gennaio il commissario russo per i diritti umani - che di ritorno da Grozny aveva dichiarato che la campagna di Cecenia è più disonesta della campagna nazista e di temere per la democrazia del paese - chiede una tregua almeno nel giorno del Natale ortodosso. Ma Eltsin rifiuta. Si combatte attorno alla stazione, che dista un chilometro dal palazzo presidenziale di Dudaev. L’8 gennaio le armate russe circondano il palazzo. Le granate cadono al ritmo di 20 al minuto ed Eltsin prevede l’invio di altre truppe. Il fronte interno, a Mosca, è spaccato: da una parte la linea interventista di un’ala militare, dall’altra la popolazione civile che inizia a manifestare per il ritiro dei soldati russi. Il primo ministro Viktor Chernomyrdin ordina, il 9 gennaio, di organizzare una tregua di due giorni nella capitale. Le forze armate cecene e quelle russe approfittano della tregua per riprendere fiato e per studiare le loro posizioni, ma soprattutto per raccogliere i loro feriti e i loro morti. Un comandante delle armate cecene ha stimato che sono 2mila i corpi di soldati russi che giacciono ancora a Grozny. L’11 gennaio Dudaev fa la sua prima apparizione dopo molti giorni e chiede un accordo di pace per la Cecenia.

GROZNY "LA TERRIBILE"

La capitale cecena è stata inizialmente, nel 19° secolo, una fortezza russa. La città - il cui nome significa "terribile" in russo - spicca il volo dal momento della scoperta del petrolio, nel 1893. Dal 1897 al 1913, la sua popolazione passa da 15mila a 30mila abitanti. Nel 1922 Grozny diviene la capitale della regione autonoma di Cecenia, poi, nel 1936, della Repubblica socialista sovietica autonoma della Cecenia-Inguscezia, che si dissolve nel 1944 per le deportazioni staliniste. Dopo la morte di Stalin nel 1953, la città recupera il suo rango. Grazie all’industria petrolchimica, Grozny si è sviluppata fino a contare poco più di 400mila abitanti, prima dell’attuale conflitto.

I MASS MEDIA E LA GUERRA

Anche per la stampa e la televisione la situazione è difficile, sia in Russia che in Cecenia. Il responsabile della televisione di Stato russa, Oleg Poptsov, ha denunciato il 6 gennaio un piano del presidente Eltsin che prevedeva il suo licenziamento per "aver detto la verità" nei servizi sulla Cecenia. I collaboratori di Poptsov hanno chiesto la revoca del provvedimento, che sarebbe stato un attentato alla democrazia. Nella Cecenia in guerra, oltre ai soldati di entrambe le parti in lotta, sono caduti anche 3 giornalisti. L’ultima vittima è stata Joehen Piest, corrispondente del settimanale tedesco "Stern" a Mosca. Piest è stato ucciso in un villaggio a 20 chilometri da Grozny. Cynthia Elbaum, fotografa americana, è morta il 22 dicembre 1994 durante un bombardamento russo. Vladimir Jitarenko, inviato speciale del quotidiano dell’armata russa, è morto il 31 dicembre, colpito da un cecchino vicino alla capitale.