Torna alla homepage
    
Cerca nel sito con FreeFind
Clicca per mandare un email Scrivi a PeaceLink
Homepage  |  Chi siamo  |  Come contattarci  |  Mappa del sito  |  Come navigare nel sito  |  Aiuta PeaceLink
Editoriale

PeaceLink-News
L'agenzia stampa di PeaceLink

PeaceLink database
Una banca dati in cui sono state organizzate informazioni utili sulle associazioni e le riviste dell'area ecopacifista e del volontariato.

PeaceLink-Dossier

PeaceLink-Libri
Libri per imparare e aiutare

Appelli
Appelli medici e diritti umani violati

Appuntamenti
Calendario delle iniziative di Pace in Italia


Sostieni la telematica per la pace, versa un contributo sul c.c.p. 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte (TA) - PeaceLink 1995/2000

Grozny bombardata

Rassegna stampa Sulla Cecenia

Internazionale N. 61 - 14 GENNAIO 1995
Opinioni a confronto

Gli occidentali divisi di fronte alla crisi tra Russia e Cecenia


Torna alla rassegna stampa

1 - JOE KLEIN, NEWSWEEK, STATI UNITI

Secondo "Newsweek" l’avventura di Grozny non deve essere l’occasione per abbandonare Mosca. Che Eltsin resti al potere o meno

Per la politica dell’Amministrazione Clinton verso la Russia la crisi cecena è sinonimo di difficoltà. I repubblicani esigono un atteggiamento più intransigente. (...) Henry Kissinger e la maggior parte dei rappresentanti dell’Europa centrale ritengono che la Russia sia troppo imprevedibile perché ci si possa fidare, e che bisognerebbe estendere la Nato a est fino agli Stati baltici e all’Ucraina. (...)

Ma sarebbe un torto cambiare adesso l’essenziale della politica di Clinton, ed è veramente troppo presto per considerare la Russia "perduta". L’insistenza di Kissinger non è altro che un riflesso dell’"orsofobia". Dopotutto dov’è la minaccia? E perché, in questi tempi di umiliazione internazionale assoluta, accrescere la tendenza russa alle tenebre e alla paranoia?

Se Mosca tornerà mai a mostrarsi come una superpotenza e a minacciare i suoi vicini, sarà allora possibile potenziare rapidamente la Nato. Si è mostrata, invece, relativamente docile sui mercati europei in questi ultimi anni, e in circostanze particolarmente difficili. Ha ritirato le sue truppe dai paesi baltici, non ha fatto sciocchezze con l’Ucraina, ha lasciato che il suo impero le sfuggisse. (...)

Sarebbe un errore altrettanto terribile interrompere l’aiuto americano alla Russia, nel caso che Eltsin fosse allontanato dal potere. Il programma di aiuti serve anche per alcuni obiettivi americani essenziali. Il primo è la denuclearizzazione. (...) Non si dovrebbe interrompere questo processo chiunque sia l’occupante del Cremlino. Il secondo obiettivo è aiutare la creazione di un’economia di mercato.(...) Ma i russi hanno dimostrato di avere un’attitudine quasi selvaggia al realismo del libero scambio (...). Se per Clinton è probabilmente tempo di allontanarsi da Eltsin deve farlo esprimendo fiducia nel fatto che l’intenso desiderio di pace del popolo russo e la sua frenesia per le bambole Barbie avranno ragione del tribalismo e della paranoia, riaffermando che lo scopo della politica americana è il raggiungimento di questo obiettivo e non l’appoggio a questo o a quel leader.

2 - ANDERS BJÖRCK, DAGENS NYHETER, SVEZIA

Per Anders Björck, ex presidente del Consiglio d’Europa, un paese che risolve i conflitti politici con le bombe non è maturo per l’Unione europea

Il Consiglio d’Europa è stato chiamato "il club delle democrazie". Il fondamento stesso della sua esistenza è costituito dalle severe esigenze riguardo ai sistemi democratici dei paesi membri e al loro rispetto dei diritti dell’uomo. Fino a oggi queste esigenze sono state rispettate alla lettera. Così l’adesione della Spagna e del Portogallo era stata esclusa sotto Franco e Salazar. La Grecia e la Turchia sono state espulse dai lavori del Consiglio quando i militari erano al potere. Con i paesi comunisti dell’Europa dell’Est non c’è stato nessun contatto dalla creazione del Consiglio, nel 1949, fino al disgelo nel 1989. (...) Grazie al mantenimento di questi canoni l’adesione al Consiglio d’Europa era diventata un esame che si era tenuti a sorpassare per partecipare ai lavori degli altri organismi comunitari. Adesso è in corso il procedimento di ammisione della Russia nell’aprile 1995. (...) Sono rimasto molto sorpreso che l’ammissione della Russia sia considerato come un fatto automatico. È evidente che bisogna sostenere il processo democratico in questo paese. Ma gli avvenimenti di queste ultime settimane devono far riflettere i ferventi sostenitori di un’ammissione della Russia. Un paese che cerca di risolvere i conflitti bombardando le popolazioni civili e organizzando un sanguinoso intervento con i carri armati non è maturo per entrare nel Consiglio d’Europa. Questo dovrebbe essere evidente per ogni difensore dei diritti dell’uomo. Purtroppo la reazione del Consiglio all’intervento russo in Cecenia è stato inconsistente. Se il Consiglio deve avere un ruolo in futuro, cosa che mi auguro, l’ammissione dei russi nel mese di aprile sarebbe un gran brutto segnale. Che diranno i paesi dell’Est se un paese che cerca di risolvere attraverso la violenza i problemi politici è ammesso in un organismo basato sulla democrazia e sui diritti dell’uomo? Bisogna agire presto e con determinazione. Per la democrazia e i diritti dell’uomo; e per l’avvenire del Consiglio d’Europa.