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Grozny bombardata

Rassegna stampa Sulla Cecenia

Internazionale N. 73 - 7 APRILE 1995

RUSSIA - L'esercito russo è in crisi

VADIM MAKARENKO, NOVOE VREMJA, RUSSIA


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La guerra in Cecenia e le polemiche sul rinvio del servizio militare. È urgente una riforma radicale. "L’esercito russo deve diventare normale. Qual è l’esercito in cui, in tempo di pace, muoiono duemila e cinquecento persone l’anno?". L’analisi di Novoe Vremja

MOSCA, 5 MARZO 1995

La guerra in Cecenia torna ad acuire il problema della coscrizione. Persino il ministro della Difesa ha deciso di rendere pubblica la sua insoddisfazione: Pavel Graciov è favorevole non solo a cambiare l’età del servizio militare, ma ad abolire il rinvio per gli studenti. E la decisione, a giudicare dai commenti del consigliere del Presidente per la sicurezza nazionale, dovrà essere adottata molto presto, prima della leva di primavera.

Gli studenti di San Pietroburgo minacciano di assalire gli uffici di reclutamento se verranno chiamati alle armi e una posizione altrettanto radicale, ma più coerente, è stata assunta dalle madri dei soldati che in un recente congresso a Novomoskovsk hanno giurato di far saltare la leva di primavera se non si porrà immediatamente fine alla guerra in Cecenia.

Una questione di vita o di morte

La coscrizione sta diventando uno dei maggiori problemi politici del paese, come ai tempi dei congressi dei deputati del popolo dell’Urss, quando le discussioni sul problema della leva degli studenti non erano meno accese di quelle sull’abolizione dell’articolo 6 della Costituzione [sul ruolo guida del Pcus]. La ragione è semplice: a differenza, poniamo, del problema delle tasse, il servizio militare è davvero una questione di vita o di morte, o quanto meno, senza dubbio, una questione che riguarda la salute fisica e morale dei figli e dei nipoti di un gran numero di russi.

Fino a oggi la classe media è riuscita a salvare i suoi pargoli da un servizio militare estremamente pericoloso e molto duro sul piano fisico e morale ricorrendo soprattutto al rinvio per motivi di studio.

La Cecenia ha dimostrato con assoluta evidenza che l’insufficienza degli effettivi è un problema reale. Le unità e i reparti inviati nella zona del conflitto si sono dimostrati impreparati ai combattimenti. E la mancanza di uomini non era l’ultimo dei motivi. È impossibile organizzare un addestramento militare normale se buona parte dei coscritti sono assegnati alla difesa e alla manutenzione degli impianti, ai lavori nelle sale caldaie, nelle cucine e nelle centrali di comunicazione.

I reparti di battaglia sono stati cercati in tutta la Russia, da Murmansk a Rostov e da Kaliningrad a Vladivostok, urtando con il costante rifiuto degli ufficiali, dal vice comandante in capo delle truppe terrestri fino ai comandanti di compagnia e battaglione. Erano in pochi a voler partire per la guerra con dei soldati impreparati.

Non è un segreto per nessuno che esistono dei contrasti fra il ministero della Difesa, il ministero degli Interni, le truppe di frontiera e il ministero per le Emergenza. I soldati di leva devono essere ripartiti fra questi dicasteri. Come è possibile evitare inutili doppioni? Talvolta in uno stesso luogo possono trovarsi reparti dell’esercito, delle truppe di frontiera e del ministero degli Interni, ma ciascuno di essi ha una propria infrastruttura alle cui necessità fanno fronte innanzi tutto i soldati di leva. E i mezzi già di per sé insufficienti dei ministeri della forza si disperdono insieme alle loro limitate risorse umane. Inoltre, lo stesso ministero della Difesa potrebbe ridurre reparti e unità a un numero realistico e non salvare l’apparenza di un esercito possente ricorrendo a reggimenti fantasma in cui, eccetto i comandanti, non presta servizio nessuno.

È davvero necessario avere tante divisioni nelle regioni centrali o settentrionali della Russia? Nella nostra società non è ancora diffusa l’abitudine di affrontare queste questioni, eppure nella maggior parte dei paesi i problemi delle forze armate non sono certo un tabù.

I partiti di opposizione non sono riusciti a ottenere la discussione pubblica del bilancio militare nella Duma di Stato. Segreto militare. Ma il nostro maggior segreto - l’assoluta impreparazione bellica - lo abbiamo già rivelato in Cecenia. Perciò sarebbe ora di far sapere a tutti come vengono spesi i fondi del bilancio.

Anche i dati relativi agli incidenti mortali nelle forze armate per tradizione vengono considerati un’informazione riservata. Ancora oggi occorrono tempo ed energie per riuscire a strappare ai funzionari militari qualche notizia sui propri figli. Il ministero è convinto che tutto ciò non riguardi i cittadini della Russia e senza la pressione dell’opinione pubblica non cambierà mai atteggiamento.

Democratici, dove siete?

Il problema dei rinvii è molto importante per i partiti politici: bisogna essere sempre pronti a lottare per i voti degli elettori. Le elezioni anticipate possono essere indette in qualsiasi momento e, del resto, anche le elezioni ordinarie ormai sono alle porte.

L’elettorato dei partiti democratici comprende innanzi tutto la classe media, che, per l’appunto, si avvale maggiormente dei rinvii per motivi di studio.

È più facile ottenere un rinvio che lottare per cambiare la situazione delle forze armate, tanto più che la maggioranza dei cittadini ritiene semplicemente impossibile modificare i regolamenti militari. Le critiche degli ultimi anni non hanno provocato alcun mutamento positivo. I giovani ufficiali fuggono dalle forze armate perché la retribuzione è del tutto inadeguata alle condizioni e alla durezza del servizio e non è neppure paragonabile agli stipendi dei civili. Presto nelle forze armate non rimarrà nessuno che possa cambiare questo stato di cose. I cittadini preferiscono salvarsi in solitudine, e il modo più semplice e legale per evitare il servizio di leva è iscriversi a un istituto di livello universitario.

Per Russia democratica, Jabloko e altri partiti che vogliono difendere i diritti dell’uomo, l’abolizione del rinvio è inaccettabile. Colpisce troppo i loro elettori della classe media, perciò i liberali preferiscono puntare su un’organizzazione più razionale delle forze armate. In linea teorica è giusto, ma in pratica risulta che l’onere sempre maggiore del servizio militare ricade sulle spalle di ragazzi di estrazione operaia e contadina.

Nel perseguire la riforma dell’esercito non dobbiamo perdere di vista altri importanti obiettivi come la tutela della vita dei soldati durante la leva e durante le azioni belliche.

L’analisi degli avvenimenti ceceni deve essere alla base del programma di riforma delle forze armate. Ma nelle discussioni sulla riforma la voce dei partiti democratici praticamente non si sente affatto, sebbene a rivestire la carica di presidente della Commissione difesa della Duma sia proprio un loro esponente. Questa limitatezza della linea politica dei democratici sul problema dell’esercito fa sì che, agli occhi di una certa parte dell’opinione pubblica, appaiano poco patriottici. La società condivide questa loro posizione? Non credo. Non è la posizione migliore alla vigilia delle elezioni. Oggi un approccio costruttivo alla riforma delle forze armate è assolutamente indispensabile anche per chiarire la linea delle forze democratiche.

Manca un impegno mirato

La riforma dell’esercito, come del resto la riconversione industriale o la trasformazione dell’agricoltura, non si può realizzare dall’oggi al domani, ma richiede un impegno costante e mirato. Ed è proprio quello che manca.

Come sempre, miliardi e miliardi se ne vanno per il mantenimento di strutture inutili. In novembre venne deciso di ridurre del 30 per cento l’organico dello Stato maggiore. E allora? Niente. Dov’è la politica tenace e coerente dei partiti democratici in campo militare? Dove sono le leggi sul ministero della Difesa, sullo stato maggiore generale, che definiscano l’organico di questi mostri, che escludano la possibilità di istituire nuove alte cariche militari, come ottavo, nono o decimo viceministro, per favorire un amico o un nipote?

Equità e riforma

Il partito liberaldemocratico della Russia [quello di Zhirinovskij], che è più sensibile agli umori degli elettori e guarda a strati della popolazione più numerosi ma economicamente più deboli, ha ritenuto che questo sia il momento adatto per chiedere l’abolizione dei rinvii e l’allungamento del periodo di leva.

È difficile negare che questa proposta può ottenere i consensi di una gran massa di elettori i cui figli non si avvalgono dei rinvii concessi agli studenti perché, per diverse ragioni, non aspirano all’istruzione universitaria o semplicemente non hanno i mezzi per continuare gli studi.

Il problema è sapere in che misura miglioreranno le condizioni del servizio militare se saranno chiamati alle armi i figli degli strati più ricchi.

Teoricamente dei miglioramenti ci dovrebbero essere, perché l’enorme lavoro dei soldati - dalla difesa e manutenzione degli impianti militari alle azioni di guerra - sarebbe ripartito più equamente. Il numero dei coscritti crescerebbe e quindi reparti e unità avrebbero una minore carenza di organico: ogni soldato avrebbe meno corvè e meno guardie, aumenterebbe il tempo per l’addestramento militare.

Ma in realtà questo è possibile solo in un esercito aperto alla società. Oggi accrescere il numero dei coscritti significherebbe aumentare il numero di giovani costretti a sopportare le durissime condizioni del servizio militare. Prima che questo avvenga l’opinione pubblica deve capire cosa intendono fare il Presidente e il ministro della Difesa. Deve avere la certezza che la legislazione tuteli la vita e l’anima dei soldati.

L’esercito deve diventare normale. Qual è l’esercito in cui, in tempo di pace, muoiono duemila e cinquecento persone l’anno? E qual è la società che può rimanere insensibile a questa situazione? La rimozione di Pavel Graciov è stata chiesta per i più svariati motivi. Per le sue mercedes, i suoi abusi, il suo nepotismo... Ma prima dell’avventura cecena nessuno aveva mai posto la questione di sollevare il ministro della Difesa dal suo incarico per l’incapacità di assicurare la preparazione e la capacità di combattere delle forze armate.

Negli ultimi anni l’opinione pubblica ha equiparato le caserme a delle prigioni. Però tutto rimane come un tempo, e non solo per l’indifferenza dei politici, ma anche per la "calma" dei padri e delle madri che, per maturare una protesta, hanno bisogno di ricevere una comunicazione di morte o di venire a sapere che loro figlio è mutilato e giace in un letto d’ospedale.

La rivolta degli studenti di Pietroburgo e la loro minaccia di organizzare dei disordini se verranno chiamati alle armi, moralmente sono poco condivisibili: perché dev’essere qualcun altro a morire in Cecenia? Perché invece non esigere con tutti i mezzi legali che questa carneficina abbia fine?

Una notiziola in un giornale: cinque militari sono morti alla frontiera fra il Tagikistan e l’Afghanistan, otto per l’esplosione di alcune munizioni, qualcuno è stato pestato a morte...

E tutto finisce qui. Nessuna reazione. Perché tanta indifferenza? Forse perché contiamo di cavarcela - non arruoleranno nostro figlio o nostro nipote, non manderanno in Cecenia nostro genero o nostro fratello? No, non ce la caveremo. (G. C.)

TROPPI MORTI NELLA LEVA

Nel suo discorso al congresso delle madri dei soldati, il rappresentante della Procura generale, Demidenko, ha reso noto che nel 1994, durante il servizio di leva, sono deceduti 2.608 militari (esclusi i caduti in Cecenia).

1.426 uomini sono stati vittima di un crimine e 432 si sono suicidati.

In precedenza il ministero della Difesa aveva comunicato altri dati sul numero di morti nelle forze armate. Nei primi sei mesi del ’94 sono morti 518 uomini.

Il 57 per cento delle morti è dovuto al mancato rispetto delle norme di sicurezza, a incidenti e guasti degli equipaggiamenti, il 27 per cento a suicidi, l'8,5 per cento a omicidi volontari e il 5 per cento al fenomeno del "nonnismo".

Per incapacità di mantenere la disciplina militare sono stati licenziati il comandante della Flotta del Pacifico, 3 comandanti di brigata, 7 comandanti di reggimento, navi e sommergibili.