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Censura!
L'informazione on-line ha i giorni contati. PeaceLink vi spiega il perche'

Appello
Appello per la Liberta' di Espressione, di Comunicazione e di Informazione in rete.

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Sostieni la telematica per la pace, versa un contributo sul c.c.p. 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte (TA) - PeaceLink 1995/2000

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La nuova legge sulla stampa sara' il frutto di un accordo tra la categoria dei politici e quella dei giornalisti, con la totale esclusione della societa' civile da un processo decisionale che contribuira' in maniera significativa a delineare l'assetto della futura "societa' dell'informazione".

Il mondo del volontariato e dell'associazionismo, le organizzazioni non governative e i singoli cittadini avrebbero avuto sicuramente qualcosa di interessante da dire in merito alla nuova legge sulla stampa, a vantaggio di tutti e anche degli stessi giornalisti. L'interesse ad ascoltare questa voce non c'e' stato, e con tutta probabilita' ci troveremo davanti una legge gia' pronta che dovremo subire passivamente.

Se la democrazia e' sinonimo di partecipazione, le modalita' con cui e' stato condotto il dibattito per la riforma della legge sulla stampa rappresentano indubbiamente un fallimento della nostra democrazia, l'antitesi della partecipazione, il confinamento della vita politica ai corridoi del palazzo.

La decisione di estendere a qualunque "giornale telematico" l'obbligo di registrazione riservato finora solo alle testate giornalistiche e' avvenuta nel totale silenzio dei mezzi di informazione, Paradossalmente il settore su cui c'e' la maggiore scarsita' di informazione giornalistica e' proprio quello del giornalismo e dell'editoria.

Ai singoli cittadini e alle associazioni di volontariato che producono in rete giornali e periodici al di fuori dei circuiti dell'informazione commerciale restano ormai ben poche speranze. Tra breve dovremo prepararci a fare i conti con una legge che tratta l'informazione in rete alla stessa stregua di quella giornalistica, e cioe' come un ambito sociale per "addetti ai lavori".

I cittadini, le Organizzazioni Non Governative, le associazioni, le parrocchie e i gruppi missionari cha gia' da anni producono informazione in rete dovranno imparare a convivere con una legge sulla stampa che non prebede nessuna distinzione tra informazione commerciale e informazione sociale, che non tutela gli organismi no-profit e che obbliga il settore del volontariato dell'informazione a scegliere tra l'illegalita' e la cooptazione nella "grande famiglia" del giornalismo professionale.
Per difendere il diritto ad essere soggetti attivi nella produzione di informazioni e contro un utilizzo passivo e acritico delle nuove tecnologie, l'associazione PeaceLink (www.peacelink.it) ha lanciato un appello rivolto a tutte le persone che hanno a cuore uno sviluppo aperto e libero dell'informazione italiana.

L'associazione PeaceLink e' composta da un gruppo di volontari che dal 1992 producono in rete informazioni libere e autogestite in collaborazione con associazioni, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si occupano di Pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell'ambiente e libertà di espressione. Tutti i volontari di PeaceLink svolgono il loro lavoro a titolo puramente gratuito, per dare voce a chi non ha voce.

Riportiamo di seguito il testo dell'appello lanciato da PeaceLink, disponibile anche all'indirizzo

http://www.peacelink.it/censura.


APPELLO PER LA LIBERTA' DI ESPRESSIONE, DI COMUNICAZIONE E DI INFORMAZIONE IN RETE.

Oggi i diritti di espressione dei cittadini si esercitano anche attraverso la telematica.

    Sottoscriviamo questo appello affinche' sia garantito anche in rete il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, stabilito dall'articolo 21 della nostra costituzione.

    L’attuale legislazione in Italia e’ infatti squilibrata: esiste una normativa recentissima sul diritto d'autore che reprime ferocemente la pirateria informatica e telematica (per tutelare le aziende del software) e non esiste come contrappeso una normativa che tuteli i diritti dei cittadini alla comunicazione telematica, in particolare di quei cittadini che decidono di partecipare attivamente al processo di creazione delle informazioni in rete.

    In tale situazione di incertezza l'informazione popolare, gratuita, amatoriale e basata sul volontariato rischia di morire a tutto vantaggio dell'informazione commerciale e centralizzata dei grandi gruppi mediatici, editoriali e televisivi.

    Denunciamo il modello dittatoriale che domina il flusso planetario delle notizie. La maggior parte delle informazioni che circolano su giornali, telegiornali, radio e riviste proviene da un oligopolio di agenzie di stampa internazionali, che ogni giorno svolgono un’opera di selezione, controllo e filtraggio delle informazioni. La gente comune e' esclusa dal grande circo dei media, i cui attori principali sono le societa' che dominano il mercato dell’informazione mondiale. Quattro agenzie di stampa gestiscono da sole l’80 per cento del flusso delle notizie sull'intero pianeta: sono le americane Associated Press e United Press International, la britannica Reuter e la francese France Presse.

    La maggior parte delle informazioni che riguardano il sud del mondo passa attraverso queste grandi agenzie di stampa prima di raggiungere i nostri giornali e i nostri TG. Spesso le realta' piu' emarginate e le piu' grandi ingiustizie sociali vengono semplicemente ignorate. Tutta l’informazione prodotta al di fuori del cerchio ristretto delle grandi agenzie di stampa viene soffocata e travolta dai colossi dell’informazione. I protagonisti delle notizie vengono immediatamente espropriati delle informazioni che li riguardano, e immediatamente i fatti vengono raccontati, una volta filtrati dai grandi gestori dell’informazione, senza che coloro che sono parte in causa abbiano la possibilita' di esprimersi. Tutto cio' puo' essere combattuto soltanto garantendo una molteplicita' delle fonti informative e garantendo a ogni individuo l’accesso a potenti canali comunicativi attraverso il pieno utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione.

    La concentrazione di grandi gruppi editoriali, televisivi e mass-mediatici, frutto del cammino inesorabile verso il mercato globale, sta soffocando la piccola editoria, l’autoproduzione letteraria, la stampa locale, le piccole riviste delle associazioni e degli organismi no profit, schiacciati da un "libero" mercato sempre piu' esigente e competitivo. Ogni giorno, nell’indifferenza generale, muoiono riviste, case editrici, piccole radio locali e molte altre forme di espressione editoriale, radiofonica e televisiva che non possono garantire il profitto necessario alla propria sopravvivenza.

    Questa nuova forma di censura e di limitazione della liberta' di stampa, che si nasconde dietro la presunta ineluttabilita' delle leggi economiche, e' un grave pericolo per la nostra liberta' di espressione, per il nostro pluralismo e per la nostra democrazia. I nuovi bavagli alla liberta' di stampa, alla liberta' giornalistica e alla liberta' editoriale passano inosservati alla maggior parte delle persone, e proprio per questo rappresentano una preoccupante minaccia per una societa' civile distratta. Di fronte a questa grave crisi editoriale, gia' da tempo avvertita dagli operatori del settore, rivendichiamo il diritto a forme di espressione, di stampa e di scrittura costruite con nuove regole, che diano priorita' ai contenuti e non alla vendibilita' di un prodotto culturale come un libro o una rivista, che favoriscano la produzione di informazione locale, variegata, multiforme, pluralistica e autogestita, in alternativa alle strutture che possono permettersi di sostenere i pesantissimi costi fissi necessari per la distribuzione dei propri prodotti editoriali nei supermercati, negli autogrill e nelle edicole di ogni citta' d’Italia.

    L’accesso all’informazione e ai mezzi di comunicazione (telematici e non) e' un diritto fondamentale per ogni essere umano. Gli stati, le istituzioni, gli operatori pubblici e privati devono garantire operativamente questo diritto. Il vero valore della comunicazione in rete e' rappresentato dalla persone, non dalla tecnologia. Il massimo potenziale della rete sara' raggiunto solo quando chiunque lo desideri potra' usarla in modo aperto e libero.

    Tutti devono poter partecipare alle attivita' dei mezzi di comunicazione, producendo, consultando e rielaborando informazioni, in rete e fuori, senza nessun controllo governativo o commerciale, indipendentemente dalle possibilita' economiche e dalle condizioni fisiche e mentali, senza nessuna discriminazione di sesso, razza, classe sociale, lingua, orientamento sessuale e culturale.


    Rifiutiamo qualsiasi legge o normativa che introduca in rete elementi di restrizione o repressione, o che limiti l’utilizzo delle tecnologie telematiche, come e' gia' accaduto per le tecnologie radio, dove un sistema di autorizzazioni e licenze ha di fatto impedito l’accesso diffuso e popolare alle possibilita' di cambiamento sociale offerte dalle trasmissioni radio. L’utilizzo di tecnologie per la comunicazione elettronica in rete non deve essere vincolato ad autorizzazioni o concessioni ne' limitato da ostacoli fiscali o burocratici, ne' deve essere regolato in maniera differente da quanto avviene per le altre forme di esercizio della liberta' di pensiero, di opinione, di associazione e di stampa.

    Lanciamo alle realta’ della societa’ civile che si riconoscono in questo comunicato, alle associazioni, ai giornalisti e agli operatori dell’informazione, del diritto e della cultura un appello affinche’ si affermi una normativa nazionale che incorpori civili standard giuridici finalizzati alla tutela dei cittadini della societa' dell'informazione che usano la telematica e le opportunita' offerte dalle nuove tecnologie per la propria crescita culturale, per scopi di cooperazione solidale e per la socializzazione dell’informazione democratica.

La lotta per i diritti dei cittadini del futuro per noi e’ gia’ iniziata.

Associazione PeaceLink

Per Aderire all'appello basta scrivere a
info@peacelink.it

Per contatti e informazioni:

http://www.peacelink.it/censura
info@peacelink.it
C.P. 2009 - 74100 Taranto
Tel. 0349-2258341
Fax. 178-2279059


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