Bambini
per le strade del mondo


Introduzione

I bambini per le strade tra Nord e Sud del mondo

Esistono bambini di strada per le vie opulente delle nostre città? Il "problema" riguarda soltanto i paesi del Sud del mondo, con il Brasile in testa alle classifiche, o ci coinvolge tutti, in modi diversi?
Un approfondimento e un confronto tra le diverse situazioni dell’infanzia nel mondo può aiutare a superare alcuni luoghi comuni e sollecitare un’azione educativa più ampia e matura.

Nel tentativo di comparare il fenomeno dei bambini di strada del Sud del mondo con la situazione dell'infanzia nel Nord e, più precisamente, in Italia, una prima serie di domande sorgono spontanee: "Esistono bambini di strada nei paesi del Nord industrializzato?", e, soprattutto, "possiamo parlare di un fenomeno di questo tipo nel nostro paese?" Propongo di lasciare la questione in sospeso e fare un passo indietro.

Bambini esiliati o reclusi

Il termine bambini di strada è la traduzione letterale del portoghese meninos de rua, una delle espressioni più utilizzate in Brasile per parlare del dramma dell'infanzia povera e abbandonata. É un termine ormai entrato nel linguaggio corrente che viene però utilizzato per descrivere in maniera piuttosto generica un fenomeno molto più complesso e composito Per questa ragione da alcuni anni la maggior parte degli operatori sociali brasiliani preferiscono utilizzare due termini diversi, che tendono ad individuare due grandi tipologie di situazioni esistenziali: meninos "na" rua (bambini "nella" strada) e meninos "de" rua (:bambini i "di" strada) Il primo termine descrive una situazione di vita che riguarda decine di milioni di bambini dei paesi del Sud del mondo In molti di questi paesi i bambini trascorrono intere giornate nella strada: per vagabondare, per giocare, per vendere, per lavorare e per altro ancora.

Per molti di questi, ragazzi e ragazze però, continua ad esistere un punto di riferimento adulto: una casa per la sera, un letto dove dormire, un padre, una madre, dei fratelli, etc. La strada, cioè, pur costituendo uno degli elementi fondamentali del percorso esistenziale del minore non rappresenta ancora l'unico spazio vitale.

Con il termine di meninos de rua, si fa invece preciso riferimento alla situazione cli quei bambini che stabilmente vivono "sulla" strada e "della" strada. Per la grande parte di questi ragazzi si sono interrotti i rapporti con la famiglia e non c'è, se non raramente, ritorno a casa La strada é diventata progressivamente la casa e gli altri meninos del gruppo "famiglia".

Ritorniamo quindi alla prima domanda che ci siamo posti: "esistono bambini di strada in Italia"?

Se rispondiamo utilizzando le accezioni su descritte dovremmo dire di no. Nel nostro paese non assistiamo, se non in pochi casi isolati, ad un fenomeno sociale comparabile con i bambini di strada del Brasile, del Perù, dell'India, etc Continuiamo allora con le domande.

Se non esiste il fenomeno sociale dei bambini "di" strada possiamo parlare, in Italia, di meninos "na" rua?

Posta in questi termini la questione diventa più controversa e, in parte, paradossale.

Da un lato dovremmo rispondere affermativamente: sì, certo, esiste nel nostro paese un fenomeno di questo tipo. In particolare nelle aree urbane del mezzogiorno (Napoli, Reggio C., Palermo, etc.) un discreto numero di ragazzi passano molto tempo nelle strade, abbandonano la scuola, non lavorano o si dedicano ad attività illegali, etc.

Dall'altra parte però abbiamo dati molto più ingenti che ci indicano che nella gran parte del paese i ragazzi non solo non stanno molto nelle strade ma, al contrario, non ci stanno per nulla.

Mentre le strade della maggior parte delle città del Sud del mondo pullulano di bambini, dalle strade della maggior parte delle grandi città del nostro paese i bambini vengono esiliati.

La condizione di rimozione ed espulsione dell'infanzia dai processi di immaginazione e costruzione delle città post industriali è stato, di recente, denunciato nella quarta edizione del convegno "La città dei bambini" svoltosi a Fano nell'aprile del '94.

Molti psicologi hanno denunciato in questa occasione la necessità di far di tutto affinché i bambini possano uscire dalle case.
Da un lato del mondo infanzia espulsa dalle case e dall'altro lato infanzia reclusa. Due condizioni opposte si dirà, ed è vero. La seconda sicuramente preferibile alla prima. Resta come dato comune il modellarsi delle società contemporanee intorno ai bisogni del "cittadino medio" (adulto, maschio e lavoratore:) marginalizzando le istanze di vasti strati di popolazione: donne, anziani, disoccupati! handicappati e, appunto, bambini.

La violenza subita e la violenza agita

In questo scenario un altro elemento compare come tratto comune: la violenza. Assistiamo complessivamente ad un aumento della violenza agita dai minori e ad un espandersi della conoscenza sulla violenza subita. L'intensità e le forme in cui si esprime nei due lati del pianeta appaiono però differenti.

Il fenomeno più drammatico che caratterizza la situazione dei meninos de rua brasiliani è oggi sterminio. Quasi 6000 meninos de rua sono stati uccisi dal 1988 al 1991 (fonte Americas Watch). Una violenza imperiosa ed organizzata che giustifica pienamente l'utilizzo del termine sterminio.

Da questo punto di vista non esiste comparazione con la situazione italiana. Non esiste in Italia un'attività organizzata e pianificata di eliminazione fisica dell`infanzia abbandonata.

Questo non significa però che non esista un problema di violenza sui minori. Tutti i dati confermano la persistente crescita degli episodi di violenza sui bambini (psicologica, fisica, sessuale, etc.) di cui si viene a conoscenza attraverso l'attività dei servizi sociali e delle organizzazioni del privato sociale (Telefono Azzurro, Centro Bambino Maltrattato, etc.).

Per quanto riguarda la violenza agita dai minori i dati mondiali sono concordi nel segnalarne la drammatica escalation.

Negli Stati Uniti il problema della criminalità minorile costituisce oggi uno dei temi centrali intorno a cui infuriano le polemiche rispetto ai prowedimenti da assumere. L'aumento progressivo della devianza giovanile è confermato, nel nostro paese, da una ricerca dell'ISTAT recentemente pubblicata.

La ricerca mette in luce che in soli tre anni le denunce penali contro minori sono passate da 29 mila a quasi 45 mila: il 65% riguarda reati contro il patrimonio, il 17,5% reati contro la persona. Dei ragazzi denunciati ben il 40% non è imputabile, avendo meno di 14 anni.

Stiamo quindi assistendo in Italia ad un aumento della devianza giovanile congiuntamente ad un abbassamento dell'età di esordio dei comportamenti devianti: come a New York, come a Rio de Janeiro, come a Bombay.

I dati di un'altra ricerca italiana, recentemente presentata dal CENSIS ("Disagio giovanile e condizione urbana', 1994), confermano una tendenza di aumento dei reati commessi da minorenni: se nel 1981 si contavano 224 reati contro il patrimonio ogni milione di abitanti, nel 1991 se ne contano ben 329. In soli dieci anni c'è addirittura un raddoppio del numero complessivo delle lesioni personali e dei furti compiuti dai minorenni.

Altro dato fortemente preoccupante è quello relativo al trend dei suicidi. Le fonti CENSIS segnalano che in soli due anni (dal 1989 al 1991) sono triplicati i suicidi di minori Nel 1991 vi sono stati infatti 194 suicidi e ben 273 tentati suicidi.

L'educazione di strada

Le maggiori analogie fra la situazione del Sud quella del Nord le rintracciamo laddove sospetteremmo di meno: cioè dal lato delle strategie educative di risposta al problema.

Molti paesi del Sud del mondo si sono attivati per tentare di rispondere alla drammatica situazione dei meninos de rua. La pressione internazionale succedutasi al clamore delle notizie di violenze ed omicidi ai danni dei ragazzi di strada hanno obbligato molti governi latino americani a prendere provvedimenti. In Brasile, ad esempio, assistiamo oggi ad una moltitudine di micro progetti di intervento promossi e gestiti in prevalenza da Organizzazioni Non Governative con la cooperazione di molti paesi europei.

Contemporaneamente negli ultimi dieci anni quasi tutti i paesi industrializzati si sono trovati a dover cercare risposte al crescente fenomeno del disagio giovanile (devianza, criminalità, tossicodipendenza, etc.).

Nonostante l'enorme disparità di mezzi e la sostanziale differenza dei problemi da affrontare molti operatori impegnati sui problemi giovanili nel Nord e nel Sud del mondo, si stanno oggi incontrando sull'importanza di una metodologia vicina al mondo dei ragazzi.

Nei progetti sociali più avanzati sia nei paesi latino americani che in molti paesi europei, la strada, per ragioni diverse, ha via via assunto il ruolo di uno scenario educativo.

In questo senso troviamo educatori di strada e progetti di strada sia al Sud che al Nord del mondo.

Ma mentre nei paesi latino americani il lavoro educativo nelle strade è ormai da anni una scelta in qualche ragione obbligata, nel contesto italiano è una sensibilità che sta penetrando con una certa lentezza e con non poche contraddizioni.

Forse per questa ragione potrebbe essere un'ottima opportunità per trasferire, finalmente, conoscenza ed esperienza dal Sud al Nord del mondo. Possiamo dire senza retorica che abbiamo molto da imparare.

Ennio Ripamonti
Esperto di formazione ASSCOM Milarlo

Tratto da: "Bambini per le strade tra Nord e Sud del mondo" - collana Mondialità 17 Volontari Per lo Sviluppo
Rivista trimestrale promossa da tre organismi di volontariato internazionale:
ASPEm, CCM e CISV.










Homepage


Sostieni la telematica per la pace, versa un contributo sul c.c.p. 13403746
intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte (TA)
PeaceLink 1997