CAPITOLO 7: LA VIGILANZA

Spinoso è il problema della carenza della vigilanza, che risulta troppo deficitaria di organico per un territorio così vasto e così difficile da gestire come quello del Delta.(1)

La vigilanza venatoria, secondo quanto previsto dalla legge nazionale sulla caccia, è affidata al personale del Corpo Forestale dello Stato, alle guardie dell'Amministrazione Provinciale, alle forze di polizia che rivestono la qualifica di ufficiale o di agente di polizia giudiziaria (Carabinieri, Poliziotti e Finanzieri) ed alle guardie venatorie volontarie appartenenti alle associazioni venatorie, agricole ed ambientaliste facenti parte delle maggiori organizzazioni a livello nazionale.

Per quanto concerne il Corpo Forestale dello Stato, esiste attualmente un solo dipendente in servizio per tutto il territorio dell'A.T.C. 4A3; il suo ufficio si trova a Porto Tolle, ma fa parte dell'ex Azienda di Stato per le foreste demaniali, ed assolve a compiti prettamente burocratici e non operativi.

Per quanto riguarda le Stazioni dei Carabinieri, esse sono ubicate nei centri abitati di: Ariano, Taglio di Po, Porto Viro, Porto Tolle e Rosolina. Della Polizia di Stato esiste una caserma a Porto Tolle. Per quanto riguarda la Guardia di Finanza, esiste un ufficio a Porto Levante ed uno a Gnocchetta (una Frazione di Porto Tolle).

Di tutti gli uffici di polizia succitati, soltanto il Commissariato P.S. di Porto Tolle ed i CC. di Porto Viro hanno dato prova di attivarsi concretamente nella vigilanza venatoria, anche se trattasi di contributi saltuari, non occupandosi essi esclusivamente di tale campo.

Il vero personale addetto, istituzionalmente, al servizio venatorio è la Polizia Provinciale di Rovigo, che, per la vigilanza venatoria dell'A.T.C. 4A3, dispone di soli sei uomini!

Confrontando i dati sopra esaminati sulla costituzione dei soci dell'A.T.C. 4A3 con il numero di guardiacaccia provinciali, si giunge ai seguenti numeri: vigili prov./cacciatori=1/284; km² che ogni singola guardia deve controllare=104,14!

Da queste cifre poco confortanti, tenendo presente quanto siano agguerriti i cacciatori del Delta (visto quanto abbiamo già detto in proposito), considerando anche che i Vigili Provinciali, in quanto dipendenti da un assessorato alla caccia e pesca, "organo politico" e soggetto a subire la "pressione politica" della forte lobby dei cacciatori dell’ A.T.C. (l'assessore che è in carica attualmente, originario proprio del Delta, per esempio, ha più volte manifestato il proposito di non inviare in servizio nei territori ricompresi nel Parco le guardie venatorie provinciali, in quanto la legge istitutrice del parco prevede che vi siano propri guardacaccia; poiché a tutt'oggi questi ultimi non sono stati ancora nominati, artatamente si è creata un’ulteriore "vacatio" nella vigilanza proprio in un territorio che avrebbe bisogno, per l'appunto, perché particolarmente protetto, di un incremento di personale addetto alla sorveglianza!), devono rispettare le "oscure" volontà che "dall'alto" impongono loro di fare delle cose (o meglio di non farle!), si capisce quanto sia aleatorio il servizio di vigilanza venatoria nel Delta del Po!

Tutti gli atti di bracconaggio sopra elencati hanno la propria ragione d'essere proprio per l'assoluta impunità che rischia chi li commette, perché non può certo una guardia poter controllare da solo 285 cacciatori (si tenga poi presente che esse fanno servizio sempre in coppia, che fanno turni di lavoro nel corso delle 24 ore, che a volte sono in ferie o in malattia, e si capisce quindi che il rapporto guardiacaccia/cacciatore è ancora notevolmente più spostato in favore del cacciatore), perché sono organizzati con apparati radio-ricetrasmittenti, perché dispongono di vedette e di veloci natanti con i quali si danno alla fuga all'arrivo dei controlli (a proposito dei natanti, non si capisce perché, durante l'apertura della stagione venatoria, quelli delle guardie provinciali siano spesso in avaria!)

E' indispensabile quindi, nella vigilanza, il contributo delle guardie venatorie volontarie.

Senza voler screditare il lavoro degli aderenti ad altre associazioni di volontariato (cioè delle guardie delle associazioni venatorie), occorre riconoscere che le uniche guardie venatorie volontarie delle associazioni venatorie operanti nell'A.T.C. 4A3 (appartenenti alla Federcaccia) non fanno quasi mai verbali di contravvenzione ai cacciatori che gli capita di controllare (è la statistica che lo attesta impietosamente!) E non avrebbe potuto essere altrimenti! Può anche succedere che abbiano la "fortuna" di non imbattersi mai in atti di bracconaggio, ma sarebbe statisticamente poco credibile!

L'unico baluardo contro il bracconaggio imperante, senza essere tacciati di presunzione, è la vigilanza delle guardie del W.W.F., che, tra guardie effettive e volontari che danno una mano, ammontano a soli (purtroppo) quattro elementi per tutta la Provincia di Rovigo, supportati, a volte, da volontari della sezione L.I.P.U. di Adria (con i quali c'è un'ottima collaborazione, che va oltre le sigle di appartenenza).

Le guardie venatorie volontarie, come dice il nome, sono ricomprese nell'eterogeneo mondo del volontariato ed il loro obiettivo è fare rispettare le leggi ambientali in genere e quelle venatorie in particolare. Sono persone che hanno frequentato un corso, hanno superato un esame, hanno fatto un giuramento davanti al Prefetto, sono in possesso di un tesserino e di una placca di riconoscimento, e sono dotate di poteri autoritativi che gli derivano dalla qualifica posseduta di guardie particolari giurate e pubblici ufficiali.

Il loro servizio viene coordinato dall'Amministrazione Provinciale di appartenenza e la loro giurisdizione si estende, di solito, nella Provincia di residenza.

Esse possono chiedere l'esibizione dei documenti venatori, possono fare sequestri amministrativi e penali (questi ultimi sono possibili qualora abbiano il nulla osta del Procuratore della Repubblica della loro giurisdizione) e redigere verbali.

Sono persone che hanno il loro lavoro, la loro famiglia, i loro problemi ed impegni come tutti,  e che riescono a ritagliare del tempo libero per effettuare il servizio di vigilanza, con mezzi propri ed a spese proprie (anche se l'associazione alla quale appartengono stanzia dei fondi per la vigilanza, ovviamente tutte le spese sostenute dalle guardie non vengono coperte completamente).

Visto l'importanza del territorio, il W.W.F. di Rovigo ha deciso di concentrare i suoi servizi nell'A.T.C. 4A3.

Naturalmente, a causa della conformazione del territorio, per fare servizio nel Delta del Po, i volontari del W.W.F. della Sezione di Rovigo dispongono di natanti a motore (di loro proprietà) oltre che di loro canoe (per giungere in silenzio nei pressi degli appostamenti, senza farsi udire dai bracconieri) ed auto per recarsi sui posti da vigilare (che non distano mai meno di 50 km. dalle loro abitazioni). Inoltre sono muniti di cellulari per poter comunicare tra loro e di radio C.B. sintonizzate sulle stesse frequenze dei bracconieri (per intercettare le loro comunicazioni), macchine fotografiche e qualsiasi altro strumento che possa essere utile per le indagini di polizia giudiziaria.

Il servizio consiste sia nella prevenzione, cioè nel farsi notare sul territorio, in maniera che la presenza della vigilanza scongiuri atti di bracconaggio, sia nella repressione, cioè nell'identificazione del responsabile di un atto di bracconaggio e nella compilazione di tutti gli atti di polizia giudiziaria dovuti (verbale di contravvenzione, di sequestro, notizia di reato all'Autorità Giudiziaria, ecc.).

A volte sono anche utili strumenti per l'informazione degli stessi cacciatori, i quali hanno sempre bisogno di spiegazioni sulle ultime norme di legge in materia venatoria (vi sono sempre disposizioni nuove e bisogna essere sempre aggiornati), o semplicemente sul calendario venatorio, sui vincoli vigenti nel territorio del Parco, sulle annotazioni che devono fare sul tesserino regionale, ecc.             

Il servizio non viene mai fatto a caso: o si sceglie un quadrante di territorio da controllare perché prima è stato fatto un sopralluogo preventivo da parte delle guardie stesse (durante il quale è emerso che in quella zona si compiono atti di bracconaggio), oppure si va a "colpo sicuro", con nome e cognome dei bracconieri da sorprendere, perché vi sono "informatori" (di solito altri cacciatori stanchi dei soprusi dei cacciatori di frodo) che contattano ed informano direttamente le guardie del W.W.F.

Il servizio, che viene svolto di solito il sabato o la domenica (perché in quei giorni sono liberi da impegni di lavoro e perché vi è la maggior concentrazione di cacciatori),inizia con il briefing, verso le cinque di mattina, al quale segue il caricamento del materiale e della barca e la partenza verso il territorio da vigilare.

All'arrivo sul posto concordato, due guardie si dirigono con il natante verso gli appostamenti occupati dai cacciatori (e con il freddo e le nebbie che ci sono d'inverno non è certo un divertimento!), gli altri si spostano con l'auto e rimangono in ascolto radio ed in comunicazione con i cellulari.

Il servizio di vigilanza deve essere effettuato da almeno tre persone: due eseguono i controlli (mai andare da soli, perché i cacciatori potrebbero accusare falsamente la guardia, come è già capitato, di illegalità che in realtà non sono state commesse: è necessario, invece, avere almeno un testimone favorevole!), il terzo si sposta in auto, perché non deve mai essere lasciata incustodita, se non si vuole rischiare di trovarla danneggiata (anche questo, purtroppo, è già capitato!)

Durante gli accertamenti, occorre molta determinazione da parte delle guardie del W.W.F.; esse infatti si trovano di fronte, molto spesso, dei bracconieri, cioè persone senza scrupoli, che guadagnano molti milioni con la caccia e che non sono certo ben disposte nei confronti di chi, invece, gratis et amore Dei, gli va a "rompere le uova nel paniere"!

Nel 1991, le lagune del Delta del Po Veneto salirono alla ribalta della cronaca per un fatto di sangue che vide come protagonisti tre cacciatori-pescatori di vongole di Pila (abbiamo già accennato alla grande percentuale di cacciatori-barcaioli che vive in quella comunità),che ammazzarono un pescatore di una marineria rivale (un chioggiotto) che "si era permesso" di introdursi nel loro territorio per pescare di frodo. In seguito i tre, ai quali vennero ritirate tutte le armi e la licenza di caccia, finirono in galera e vennero condannati a 10 anni di carcere.

Quello fu l'acme di una serie di atti pirateschi, di speronamenti, di inseguimenti, di intimidazioni e di scaramucce che si verificavano e continuano a verificarsi tra i pescatori del Delta del Po e quelli confinanti (della marineria di Chioggia e di Goro) per il controllo della raccolta delle vongole, denominate l'oro del Delta.(2)

Questa precisazione si è resa necessaria per far capire a chi non si è mai trovato in tali situazioni, quanto sia difficile "trattare" con i cacciatori, e viepiù con quelli del Delta del Po!

Occorre anche ribadire, inoltre, che essi sono armati, mentre non lo sono le guardie del W.W.F., e questo li fa ringalluzzire ancora di più!

La legge sulla caccia, tra l'altro, non prevede che, durante il controllo della vigilanza, il fucile del cacciatore debba essere scaricato; è quella, comunque, la prima richiesta che viene fatta dalle guardie, perché, anche per un incidente, mentre si discute, il fucile può cadere a terra e può partire un colpo.

Le norme venatorie, inoltre, non prevedono che sia vietato sparare quando vi è la nebbia (praticamente durante gran parte dei giorni invernali nel Delta del Po!) e risulta oltremodo rischioso avvicinarsi ad un appostamento in funzione in giornate del genere, che sono, tra l'altro, quelle che hanno permesso la riuscita delle più brillanti operazioni della vigilanza, proprio perché, grazie alla caligine ("caigo" nel dialetto locale) è stato possibile riuscire a sorprendere i bracconieri in flagranza di reato, eludendo l'attenzione delle famigerate "vedette".

Per concludere il quadro sulla difficoltà nell'attuare i controlli, occorre precisare che molto spesso i bracconieri fuggono con le loro potenti barche quando vedono arrivare il natante della vigilanza del W.W.F. (preferiscono abbandonare sul posto stampi e richiami vivi, piuttosto che farsi cogliere con le mani nel sacco), o rifiutano di farsi identificare, o, peggio, minacciano o oltraggiano i volontari!

Ad ogni modo, di solito, il servizio non termina mai prima delle tredici, con il rientro a casa. Dopo, però, altro tempo deve essere dedicato all'adempimento dei doveri burocratici, alla redazione della notizia di reato da inviare alla Magistratura, ai rapporti da inviare all'Amministrazione Provinciale,ecc.

Inoltre il compito delle guardie del W.W.F. prevede altre incombenze meno "emozionanti", come andare alle riunioni sulla vigilanza tenute dall'Assessore alla Caccia e Pesca della Provincia, scrivere articoli da inviare alla stampa, andare a testimoniare ai processi, procurarsi e studiarsi nuove sentenze sulla caccia, ecc., ecc.

L'attività svolta dalle guardie del W.W.F., quindi, è molto complessa, rischiosa, impegnativa e delicata. E' di conforto, almeno, sapere che anche nel Delta del Po Veneto, come nel resto d'Italia, i cacciatori sono in forte calo rispetto ad una volta (i cacciatori in Italia hanno dimezzato il loro numero in un decennio!).

Quali le ragioni? Anzitutto il fatto che i giovani, più sensibili dei loro genitori al mondo della natura, non sono tanto propensi ad imbracciare un fucile e scaricarlo contro degli animali indifesi. Poi occorre considerare che i ragazzi d'oggi non sarebbero entusiasti dall'idea di partire di notte, soffrire il freddo e magari prendersi la pioggia per andare a caccia! La caccia, specialmente nel Delta, vuol dire grandi sacrifici e patimenti; non che i giovani d'oggi non siano disposti a farne, però, se proprio devono stare svegli la notte, preferiscono farlo per andare in discoteca, e non certo per rintanarsi in un appostamento di caccia!

Altra motivazione circa il calo dei cacciatori è il fatto che per prendere la licenza di caccia, rispetto ad un tempo, occorre studiare molto di più e superare dure selezioni (come già detto, invece, non è raro incontrare, nel Delta, vecchi cacciatori che sono addirittura analfabeti!)

Anche il grande aumento delle tasse per poter praticare l'esercizio venatorio, le spese per potersi iscrivere all'ambito, il costo del mantenimento dei cani, del vestiario, dei fucili e di tutta l'attrezzatura necessaria, ha fatto scoraggiare molti seguaci di Diana dal proseguire nel loro hobby.             

Infine, non da ultimo, anche il calo della fauna selvatica, decisamente minore rispetto ad un tempo, è una concausa determinante.

Speriamo che continui questo trend negativo della diminuzione dei cacciatori, in favore dell'aumento del numero degli uccelli e che, magari proprio grazie a questo, essi scelgano di sostare, sorvolare e magari stabilirsi sempre più numerosi in questo bellissimo e delicatissimo ambiente, da proteggere e da rispettare!

NOTE:

(1)"mancanza di vigilanza"

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 21.9.1998: <<Caccia, apertura tra denunce e sequestro di tre germani. Controllata la zona del Parco. Un ferito>>.Tre denunce penali e 700mila lire di sanzioni amministrative ad altrettanti cacciatori polesani per violazione del divieto di caccia nel Parco del Delta. A queste vanno aggiunte il sequestro di tre germani reali abbattuti e di un fucile. Ma anche un contadino di Porto Tolle che si è preso tre pallini in pieno petto ieri mattina ed è dovuto ricorrere all'ospedale di Porto Viro. Le sue condizioni non sono gravi.E' il resoconto della giornata venatoria di ieri all'interno del perimetro del neonato Parco del Delta del Po fatto dalle guardie volontarie dei gruppi ambientalisti rodigini, già sul tavolo del Commissariato di Porto Tolle.Nel primo giorno di caccia aperta all'interno della zona umida protetta tra le maggiori d'Italia, ad attendere gli appassionati dell'arte di Diana tra le canne e le lagune della foce del Po, c'erano anche loro, i volontari del W.W.F. e L.I.P.U. di Rovigo impegnati nel consueto giro di perlustrazione e controlli.<<Uno dei cacciatori che abbiamo sorpreso è scappato con la sua barca tra i canneti - ha commentato Massimo Benà, responsabile della sezione rodigina del W.W.F., anch'egli a fianco dei suoi collaboratori ieri in zona - ma siamo ugualmente riusciti a identificarlo. E' persona conosciuta per precedenti episodi di violazioni venatorie>>.<<Abbiamo raccolto - continua Benà - i soliti richiami abusivi o vietati e rilevato l'uso di fucili non regolamentari. Per il resto nient'altro di particolarmente rilevante. Piuttosto è sul fronte dei controlli che le cose potrebbero andare meglio>>.Non si è riusciti a ricomporre il quadro dei rilievi eseguiti dalle guardie venatorie delle Provincia, verrà fatto sicuramente nei prossimi giorni man mano che i dati saranno raccolti. Comunque la sensazione avuta è che, per lo meno all'interno del Parco del Delta, la situazione della vigilanza abbia bisogno di un sensibile quanto tempestivo rafforzamento. Il rischio può essere quello di aver creato una zona protetta solo sulla carta senza il rispetto dei necessari vincoli.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 22.1.1999: <<Parco, si caccia nonostante i divieti. Una nuova denuncia del W.W.F. che lamenta l'assenza dei vigili provinciali. Chiesti più controlli>>.<<Domenica scorsa in località Burcio, nel cuore del Parco, si cacciava tranquillamente, e solo l'arrivo dei nostri volontari ha messo in fuga i bracconieri. Nella stessa giornata, in laguna di Barbamarco hanno risuonato ininterrottamente per tutta la mattinata i "canti" dei soliti richiami elettroacustici e alcuni bracconieri hanno preso a fucilate un posatoio di cormorani dalla strada sull'argine del Po. <<E' l'ultimo bollettino di guerra dalla "prima linea" del Parco del Delta del Po, stilato dopo il consueto giro di perlustrazione domenicale sul delta da parte dei vigili volontari del W.W.F. di Rovigo.A sentire le loro rimostranze, si è di fronte a una specie di zona franca dove capita un po' di tutto. Lo "stampo" non è altro che una riproduzione in plastica di volatili (Anatidi, in prevalenza) che serve ad attirare gli uccelli veri radunandoli a tiro di doppietta. <<Purtroppo, - hanno commentato i vigilantes della Natura - domenica non è stato possibile contattare alcuna pattuglia di vigili provinciali che con il loro natante avrebbero potuto entrare velocemente in laguna e sorprendere in flagrante i responsabili del reato. Ciò ha impedito di recuperare tutti gli oltre duecento stampi abbandonati dai bracconieri in fuga. Occorre maggior controllo e prevenzione>>.

Da "Il Resto del Carlino-cronache di Rovigo" del 10.2.2000: <<Il W.W.F. segnala una maggiore vigilanza della Provincia nella stagione venatoria appena conclusa. Una trentina di cacciatori denunciati nel Delta>>.Fra tante schioppettate, anche qualche luce. E' il bilancio dell'ultima stagione venatoria, chiusa il 31 gennaio, secondo la sezione di Rovigo del W.W.F., che segnala un maggior "interventismo della Provincia, soprattutto nella vigilanza. Unica novità, a fronte del carniere stracolmo di volatili uccisi: <<Nel Delta del Po ci avranno lasciato le penne i soliti 40-50.000 pennuti, vale a dire il dato medio calcolato sulla base dei dati registrati negli appositi tesserini regionali e registri vallivi>> stima l'ing. Massimo Benà, presidente del W.W.F., con l'aggiunta di altre decine di migliaia di allodole, pavoncelle e altre vittime mietute in tutta la provincia.La prima nota positiva è la rimozione dei capanni all'interno del perimetro del Parco. <<La vergognosa indolenza con cui questi appostamenti fissi erano stati tollerati - commenta Benà - è franata davanti alle minacce di denuncia all'Amministrazione provinciale da parte della Capitaneria di Porto di Chioggia>>. Un risultato che il W.W.F. rivendica anche come merito della propria campagna, a tre anni dall'istituzione del Parco.L'altra novità è stato il maggior rigore dell'Assessorato provinciale alla Caccia e Pesca in fatto di vigilanza: <<A differenza degli anni scorsi, in cui le denunce penali e le sanzioni amministrative erano arrivate quasi a quota zero, nella trascorsa annata venatoria risultano una trentina i denunciati nel solo Delta del Po>>. Per i soliti motivi: richiami elettroacustici, fucili a più di tre colpi, caccia nel Parco. <<E' questa l'ulteriore prova provata - sottolinea Benà - che gli ambientalisti non sono dei visionari ma che, anzi, la caccia nel Delta è sinonimo solo di illegalità. Se i controlli sono svolti con un minimo di serietà, le sanzioni fioccano>>.

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(2)"morire per le vongole"

Da pagina 42 di "Oasis" del Gennaio/Febbraio 1992, articolo di Giorgio Roggero: <<Morire per le vongole.Nel buio della sera appena calata, due barche di pescatori di Chioggia entrano di nascosto nella laguna del Barbamarco per pescare le vongole filippine che i pescatori di Pila da qualche anno seminano sui fondali. Nelle sacche del Delta si raccoglie in poche ore quello che nella laguna di Venezia costa una giornata intera di lavoro, ma i pescatori polesani hanno organizzato da tempo dei turni di guardia. Verso le 21 i chioggiotti vengono sorpresi da due barche di sorveglianti polesani che li abbagliano con il faro di bordo. I pescatori abusivi cercano di fuggire verso il mare aperto, ma una delle loro barche finisce in secca. Mentre l’altra tenta di liberarla aiutandola a rimorchio, dalle baracche dei guardiani qualcuno spara con un fucile da caccia. Silvano Voltolina crolla sul fondo della barca colpito al ventre. Disperatamente i suoi compagni lo trasportano all’approdo di Porto Levante senza riuscire a salvarlo. Aveva 25 anni ed era la sua seconda giornata di pesca. Il giorno dopo, come in un film western il paese di Pila viene attaccato da 150 pescatori di Chioggia venuti dal mare per vendicare il compagno ucciso: bruciarono una barca, una baracca di sorveglianza e qualche capanno di caccia in laguna mentre gli abitanti del paese chiudono in casa donne e bambini e si radunano in piazza…Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, in una terra dove le leggi sembrano avere gli stessi confini indefiniti delle lagune dove sempre il bracconaggio è un mestiere abituale…>>