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I dossier di PeaceLink

Dossier Ilva

Riva investe o disinveste?
Da cosa dipendono le sue scelte?
Come influiscono i dazi Usa sull'Ilva di Taranto?
A che livelli si decide il futuro occupazionale di tanti lavoratori?

Dossier Ilva
PDF - 57 pagine - 371 Kbytes


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---- Premessa ----

Ecorompiballe

Tutta colpa dei magistrati di Taranto, degli ecorompiballe e di quella maledetta sindaca: se siete convinti che la garanzia occupazionale dei lavoratori dell'Ilva consista nel dare una calmata a tale triade malefica, risparmiatevi di leggere questo dossier.

Se ritenete che l'analisi dello scenario economico internazionale sia ininfluente sulle scelte del Gruppo Riva e che invece l'anziano signore dai capelli bianchi investa o meno a Taranto a seconda della simpatia o antipatia che nutre per la città e i suoi abitanti, allora non aggravate ulteriormente i vostri sforzi mentali.

Se ritenete che vada addestrata ulteriormente la capacità dei tarantini di accettare passivamente tutto, facendone dei perfetti attori fantozziani che restando eternamente servili e ogni tanto si inalberano senza concludere nulla, allora non perdete tempo e non dedicatevi alla lettura di queste "seccanti ricerche" che hanno richiesto giorni di lavoro, confronti, dubbi e ripensamenti.

Se ritenete che la difesa dei lavoratori si realizzi turando il naso e chiudendo gli occhi, se ritenete che gli operai non siano in grado di leggere le "parole dell'economia" e capire le dinamiche economiche della globalizzazione, allora schivate queste informazioni "troppo tecniche" e continuate a dare spiegazioni semplificate in chiave locale, intervallate da generici appelli al dialogo. Tanto, si sa, l'economia globale è così umanitaria che si farà commuovere dal "dialogo". E Riva altrettanto.

Un dossier contro la disinformazione

Noi siamo convinti invece che oggi l'informazione sia una risorsa preziosa senza la quale non è possibile svolgere azioni mirate ed efficaci. Un'informazione generica non fornisce ai cittadini gli elementi per capire ed agire consapevolmente. PeaceLink ha fatto ampiamente ricorso alla risorsa informazione nella complessa vicenda dell'Ilva di Taranto in cui si rischia di confondere questione occupazionale e questione ambientale, addossando a chi difende l'ambiente la responsabilità di problemi di ordine occupazionale la cui origine sta spesso in complesse dinamiche connesse alla globalizzazione economica.

Ecco perché PeaceLink ha deciso di creare questo dossier che come argomento forse fuoriesce dalla "mission" ecopacifista di PeaceLink ma che come spirito si colloca nel più ampio scenario della ricerca di un'informazione corretta e veritiera, a cui PeaceLink si ispira come rete di volontariato dell'informazione. Questo dossier vuole documentare in modo rigoroso e quanto mai ampio sgombrando il terreno dai luoghi comuni, dalla disinformazione e dalle banalità.

Chi avrà la pazienza di leggere questo dossier si renderà conto come la "crisi" dell'Ilva ha origine nelle distorsioni del commercio internazionale causate dai dazi americani e non in piccole questioni locali come la chiusura di 4 batterie della cokeria. Il danno alla siderurgia europea inflitto dai dazi americani è stato stimato dall'Unione Europea in 2 miliardi e 530 milioni di dollari.

Occorre a questo punto far notare come si sia sciupata la carta "romana" in quanto nell'incontro del 5 settembre il governo ha rimandato a Fitto tutta la materia in quanto - sulla base del "federalismo" - le competenze della Regione sarebbero sufficienti a sbrogliare la matassa. Invece sarebbe stato necessario far presente che il tavolo nazionale era imprescindibile in quanto il clima di incertezza della siderurgia nazionale deriva in primo luogo dalla chiusura dei mercati americani. Questo lo ha capito subito il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder che già il 6 marzo 2002 aveva definito "inaccettabile" la decisione del presidente americano Bush di imporre dazi sulle importazioni di acciaio.

Gli obiettivi di questo dossier

Uno degli obiettivi di questo dossier è pertanto quello di documentare che la "crisi" dell'Ilva non deriva dall'azione di risanamento ambientale richiesta dalla magistratura, dal sindaco di Taranto e dalle associazioni ambientaliste che, in modo sinergico, hanno premuto per una messa a norma degli impianti.

Altro obiettivo è quello di suggerire l'apertura di un attento confronto con l'Unione Europea per la tutela dell'occupazione dei lavoratori dell'Ilva, in quanto è nella complessa "partita a scacchi" fra Usa e Europa che verranno messi a punto i probabili risarcimenti economici connessi ai dazi. A vantaggio di chi tali risarcimenti economici possono essere gestiti? Se i lavoratori dell'Ilva non riescono ad entrare in questa delicata trattativa rischiano di non capire "come" tutelare l'occupazione.

L'importanza del 30 settembre 2002: chi vigilerà?

Essenziale è aprire un "filo diretto" con il vice ministro alle Attivita' produttive dell'Unione Europea Adolfo Urso, in considerazione che il 30 settembre 2002 sarà presa la decisione di imporre o meno sanzioni agli Stati Uniti (si veda http://www.cnnitalia.it/2002/ECONOMIA/07/20/Acciaio/).

"La Commissione europea era pronta ad imporre le sanzioni a partire da agosto ma ha scelto all'ultimo minuto di aspettare fino a settembre per dare a Washington il tempo di abbassare i dazi. L'Unione europea, che insieme ad altre sei nazioni ha posto il problema dei dazi anche di fronte alla World Trade Organization, l'organizzazione mondiale per il commercio, è pronta a rivedere le sue sanzioni se riuscirà ad ottenere una soddisfacente riduzione dei dazi. L'Ue ha anche preparato un'altra lista di sanzioni, ammontanti a 600 milioni di dollari, che entreranno in vigore se la World Trade Organization giudicherà illegali i dazi sull'acciaio e se gli Stati Uniti non rinunceranno ai loro dazi entro i prossimi 5 anni", si legge su http://it.news.yahoo.com/020722/58/1w9e1.html

E' chiaro che su argomenti così delicati la tendenza al compromesso e allo scambio politico è tale che senza una vigilanza dei soggetti interessati localmente potrebbe accadere di tutto, magari mentre a Taranto si dorme.

Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it

PS - per non appesantire questo dossier si sono "saltate" molte informazioni sulla vicenda Ilva che PeaceLink ha inserito e aggiornato su Internet all'indirizzo:
http://www.peacelink.it/webgate/taranto/maillist.html