L'affondamento
- nello scorso mese di agosto - del sommergibile atomico russo Kursk nel mare
di Barents ha reso di attualita’ la domanda: e se succedesse in un porto
italiano?
Un
sottomarino a propulsione nucleare e’ meno protetto rispetto ad una centrale
atomica di terra in quanto ha – per esigenze di leggerezza e manovrabilita’ –
di minori schermature esterne ed inoltre puo’ essere soggetto a collisioni,
affondamento, ecc.
L'Italia
- che ha abolito le centrali nucleari con un referendum popolare - corre ancora
il rischio, nelle aree marine di transito e sosta di unita’ nucleari, che si
verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo. Non e’ solo un rischio
connesso a mezzi della Nato: il sottomarino atomico russo Kursk e'
pericolosamente transitato nel Mediterraneo durante la guerra del Kosovo per
azioni di spionaggio. Esiste inoltre il problema del transito di scorie
radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo.
…cosa e’ il
plutonio
Il
plutonio e’ un elemento radioattivo presente in vari reattori nucleari. Una
dispersione di plutonio contaminerebbe il mare per oltre 24 mila anni (durata
del dimezzamento radioattivo del plutonio).
Il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: “Un chilo di plutonio disperso
nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone.
Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale”.
…cosa passo’ a Taranto nel
1968
Il
sottomarino americano Scorpion (nella foto sotto) fu coinvolto il 15 aprile 1968
nel porto di Napoli in una tempesta e si scontro' sbattendo la poppa contro una
chiatta, che affondo'. Fu ispezionato a Napoli. Esplose poche settimane dopo -
il 22 maggio 1968 - nell'Atlantico al largo delle Azzorre inabissandosi con il
propulsore nucleare, due atomiche e 99 uomini di equipaggio. Era passato il 10
marzo 1968 da Taranto.
La
notte del 22 settembre 1975, nello Jonio meridionale, la portaerei americana
Kennedy si scontro' con l'incrociatore (sempre americano) Belknap. Scoppio' un
incendio che giunse a pochi metri dalle testate nucleari dei missili Terrier e
parti' uno dei piu' alti livelli di SOS nucleare, denominato "broken
arrow". Ha commentato l'esperto di questioni militari William Arkin:
"Se le fiamme avessero raggiunto i missili le possibilita' sarebbero state
due: o le testate atomiche sarebbero esplose con effetti facilmente
immaginabili, oppure la nave sarebbe affondata a poche miglia dalle coste di
Augusta, zona frequentata dai pescherecci italiani, con conseguenze ambientali
molto gravi". L'incrociatore Belknap e' stato poi rimorchiato nel porto di
Augusta, ma se fosse stato piu' vicino a Taranto sarebbe stato ricoverato
nell'Arsenale militare di Taranto. Dell'SOS nucleare non se ne e' saputo nulla
fino al 1989 quando l'ammiraglio Eugene Carrol diffuse quelle che il Corriere
del Giorno ha definito "agghiaccianti rivelazioni": "Una
catastrofe nucleare nello Ionio l'abbiamo sfiorata quattordici anni fa"
(prima pagina del 26 maggio 1989).
Nel mese di luglio 2000 un sottomarino nucleare americano ha subito un’avaria nel porto di La Spezia per ragioni non ufficialmente comunicate. La popolazione non avrebbe saputo nulla se non ne avesse dato informazione il quotidiano locale “Il Secolo XIX”. Il 6 settembre il quotidiano il Manifesto ha informato su una "fuga radioattiva da un sottomarino nel porto di Tolone", in Francia. Per maggiori informazioni si consulti il sito http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml