7. CONTROLLO DELLA RADIOATTIVITA'

 

 

Come deve essere controllata la radioattivita' negli stati dell'Unione Europea?

La Raccomandazione della Commissione Europea dell'8 giugno 2000, n.2000/473/Euratom prevede che venga applicato l'articolo 36 del trattato Euratom riguardante il controllo del grado di radioattivita' ambientale allo scopo di determinare l'esposizione dell'insieme della popolazione (G.U.C.E. serie L, del 27 luglio 2000, n.191). Pertanto tutti gli Stati comunitari dovranno comunicare, periodicamente, le informazioni relative ai controlli dei livelli di radioattivita', dotandosi di un'apposita rete di controllo diradata e di una fitta. E' previsto che i controlli siano effettuati - conformemente alle specifiche dell'allegato I - per le particelle in sospensione, l'aria, le acque di scorrimento, le acque potabili, il latte e la dieta mista.

 

Cosa prevede la legislazione italiana?

Il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (in supplemento ordinario n. 74, alla Gazzetta Ufficiale n. 136, del 13 giugno; "Attuazione delle direttive Euratom  80/836,  84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti") prevede:

 

Art. 104 Controllo sulla radioattivita' ambientale.

 

  1.   Fermo   restando  quanto  disposto  dall'art.  54,  nonche'  le competenze  in  materia  delle  regioni,  delle  province  autonome e dell'ANPA,  il  controllo sulla radioattivita' ambientale e' esercitato dal  Ministero  dell'ambiente;  il controllo sugli alimenti e bevande

per consumo umano ed animale e' esercitato dal Ministero della sanita'. I  Ministeri si danno reciproca informazione sull'esito dei controlli effettuati.  Il  complesso  dei  controlli  e'  articolato  in reti di sorveglianza regionale e reti di sorveglianza nazionale.

  2.  La  gestione  delle  reti  uniche  regionali e' effettuata dalle singole  regioni,  secondo le direttive impartite dal Ministero della sanita' e dal Ministero dell'ambiente. Le regioni, per l'effettuazione dei  prelievi  e  delle  misure,  debbono avvalersi, anche attraverso forme  consortili  tra  le  regioni stesse, delle strutture pubbliche idoneamente  attrezzate.  Le direttive dei Ministeri riguardano anche la   standardizzazione  e  l'intercalibrazione  dei  metodi  e  delle tecniche di campionamento e misura.

  3.  Le  reti  nazionali si avvalgono dei rilevamenti e delle misure effettuati da istituti, enti ed organismi idoneamente attrezzati.

  4.  Per  assicurare l'omogeneita' dei criteri di rilevamento e delle modalita'  di  esecuzione  dei  prelievi e delle misure, relativi alle reti  nazionali  ai  fini  dell'interpretazione  integrata  dei  dati rilevati, nonche' per gli effetti dell'art. 35 del Trattato istitutivo della  CEEA,  sono  affidate  all'ANPA  le  funzioni di coordinamento tecnico.  A  tal  fine l'ANPA, sulla base delle direttive in materia, emanate dal Ministero della sanita' e dal Ministero dell'ambiente:

  --a) coordina le misure effettuate dagli istituti, enti o organismi di  cui  sopra,  riguardanti  la  radioattivita' dell'atmosfera, delle acque,  del  suolo, delle sostanze alimentari e bevande e delle altre matrici  rilevanti,  seguendo le modalita' di esecuzione e promuovendo criteri di normalizzazione e di intercalibrazione;

  --b)  promuove  l'installazione  di  stazioni  di  prelevamento  di campioni  e  l'effettuazione  delle relative misure di radioattivita', quando cio' sia necessario per il completamento di un'organica rete di rilevamento  su scala nazionale, eventualmente contribuendo con mezzi e risorse, anche finanziarie;

  --c) trasmette, in ottemperanza all'art. 36 del Trattato istitutivo della CEEA, le informazioni relative ai rilevamenti effettuati.

  5.  Per quanto attiene alle reti nazionali, l'ANPA provvede inoltre alla diffusione dei risultati delle misure effettuate.

  6.  La  rete di allarme gestita dal Ministero dell'interno ai sensi della legge 13 maggio 1961, n. 469, concorre autonomamente al sistema di reti nazionali.

 

Qual e' la soglia sotto la quale le radiazioni emesse risultano non dannose?

Ormai e' accertato che non esiste soglia sotto la quale le radiazioni non fanno danno; i limiti di legge sono misure precauzionali.

 

Quale controllo della radioattivita' occorre effettuare preliminarmente in un porto a rischio nucleare?

Occorre rilevare subito il tasso naturale di radioattivita'. Questo controllo e' importante per evitare che eventuali perdite di radioattivita' da unita' militari a propulsione nucleare - che facessero registrare un innalzamento del livello di radioattivita' - siano scambiate con un alto tasso naturale di radioattivita'. Occorre quindi in partenza sapere qual e' il tasso naturale di radioattivita' e da li' poi verificare le eventuali variazioni registrate..

 

Come si puo' ricostruire la "storia radioattiva" di una citta'?

Gli strumenti di rilevazione della radioattivita' sono importanti ma per ricostruire il "passato radioattivo" di un luogo ci sono esperimenti realizzati negli Stati Uniti come l'analisi dei "dentini da latte". E' un mezzo interessante che consente di realizzare un'"analisi del passato" (si veda il progetto allegato) consentendo di risalire indietro negli anni e verificare se l'organismo umano (dei bambini in questo caso) e' stato soggetto a radioattivita'. Il principio scientifico e' il seguente: l'organismo scambia lo stronzio 90 per calcio e lo fissa nei denti e quindi analizzando i denti (ad esempio i dentini da latte) e' possibile ricostruire la "storia radioattiva" di una citta' e gli inquinamenti da stronzio 90, plutonio e piombo. Per fare cio' occorre raccogliere informazioni del tipo: dove la mamma del bambino ha passato la gravidanza, dove il bambino ha trscorso i primi tre anni di vita, che acqua ha bevuto, ecc.

 

Ci sono dei "bioindicatori marini" della radioattivita'?

Tutto l'approccio alla sicurezza nucleare e' carente sul rischio biologico in quanto i necessari regolari monitoraggi ambientali non riguardano organismi diffusi come bioindicatori di

riferimento. Un ottimo indicatore su cui si stanno concentrando le attenzioni scientifiche dei

mutagenetisti e' "Mytilus galloprovincialis", una delle piu' allevate cozze eduli, che come mollusco filtratore e' un bioconcentratore di sostanze in sospensione nell'acqua. Nel laboratorio del Dipartimento di Biologia Animale e dell'uomo dell'Universita' "La Sapienza" di Roma abitualmente vengono studiati i bioindicatori di ambienti terrestri (Roditori infestanti) e non mancano esperienze su pesci d'acqua dolce e su altri vertebrati. I lavori specialistici di questo gruppo di studio, tra i quali i piu' importanti sono quelli eseguiti dopo Chernobyl, attualmente stanno prendendo in esame proposte di ricerca riguardanti aree balcaniche contaminate da uranio impoverito e da contaminanti chimici, aree sottoposte ad inquinamento elettromagnetico, parchi naturali. Per ricevere i materiali di ricerca e per contatti:

prof. Mauro Cristaldi

Dip. Biologia Animale e dell'Uomo

Universita' "La Sapienza"

Via A. Borelli 50

00161 ROMA

Tel.: 06-49918015

Fax: 06-4457516

E-mail: Mauro.Cristaldi@uniroma1.it

 

Esistono delle esperienze di ricerca sulla dispersione di inquinanti in atmosfera?

Una ricercatrice a Lecce si interesso di dispersione di inquinanti in atmosfera e potrebbe dare un aiuto in questo settore. Il suo gruppo di ricerca e' coinvolto in progetti meteorologici-dispersivi su tutta la regione Puglia, che coinvolgono quindi anche l'area di Taranto. Per informazioni e contatti:

Cristina Mangia

Istituto per lo Studio dell'Inquinamento Atmosferico e l'Agrometeorologia

ISIAtA CNR

s.p. Lecce Monteroni km 1.2

73100 Lecce

e-mail         c.mangia@isiata.le.cnr.it

Tel.      0832 320 720

Fax       0832 320 716

E-mail:      c_mangia@yahoo.com

 

Esistono discipline universitarie che si occupano della sicurezza degli impianti nucleari?

Si', ad esempio "Sicurezza e analisi di rischio" e "Protezione e Sicurezza negli Impianti Nucleari" al Politecnico di Torino. Un rilevante contributo tecnico alle questioni della sicurezza nucleare e radiologica e' fornito dal prof. Massimo Zucchetti. Per informazioni e contatti:

Prof. Massimo Zucchetti

DENER - Politecnico di Torino

Corso Duca degli Abruzzi 24 - 10129 Torino

Tel./Fax  011 - 564.4464 / 4499

email: zucchetti@polito.it

 

A quali altri rischi radioattivi di natura militare e' sottoposta la salute in Italia?

Esiste il riciclaggio delle scorie nucleari (U238). In Kossovo le bombe Nato all'U238 sono state usate in modo massiccio, con gravi conseguenze di inquinamento radioattivo. Le ricadute in Italia di tutto cio' sono ancora poco conosciute. Tende a passare in silenzio il rischio di contaminazione da particelle alfa che provoca l'uranio "impoverito" il quale si trova nei contrappesi degli aerei di linea, nelle schermature degli ospedali, nelle chiglie delle barche a vela e persino nei cementi e nelle piastrelle, per non parlare delle lenti degli occhiali da sole, delle protesi dentarie ecc.

 

Esiste un sito Internet su questo argomento?

Il piu' esauriente database sull'U238 e' presente in rete sul sito  http://stop-u238.i.am 

E' stato realizzato da Marco Saba, fondatore dell'Osservatore Etico Ambientale e investigatore telematico; egli ha anche relazionato alla Commissione parlamentare che indaga sui danni ambientali in Kossovo.