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Dal Corriere della Sera del 4 agosto 2001

IL CASO

Vicecapo della Digos e agenti contro un manifestante: ecco tutte le immagini

La sequenza di foto

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

GENOVA - Fino a ieri, di quell’episodio, circolava solo una foto. Subito diventata una delle immagini simbolo della violenza dei giorni del G8. Un ragazzo con il viso sanguinante, steso per terra, circondato dai poliziotti, uno dei quali (in borghese) gli sta sferrando un calcio. Ora c’è anche un video, che il «Corriere» ha avuto la possibilità di esaminare. Il filmato dura un minuto e 24 secondi: dal momento in cui il ragazzo (che chiameremo Marco) viene bloccato dagli agenti a quando finisce tra le braccia di un medico.

Nella foto, diffusa giorni fa su Internet dal Genoa Social Forum, il poliziotto che dà il calcio ha un nome: è il vice della Digos di Genova, Alessandro Perugini. Lui stesso si è riconosciuto nell’immagine, difendendosi così: «Ho la coscienza a posto, non volevo colpire in modo selvaggio un manifestante inerme: quella foto va vista nel giusto contesto». Gli ispettori del Viminale ritengono invece ci siano gli estremi per aprire nei confronti di Perugini un procedimento penale. Ecco cosa si vede nel filmato.

E’ venerdì 20 luglio, primo giorno di scontri. Sono da poco passate le tredici (Carlo Giuliani verrà ucciso quattro ore dopo). La scena si svolge a circa 200 metri dalla Questura, in via Armando Diaz, angolo via Finocchiaro Aprile. A sinistra c’è il muro di un palazzo con la scritta «Lituania libera» e «W Haider», a destra l’area di un distributore di benzina. La scena si apre con tre manifestanti seduti in mezzo al viale. A cento metri, di fronte a loro, è schierata la polizia. Pochi secondi dopo, un ragazzo con la maglia verde viene fermato da alcuni agenti. Cammina senza opporre resistenza: mentre sfila davanti alle forze dell’ordine, viene colpito al fianco, forse con il manganello.

A questo punto, entra in scena Marco. Età sui vent’anni, maglia rossa a maniche lunghe, jeans, capelli neri a spazzola, zainetto sulle spalle. Si vede un poliziotto che lo immobilizza, bloccandogli le spalle. Altri tre gli sono subito addosso. Un agente, casco e maglia a righe, gli dà una manganellata all’addome. Un altro lo colpisce al fianco. Marco, sempre immobilizzato, tende le braccia in avanti e viene raggiunto in pieno viso, sopra l’occhio sinistro, da una manganellata, sferrata ancora una volta dal poliziotto con la maglia a righe. Il ragazzo si porta una mano al volto, riceve un altro pugno da un agente in tuta nera e l’ennesima manganellata, stavolta sull’orecchio.

Il viso di Marco è una maschera di sangue. Quattro poliziotti, che poi diventano sei, lo trascinano all’altro lato della strada. Il giovane ha le braccia alzate. Qui compare il vicecapo della Digos di Genova, Alessandro Perugini: indossa una maglia gialla a maniche corte, jeans, mocassini e tiene in mano un paio di occhiali da sole. E’ lui, assieme ad un agente, a prendere Marco per la maglia, gettandolo a terra: il ragazzo, forse anche sotto il peso dello zainetto, frana con il viso sul cemento, a braccia larghe. Perugini indietreggia di un metro o due, prende la rincorsa e si prepara a sferrare un calcio. Non ci riesce: scivola, rischia di cadere e fa il gesto di portarsi una mano sul capo quasi temesse di ricevere una manganellata dall’agente che gli è dietro.

Intanto il ragazzo, che è riuscito ad alzarsi di mezzo busto, riceve un colpo al torace da un agente in borghese con la maglia bianca. Subito dopo, parte il calcio, stavolta a segno, di Perugini: Marco evita l’impatto con la scarpa, ma non il ginocchio del vice della Digos, che gli si stampa sul volto. A due metri di distanza, altri quattro agenti assistono alla scena. Interviene un medico in tuta arancione: sembra invitare i poliziotti a fermarsi. L’accerchiamento si rompe. Perugini si rimette gli occhiali da sole. Marco barcolla, braccia tese a chiedere aiuto, verso un cameraman. Ma questo, forse spaventato da quella maschera di sangue, si sfila da un lato. Un poliziotto fa in tempo a dare l’ultima manganellata al ragazzo, prima che un collega lo fermi. Marco frana ai piedi di una siepe. Un medico lo prende tra le braccia e lo guarda: l’osso occipitale del ragazzo sporge di almeno un centimetro, una parte del volto è sfigurata, gli sanguina un orecchio, ha tagli sul collo .

Francesco Alberti