La direttiva rischia di rendere coperte da segreto industriale le
ricerche scientifiche e di concentrarle nelle mani delle multinazionali, dando ai
laboratori ricchi il potere di fare compravendita delle innovazioni e togliendo alle forze
sociali e politiche le informazioni per il controllo.
Dopo il varo della moneta unica, l'Europa appare sulle prime pagine dei giornali per il
si' del Parlamento Europeo (12 maggio) alla possibilita' di manipolare geneticamente gli
esseri viventi e di porre il risultato di queste ricerche nelle mani delle aziende
private. "Siamo fortemente allarmati", ha subito dichiarato l'arcivescovo
Elio Sgreccia, direttore dell'istituto di bioetica dell'Universita' Cattolica.
Nonostante le restrizioni e i limiti in essa presenti, la direttiva europea allarma tutti
coloro i quali ritengono che sulla vita non debba e non possa incombere il brevetto e il
marchio di qualcuno.
Attraverso la "biotecnologia" i geni (ossia i "mattoni" di cui sono
composti gli esseri viventi) possono essere smontati, montati e ricombinati per creare
altri organismi viventi. Se l'innovazione biotecnologica e' ragione di cautele e di dubbi
espressi in ambito bioetico (manipolazioni indescriminate, modificazione dell'embrione,
effetti ecologici imprevedibili sul lungo periodo, ecc.), e' sicuramente fonte di grave
allarme il suo sfruttamento commerciale. Le sequenze di materiale genetico, infatti,
saranno brevettabili e rivendibili, ossia su di esse incombera' il diritto di proprieta'
dell'azienda produttrice della componente biotecnologica "inventata". Cosa
comportera' questo? Il vincolo del segreto industriale renderą segreta anche la cultura
scientifica che tale ricerca produrra', lo scambio delle informazioni scientifiche non
sara' libero ma avverra' mediante esborso di denaro. Vinceranno i laboratori ricchi,
perderanno i laboratori poveri. Pubblici saranno solo i "prodotti geneticamente
modificati" venduti sul mercato. Il potere scientifico sara' sempre piu' concentrato
in poche mani.
Gia' fa riflettere il fatto che alcuni algoritmi matematici siano stati assoggettati a
copyright (ad esempio gli algoritmi informatici di compressione delle immagini o di
ordinamento dei database), immaginiamo cosa significhera' far procedere la scienza su
questa strada in cui l'invocazione della (pur legittima) proprieta' intellettale rischia
di trasformarsi in una barriera alla socializzazione gratuita della cultura nelle scuole e
nelle universita'. Una cappa di segreti finira' per coprire i laboratori biotecnologici e
ai ricercatori che lavoreranno per le multinazionali dell'ingegneria genetica sara'
imposto il vincolo della riservatezza anche su studi di base che per etica scientifica
dovrebbero essere resi di pubblico dominio. Cio' significherą minore circolazione
dell'informazione e minore possibilita' di controllo politico e sociale sull'ingegneria
genetica.
Viene alla mente l'obiezione di coscienza di Robert Oppenheimer, il padre pentito della
bomba atomica: "Quando penso che per noi e' diventato un fatto ovvio e abituale
che le ricerche fondamentali della fisica nucleare siano protette dal piu' rigoroso
segreto, che i nostri laboratori siano pagati da autorita' militari e sorvegliati come
oggetti bellici; quando penso che cosa sarebbe stato delle idee di Newton e Copernico
nelle stesse condizioni, non posso fare a meno di domandarmi se, cedendo i frutti delle
nostre ricerche ai militari e senza pensare alle conseguenze, non abbiamo per avventura
tradito lo spirito della scienza (...) Io non prendero' piu' parte a progetti di guerra.
Abbiamo fatto il lavoro del diavolo e adesso torniamo a quelli che sono i nostri veri
compiti".
I piu' attenti e avvertiti avranno sostituito mentalmente - in corso di lettura - alla
parola "militari" la parola "multinazionali" arrivando a comprendere
il parallelo fra i dubbi di Oppenheimer e quelli attuali. Peccato che l'obbedienza sia
diventata una subdola virtu' per i due terzi dei parlamentari europei; dicendo si' alla
direttiva hanno spostato il potere verso l'alto della piramide e fatto salire le
quotazioni in borsa delle multinazionali biotecnologiche. Un nuovo positivismo
scientifico, rozzo e danaroso, li ha convinti - come ai tempi del positivismo ottocentesco
o delle centrali nucleari - a non nutrire dubbi. E appaiono distratte anche le coscienze
di tanti intellettuali umanisti, cosi' pronti in altre circostanze a balzare sulla sella
della terza pagina e della discussione politica e mondana. Come quando gli impianti
nucleari si lesionavano e loro parlavano dei pericoli del troppo poco latino nella scuola.
Ma - anche se le "grandi firme" indugiano sul propri o ozio culturale -
cerchiamo di richiamare le coscienze vigili al dovere di fare pressione sul parlamento
nazionali perche' non ratifichino quelle parti della direttiva europea che confliggono con
le nostre ragioni etiche.
prof. Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink