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Grauso e l’incetta di domini: una storia gia’ scrittaIl giorno 15 dicembre 1999 la Naming Authority, l'ente "super partes" che dovrebbe dettare le regole Internet sotto il Top Level Domain .it, ha introdotto una pasticciata liberalizzazione sulle registrazioni dei domini .it, grazie alla quale si e’ consentito ai furbi e agli scaltri di operare la piu' ingente ed indiscriminata incetta dei nomi a dominio italiani.
La liberalizzazione dei domini italiani e` stata, in prima istanza,
promossa dalla Naming Authority per favorire i possessori di Partita IVA,
ovvero le attivita' commerciali che, a gran voce, chiedevano una
modernizzazione liberale delle regole di registrazione, ed e' stata estesa,
grazie anche a nostre pressioni, agli Enti Pubblici ed alle Associazioni
dotate PIVA o Codice Fiscale. Grazie a tale liberalizzazione e' stato reso
finalmente possibile, anche in Italia, registrare infiniti domini per
ciascuna entita' registrante: fino al 15 dicembre ogni azienda, attivita'
commerciale, ente pubblico o associazione poteva infatti registrare un solo
dominio di tipo .it. Tutto all'apparenza improntato ai massimi principi di liberta' e democrazia ... se non fosse che:
La piu' clamorosoa e' venuta alla luce in questi giorni: l'imprenditore
Grauso ha operato, tramite la Poli srl, incetta di decine di migliaia di
domini .it che rappresentassero nomi e cognomi dei cittadini italiani,
approfittando sia del famigerato buco di 30 giorni, sia dell'illimitato
numero di domini registrabili per i possessori di PIVA:
tali elementi hanno di fatto impedito a molti liberi cittadini di
registrare per il futuro il proprio nome a dominio, ormai accaparrato
da Grauso. Ma non e' finita. Grazie ad una liberalizzazione indiscriminata e discriminante, la Namimg ha, come scrivevamo, stabilito, con un atto odioso ed antidemocratico, che le "associazioni di fatto" di cittadini ed i "privati cittadini" sono da considerarsi una categoria di serie B rispetto a chi svolga attivita' commerciali, lasciando in tal modo mano libera ai falchi dotati di partita IVA: questi ultimi, al pari del Grauso, fiutando l'affare domini (strumenti di indispensabile visibilita' in rete), hanno lettereralmente paralizzato l'attivita' dell'ente di nazionale di registrazione italiano (la Registration Authority), inondandolo di sacchi postali e di fax di richieste (in Italia infatti, per registrare domini, e' necessario sottoscrivere, da parte del registrante, una lettera di assunzione di responsabilita' da inviare all’ente di Registrazione). In questa aberrante logica del profitto a tutti i costi, nella quale si vengono a prefigurare, nel Top Level Domain italiano, maggiori diritti di taluni cittadini a discapito di altri, sembra svanire ogni rispetto e considerazione per la cultura, per l'associazionismo non profit, realta' che fino ad ora hanno conferito alla rete il vero valore aggiunto in termini di contenuto ed utilita' sociale.
Ma analoghe anomalie e distorsioni sono state da noi gia' denunciate oltre
due anni or sono e riguardavano l'attivita' della Registration Authority
Italiana (si veda il nostro intervento ---):
la Registration Authority, ente non profit di natura pubblica,
ha da un lato conservato gli stessi pregi tecnici e la stessa
competenza in materia dell'Istituto da cui deriva (lo IAT), ma dall'altro
ha ereditato gli stessi elefantiaci ed arcaici criteri di amministrazione
degli enti di ricerca nazionali. Sulle delicate materie dei regolamenti, del naming, dei costi dei domini e delle modalita' di registrazione degli stessi ci saremmo aspettati da tempo un intervento decisivo del Garante, di cui pur dovrebbe essere presente un componente all'interno del Comitato Esecutivo della Naming Italiana. Per la stesura delle regole di cui abbiamo parlato si e' invece lasciata mano libera a forti provider commerciali ed ai "soliti noti" dello IAT; non si e' imposta la modernizzazione di un ente come l'RA, ne' si e' al momento favorita la registrazione domini in Italia con altre Registration nazionali, in modo che potesse essere scardinato l'attuale monopolio di inefficienza gestionale del TLD .it; non si e' infine provveduto a tutelare con regole precise ne' i privati cittadini ne' piu' in generale le piccole voci della rete, salvo poi intervenire a guasti gia' prodotti. D'altra parte, inefficienza e burocrazia a parte, che rispettano solitamente la realta' italiana, queste vicende ci preoccupano piu' in generale per la spinta verso il concetto unilaterale di Internet come piattaforma commerciale globale. E' l'evidente segnale di un impoverimento culturale che tende a trasformare la Rete in un imponente ipermercato telematico, segnandone il passaggio da strumento di interazione attiva e partecipativa, a nuovo televisore multimediale, tramite il quale l'interazione del cittadino si immiserisca sempre piu' nella semplice scelta del prodotto da acquistare sul mega portale del momento.
Vittorio Moccia
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