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Editoriale

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Per 4 volte in Puglia sfiorammo l'apocalisse atomica

Intervenne J. F. Kennedy

Viene dagli Stati Uniti la sconvolgente notizia - tratta dal sito scientifico http://www.bullatomsci.org - che all'inizio degli anni '60 per quattro volte i missili Jupiter installati in Puglia (dotati di bomba H) furono colpiti da fulmini e arrivammo ad un passo dall'apocalisse atomica.

Cercando su Internet emergono ulteriori particolari che danno alla notizia una rilevanza storica particolare.

Il rischio di esplosione nucleare accidentale era noto agli scienziati americani del JCAE (il comitato congiunto per l'energia nucleare, Joint Committee on Atomic Energy) ma le gerarchie militari rimanevano impassibili alle segnalazioni degli esperti nucleari e non prendevano in considerazione l'introduzione di meccanismi di sicurezza. Uno speciale gruppo del JCAE intraprese alla fine del 1960 un viaggio che toccò 15 installazioni nucleari in otto nazioni, giungendo anche in Puglia. Durante le ispezioni i membri del JCAE rimasero colpiti per la trascuratezza dei sistemi di sicurezza.

Rimasero così allarmati che ritornarono indietro convinti della necessità che si dovesse cambiare strada, per evitare l'apocalisse atomica accidentale. Il 15 febbraio 1961 veniva inviato al presidente degli Stati Uniti John Kennedy un resoconto segreto delle ispezioni e il 5 luglio 1962 il presidente stanziava 23,3 milioni di dollari (di allora) per adottare un sistema di sicurezza denominato PAL allo scopo di evitare esplosioni nucleari accidentali o non autorizzate.

(Fonte: http://www.brook.edu/fp/projects/nucwcost/box9-2.htm)

Ma di tutti questi rischi il parlamento italiano non è mai stato informato e tanto meno le popolazioni pugliesi.

Le trattative tra il governo italiano e quello americano sugli Jupiter "durarono a lungo (rigorosamente segrete) non certo per ottenere garanzie sulla sicurezza del popolo italiano, ma per cercare di spillare più quattrini dagli americani in cambio di questa nuova servitù militare", spiega Giorgio Nebbia in un saggio completo sull'argomento, rintracciabile su Internet all'indirizzo:

http://web.tiscalinet.it/casalepodererosa/univerde/03039900.htm

Sulla sicurezza delle popolazioni è prevalso il concetto di "sicurezza nazionale", e quindi il segreto militare. Solo nel 1996 è stata tolta la classifica di segretezza alla lettera del 15 febbraio 1961 del responsabile del JCAE con cui si comunicavano al presidente Kennedy le preoccupazioni sulla sicurezza di alcune basi nucleari NATO in Europa. Ma, guarda caso, sono state cancellate, per ragioni di "sicurezza nazionale", le parole "Turchia" e "Italia".

Oggi si viene a sapere la verità per intero.

Fu proprio a causa di simili episodi che il presidente John Kennedy cambiò i sistemi per la sicurezza nucleare e venne gradualmente adottato ed esteso il PAL (Permessive Action Link, il quale per i sottomarini nucleari è stato adottato solo nel 1997).

"Oggi - dice Giorgio Nebbia - chi sale da Gravina, in provincia di Bari, verso il "Bosco", in località "Difesa grande", e si guarda intorno con un poco di pazienza, trova, in mezzo agli alberi, una casetta abbandonata e tre piattaforme rotonde di cemento armato, ormai coperte di sterpi. Nessuna indicazione che si è di fronte ad una delle pagine drammatiche della guerra fredda che ha portato in Puglia trenta missili Jupiter, con testate nucleari ciascuna cento volte più potente delle bombe atomiche esplose a Hiroshima".

Il quartier generale degli Jupiter fu installato a Gioia del Colle dove i primi missili arrivarono dal febbraio al settembre 1960; oltre che a Gioia, i trenta missili furono schierati in altre nove postazioni, quasi allineate da nord-ovest a sud-est: Spinazzola, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Altamura (due postazioni), Irsina, Matera, Laterza, Mottola.

Giace alla Camera dei Deputati il PROGETTO DI LEGGE - N. 6045 (*) per chiedere che quei luoghi della follia atomica divengano museo della pace: le recenti rivelazioni chissà che non spingano ad attuarlo.

E chissà che - facendo tesoro degli errori dei vecchi governanti - il problema della sicurezza nucleare non entri nell'agenda di questo governo. Di porti a rischio nucleare qui in Italia ve ne sono ben 12.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it

(*) http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk6500/relazion/6045.htm