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Cokeria cancerogena… STOP!

Dopo il sindaco di Genova (Ulivo) anche il sindaco di Taranto (Polo) dà ordine di spegnere i forni cancerogeni delle cokerie ILVA. E' l'epilogo di una lotta esplosa a gennaio a colpi di fotografie pubblicate da PeaceLink (clicca su http://www.taras.it/ecologia/econews/fumi.html)


Comunicato di PeaceLink

L’ordinanza del 22 maggio del Sindaco di Taranto Rossana Di Bello, che impone il fermo delle batterie 3-4-5-6 della cokeria Ilva, è un atto di coerenza e di responsabilità che merita il sostegno di tutta la città. Quelle batterie emettono elevate quantità di sostanze cancerogene, stando alle stesse rilevazioni dell'inquinamento dell’Ilva che, come ha osservato l’assessore all’ambiente Merico, "paradossalmente" superano in negativo gli stessi dati della Asl. Tali dati di inquinamento industriale non sono attualmente resi noti nel dettaglio in un'apposita banca dati e sarebbe bene che invece fossero di dominio pubblico in modo che anche le organizzazioni sindacali ed ambientaliste (e con esse i cittadini) possano valutare la gravità della situazione.

Tuttavia la necessità più importante in questo momento è quella di costruire un ampio schieramento sociale che sostenga il sindaco in quanto istituzione garante per legge della salute pubblica. Questa è l'ora della chiarezza, dei sì e dei no. Ognuno deve scegliere se stare dalla parte di Riva (a tutela dei suoi interessi e dei suoi profitti privati) o dalla parte dei lavoratori e dei cittadini (a tutela della loro salute e dignità). Infatti è anche una questione di dignità: i lavoratori di Taranto non possono essere trattati come dei “terroni” a cui scaricare i gas velenosi e i tumori che i genovesi non vogliono più accettare.

Il ricatto di far accettare il cancro in cambio dell’occupazione sarebbe l'ennesima prova che i meridionali sono considerati italiani "di serie B", non tutelati dalle leggi che garantiscono la salute degli italiani "di serie A". Esistono centinaia di ammalati di cancro che sono in lista di attesa negli ospedali di tutta la Puglia e persino nazionali perché a Taranto mancano le strutture per la radioterapia. Molti di questi malati sono operai. E i tempi di attesa nei centri di cura sono lunghissimi, stremanti. La situazione è esplosiva: Taranto ha visto raddoppiare i tumori annui negli ultimi 30 anni. Nel quartiere dei Tamburi, a breve distanza dalla cokeria, ogni bambino che nasce comincia già dal primo giorno a respirare una media di 7 sigarette al giorno, tanto è il benzopirene cancerogeno valutato dagli studi epidemiologici in una zona a ridosso della cokeria.

Il sindaco non ha compiuto un gesto “giacobino” ma ha operato con gradualità e alto senso di responsabilità e di questo va dato atto. Chi ha agito senza senso di responsabilità è stata l’Ilva che ha lasciato trascorrere tre mesi per presentare un progetto di risanamento insufficiente, senza cambiare una sola guarnizione, senza fare manutenzione alcuna e senza quindi applicare quegli interventi che l’ordinanza del sindaco richiedeva. I sindacati sapevano che stavano passando tre mesi senza che Riva facesse nulla: perché non hanno sollecitato Riva ad una condotta più responsabile? Perché ora queste critiche solo alla Di Bello che ha tutto il diritto (ed ha anche il dovere) di far rispettare l'ordinanza? Fare ordinanze e non rispettarle sarebbe assenza di senso dello Stato.

Le norme di tutela della salute pubblica le detta l'istituzione, non il privato. E questo i sindacati dovrebbero affermarlo con forza ancora maggiore dell'istituzione stessa per la semplice ragione che dovrebbero desiderare un futuro di operai sani e non in radioterapia. La cokeria non è una crociata degli ecologisti contro gli operai. Anzi: l’obiettivo della difesa dell’ambiente coincide con l’obiettivo della difesa dei lavoratori in quanto il lavoro è oltre che salario anche rivendicazione di salute e di qualità della vita. L’azione sindacale deve farsi carico degli interessi generali della popolazione se non vuole ridursi a logica corporativa incapace di rappresentare - si badi bene - gli stessi lavoratori oltre che la cittadinanza. L'appello "ambientale" ai sindacati del dottor Aldo Petrucci, Procuratore della Repubblica di Taranto (appello lanciato all'Istituto Righi il 16 marzo scorso), aveva sortito una interessante autocritica della segretario della Cisl Gianni Florido che affermò subito dopo: "Il procuratore Petrucci ha ragione: dobbiamo tornare a tutelare di più i lavoratori. Soprattutto dobbiamo tornare a tutelare la loro salute in fabbrica. E' quella la prima linea nella guerra contro l'inquinamento". Che fine ha fatto quell'autocritica? Non si comprende perché ora lo stesso Florido dica: "No alla politica delle ordinanze". Se il segretario della Cisl riesce a tutelare la salute dei lavoratori con altri strumenti allora saremmo ben lieti di seguirlo. Ma la verità è che senza le ordinanze c'è solo l'immobilismo industriale e sindacale degli scorsi anni. In tutti questi anni di immobilismo non si sono tutelati i lavoratori: li si è lasciati respirare con rassegnata fatalità i gas cancerogeni. Forse le cose cambierebbero se Riva e i vertici sindacali provassero a lavorare qualche anno in cokeria. I sindacati già nel 1995 sapevano - da un rapporto dell'Usl di Taranto - quanti operai sarebbero potuti morire di cancro in cokeria. Ma non hanno agito. Le stime previsionali si sono invece avverate, purtroppo. E' ora di fare il mea culpa, riconoscere gli errori passati e cambiar rotta. Già alcuni settori sindacali più illuminati e sensibili lo stanno facendo. Ma non basta.

L’intera città dovrebbe unirsi attorno al sindaco per creare un grande fronte unico che comprenda tutti i partiti, tutti i sindacati, tutte le associazioni ambientaliste, mettendo Riva - e solo lui - di fronte alle sue responsabilità. La tutela dell’occupazione degli operai della cokeria è possibile a condizione che il 99% della città dica a Riva: investi i tuoi profitti miliardari in un impianto più sicuro. Ma se alcuni sindacati dovessero venire meno a questo schieramento del 99% allora essi porterebbero la grave responsabilità di una divisione sociale che oltre che tensione tra i lavoratori - di fatto favorirebbe i profitti privati che Riva accumula risparmiando sulla manutenzione e le norme di sicurezza. Guai se i sindacati o parte di essi - soffiassero ora sul fuoco dello scontento della massa operaia per guadagnare un facile consenso sia da parte padronale sia da parte dei lavoratori più esasperati.

Affermazioni del tipo “è sbagliato proseguire con le ordinanze” indeboliscono il sindaco, creano equivoci nel sindacato e rafforzano Riva.
Sentiamo il bisogno di avere in città un forte e autorevole schieramento sindacale che stia dalla parte dei lavoratori e dei cittadini. Sappiamo che nei sindacati ci sono persone impegnate sul terreno ambientalista e capaci di coniugare la difesa della salute con la difesa dell'occupazione. Per esempio il segretario regionale della UIL Aldo Pugliese è intervenuto alle nostre iniziative ambientaliste offrendo un interessante contributo di idee e di proposte. Sarebbe importante se a livello sindacale di seguisse questa apertura e si costruissero "tavoli di concertazione" che includessero le forze ambientaliste.

Noi ambientalisti a Taranto abbiamo operato con grande senso di moderazione e di responsabilità, coinvolgendo alcuni lavoratori nelle nostre riunioni, evitando spaccature. Abbiamo anche evitato facili estremismi e scavalcamenti delle istituzioni anche quando sembrava che le elezioni imponessero una stasi forzata al discorso della cokeria Ilva. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità e dando prova di pazienza e unità per giungere a questo appuntamento non in ordine sparso ma accanto alle istituzioni, a sostegno delle istituzioni. Scelgano ora i sindacati da che parte stare: è bene che prevalga il senso di responsabilità e che non manchi - in questo momento così delicato - un coerente sostegno alle istituzioni che per legge hanno il compito di tutelare la salute pubblica.

Alessandro Marescotti - Presidente di PeaceLink

a.marescotti@peacelink.it (23 maggio 2001)