Torna alla homepage
    
Cerca nel sito con FreeFind
Clicca per mandare un email Scrivi a PeaceLink
Homepage  |  Chi siamo  |  Come contattarci  |  Mappa del sito  |  Come navigare nel sito  |  Aiuta PeaceLink
Editoriale

PeaceLink-News
L'agenzia stampa di PeaceLink

PeaceLink database
Una banca dati in cui sono state organizzate informazioni utili sulle associazioni e le riviste dell'area ecopacifista e del volontariato.

PeaceLink-Dossier

PeaceLink-Libri
Libri per imparare e aiutare

Appelli
Appelli medici e diritti umani violati

Appuntamenti
Calendario delle iniziative di Pace in Italia


Sostieni la telematica per la pace, versa un contributo sul c.c.p. 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte (TA) - PeaceLink 1995/2000

Editoriale

Vai ai numeri precedenti


"Teppisti e bugiardi"

"Teppisti e pure bugiardi", titola a tutta pagina "Libero", il quotidiano diretto da Vittorio Feltri del 18 luglio 2001. "Il Times smaschera gli inganni dei giottini: su cibo, ambiente e ricchezza la Terra sta meglio di prima". E il presidente degli Usa George Bush, intervistato da "La Stampa" (18/7/2001) dichiara: "A Genova chi protesta danneggia i poveri".

Veniamo a "Libero" e ai "bugiardi" anti-G8. A pagina 3 un grande schema illustrato (titolato "AMBIENTALISTI SBUGIARDATI") riporta queste frasi in grandi riquadri grafici:

  • Non stiamo esaurendo l'energia e le risorse naturali.
  • Sempre meno persone nel mondo muoiono di fame.
  • La quantità di cibo pro capite prodotto è in aumento.
  • Le specie animali protette non stanno sparendo a velocità allarmante come sostengono le associazioni animaliste.
  • Non è vero che le piogge acide distruggono le foreste.
  • La quantità di petrolio e di sostanze chimiche tossiche disperse in mare è in diminuzione.
  • Secondo quasi tutti gli indicatori statistici, le condizioni di vita dell'umanità sono in netto miglioramento.
E così via. In realtà l'articolo del Times - a cui Libero si appoggia - è dedicato solo al Protocollo di Kyoto ed è centrato sulle tesi di Bjorn Lomborg, un docente di statistica danese che si esprime controcorrente rispetto al riscaldamento globale e che spiega di essere passato in campo ambientale da posizioni "filo-Greenpeace" a posizioni "filo-Bush". Nulla nell'articolo (pubblicato sul Times) fa riferimento alle altre questioni evidenziate nei riquadri grafici di Libero. Nessuna statistica viene riportata per dimostrare che i poveri stanno meglio. Solo una frase di Lomborg: "La quantità di cibo prodotto pro capite è in crescita". Su questa media uno statistico come Lomborg non specifica che i poveri oggi mangiano di più. Prodotto pro capite e consumo effettivo da parte dei più poveri sono concetti estremamente diversi: possiamo avere "in media" un pollo a testa e poi c'è chi ne mangia due e chi nessuno. Nelle nazioni ricche c'è iperalimentazione e si spendono soldi per le diete.

E veniamo alle bugie dei "giottini" (che sarebbero i contestatori, non i leader del G8) secondo il quotidiano "Libero". Possiamo cominciare con una "bugia"? "Vi sono oggi nel mondo più esseri umani che soffrono la fame di quanti ve ne siano mai stati nella storia dell'umanità, e il loro numero è in aumento". Questa frase non è di un "giottino" ma della Commissione Brundtland, la commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, che stilò il rapporto "Our Common Future" (edito nel 1987 da Oxford University Press). "Il numero delle persone che vivono in tuguri o nelle bidonvilles non si sta riducendo, ma al contrario è in aumento", si legge nel rapporto il quale documenta che la stessa tendenza si riscontra nell'accesso all'acqua potabile e nella disponibilità di impianti sanitari, con conseguente esposizione alle malattie derivanti da queste carenze. La Banca Mondiale in un rapporto del 1986 parla di un peggioramento della situazione alimentare della donne (+14% fra il 1970 e il 1980) le cui carenze da un punto di vista calorico - sempre secondo la Banca Mondiale (rapporto "Poverty and Hunger", Washington 1986) - sarebbero destinate a peggiorare negli anni successivi. Si potrebbe obiettare che sono passati più di 14 anni da quei rapporti. Nel frattempo i poveri hanno mangiato di più o di meno? Le statistiche negli anni seguenti elaborate della FAO (l'organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura) sulla sottonutrizione parlano chiaro: nel periodo 1990-2 nell'Africa Sud Sahariana i sottonutriti erano 196 milioni; nel 1994-6 erano saliti a 210 milioni. Nel Nord Africa e Medio Oriente - per gli stessi intervalli di tempo - i sottonutriti sono saliti da 34 a 42 milioni; nell'Asia Meridionale sono saliti da 237 a 254 milioni. Alcuni miglioramenti avvenuti stati invece nell'Asia Orientale e Pacifico (da 289 a 258 milioni) e nell'America Latina (da 64 a 63 milioni). La FAO evidenzia che vi è una stretta relazione tra la capacità di acquistare cibo e la sottoalimentazione: non a caso il gruppo dei paesi meno sviluppati "non è stato capace di ridurre il numero assoluto e percentuale dei propri sottoalimentati dagli anni 1969-71". L'ultimo rapporto FAO indica dei miglioramenti nella situazione mondiale globale per gli abitanti del pianeta con più di 300 dollari annui. Ma sotto i 300 dollari annui le statistiche indicano un aumento della percentuale dei sottonutriti.

Rispetto ai primi anni ’90 la FAO riscontra una lieve diminuzione nella percentuale di popolazione sottoalimentata, ma un altrettanto lieve aumento del numero totale, dovuto all’incremento di popolazione.

Nel complesso della situazione mondiale, dal 1960 al 1997, il 20% della popolazione più povera è passata dal 2,3% della ricchezza globale all'1,1% mentre il 20% della popolazione più ricca è passato dal 70,2% all'86%. Tuttavia questo processo di progressivo aumento della diseguaglianza fra ricchi e poveri non è stato un trend costante e ineluttabile. Leggiamo su Global FP (agosto 2001, allegato a La Stampa) "Nei calcoli di Angus Maddison, noto storico dell'economia, il divario tra i redditi pro capite delle aree più ricche e quelle più povere del mondo si era ridotto da 15 a 1 a 13 a 1 nel corso dell'"età d'oro" del capitalismo moderno, ovvero dal 1950 al 1973. Invece nel periodo dal 1973 a oggi è di nuovo cresciuto fino al valore di 19 a 1". Anche Maddison non è un "giottino": è l'autore del rapporto appena pubblicato dall'Ocse "The World Economy: A Millennial Perspective".

E infine citiamo un passo tratto non dal "Capitale" di Marx ma dal nono rapporto UNDP-ONU: "Si stima che il costo addizionale per raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per tutti, alle cure sanitarie di base per tutti, alle cure mediche per la procreazione di tutte le donne, ad una adeguata alimentazione per tutti, ad acqua potabile e al miglioramento delle condizioni igieniche per tutti, si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi di dollari l'anno: il che rappresenta meno del 4% della somma concentrata nelle mani delle 225 persone più ricche del mondo".

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it