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Dopo Genova: Formare le Forze dell'Ordine alla nonviolenzaa cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Formare e addestrare le forze dell'ordine alla nonviolenza: una ragionevole proposta per migliorare la sicurezza pubblica e per meglio difendere la vita e l'incolumita' di tutti
Egregio Presidente, Data la delicatezza del servizio pubblico dalle forze dell'ordine prestato, e dato che esse per funzione istituzionale si trovano sovente ad agire in situazioni fortemente critiche e d'emergenza, e' assolutamente necessario che la formazione e l'addestramento del personale in esse impiegato prevedano anche questa grande risorsa che e' la conoscenza e la capacita' di applicazione di tecniche comunicative e relazionali, di strategie di intervento e di interpretazione, di solido radicamento in fondamentali valori giuridici e morali, tecniche, strategie e valori che la teoria-prassi della nonviolenza nel corso della storia ha esplorato, elaborato, tematizzato, sperimentato e che mette a disposizione di tutti gli operatori sociali, come di tutti gli esseri umani.
In Italia esistono esperienze formative alla nonviolenza, tradizioni
culturali della nonviolenza, illustri studiosi ed educatori alla nonviolenza
(sia in ambito accademico che nel servizio sociale), che possono essere
adeguatamente valorizzati a tal fine.
Tra gli studiosi, formatori ed educatori oggi attivi in Italia vi sono
prestigiose figure accademiche come Alberto L'Abate, Antonino Drago,
Giuliana Martirani, Giuliano Pontara, Giovanni Salio, Giovanni Scotto e
molti, molti altri illustri docenti e ricercatori, riconosciuti ed
apprezzati a livello internazionale.
Egregio Presidente, Questo aumenterebbe la loro professionalita', e sarebbe certo di grande utilita'. Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione e la sensibilita', distinti saluti,
per il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 24 luglio 2001
Mittente: Giuseppe Sini, direttore del Centro di ricerca per la pace di
Viterbo
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