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L'unico modo per fermare le stragi

di Peppe Sini

Diciamo una tautologia: l'unico modo per fermare le stragi e' fermare le stragi. Fermare la catena delle uccisioni, questo occorre. Ed occorre che qualcuno cominci. Si e' spesso ripetuta dopo l'11 settembre la massima attribuita a Gandhi secondo cui "occhio per occhio rende tutti ciechi"; e' terribile che da qualche settimana in qua questo concetto e questo impegno contro le stragi sembra stiano venendo dimenticati proprio quando ve ne e' piu' bisogno.

Occorre un gesto che rompa la processione degli eccidi, e tale gesto va chiesto in primo luogo non a chi e' piu' disperato, non a chi puo' trovarsi o percepirsi nel piu' tragico stato di necessita', ma a chi ha piu' facilmente il potere di farlo.

Ci assumiamo qui il diritto di dire: il Parlamento italiano torni a riunirsi e deliberi la cessazione della partecipazione itaiana alla guerra afghana, e denunci quella guerra per cio' che essa effettualmente e': illegalita' e crimine e stragi e terrore.

Ci assumiamo qui il diritto di dire: cessi da parte dello stato di Israele l'occupazione dei territori palestinesi; si riconosca subito lo stato di Palestina; si creino le condizioni per la convivenza nella sicurezza e nella dignita' di due popoli liberi e sovrani in due stati sovrani e liberi.

Ci assumiamo qui il diritto di dire: occorre bloccare la produzione e il commercio di armi ovunque, subito.

Il terrorismo si puo' sconfiggere solo con la forza del diritto. La violenza si puo' contrastare solo con la legalita' e il rispetto dei diritti umani di tutti.

Occorre fermare le stragi. E cominciare a ragionare.

E quanto a tutto il resto questo penso: che solo la scelta della nonviolenza puo' salvare l'umanita' dall'autodistruzione.

Peppe Sini, 3/12/2001

Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. e fax: 0761/353532
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