Chi vuole il Ponte sullo Stretto, quali soggetti sociali ed economici
hanno gestito la fase della progettazione ed oggi si preparano all'affare
della costruzione ?
In quale contesto si inserisce la criminalità organizzata ? Cosa
caratterizza il tessuto socio-economico, il sistema di potere e la vita
civile dell'Area dello Stretto ?
Ed ancora, il blocco sociale fondato sul cemento del Ponte sarà il modello
di "non-sviluppo" dell'Italia del 2000 ? Coloro che hanno proclamato la
"convivenza con Cosa Nostra" stanno costruendo l'ennesima alleanza
strategica con la mafia ?
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Sì al ponte, no al Ponte. Un dibattito che spesso assume i toni
della contesa ingegneristica, tralasciando domande chiave che necessitano di
risposte urgenti.
Organizzazioni criminali, grandi holding finanziarie, società di
costruzioni guardano con sempre maggiore attenzione alla realizzazione del
Ponte sullo Stretto di Messina, e l'attenzione è aumentata da
quando il
duo Berlusconi - Lunardi ha rilanciato l'opera.
Domanda numero uno. Come si stanno preparando i poteri forti di Calabria e
Sicilia al grande appuntamento del Ponte?
In realtà, il territorio è stato "preparato" al Ponte da lunga
data,
grazie ad un sistema di alleanze e meccanismi sociali che coinvolge
l'informazione, l'economia, pezzi della magistratura, l'Università,
e che spesso non esclude la criminalità organizzata così come le logge
massoniche.
Un "sistema integrato dello Stretto" esiste già, un insieme di poteri che
non lascia alcuno spazio all'opposizione politica come alle iniziative
economiche autonome, all'informazione democratica come alla cultura non
allineata.
Questo "sistema sociale integrato" converge da anni tutte le sue energie
alla costruzione del Ponte, per il salto di qualità che porterebbe
in termini di prestigio e potere, le attenzioni internazionali, i flussi di
denaro immensi da spartire.
Domanda numero due. Potranno essere gli appalti l'occasione per un nuovo
patto politico-economico-militare tra le mafie e la borghesia locale e
nazionale?
Due battute, inspiegabili nell'Italia che ancora commemora Falcone e crede
in certi valori, spiegabilissime ed inquietanti nel paese del cemento
selvaggio che partecipa commosso ai funerali di Craxi.
Prima battuta, celeberrima, del ministro Lunardi: mafia e cantieri ?
Bisogna conviverci, ognuno risolva il problema come crede, la mafia
c'è sempre stata.
Seconda battuta, meno famosa ma altrettanto significativa, nel corso di
un'intervista ai giornalisti Rai di 'Sciuscià': l'ex sen. Calarco,
in qualità di responsabile della società Stretto di Messina
incaricata di
progettare il Ponte, nel rispondere sulla possibilità d'infiltrazione
criminale nella realizzazione del Ponte arrivava a dichiarare: "Se la
mafia fosse in grado di costruire il Ponte, benvenuta la mafia".
Oltre le battute, decine di documenti ufficiali, rapporti più o
meno riservati,atti della magistratura che documentano non solo "il rischio
criminale" ma anche il controllo totale già in atto delle cosche sullo
Stretto, dai misteriosi traffici di armi fino al pizzo sul traghettamento.
Non occorre pensare solo al cemento, al movimento terra, alla fase
puramente edilizia, ma anche a tutto l'indotto, ferrovie, strade,
svincoli, gigantesche aree di sosta, "servizi di sicurezza" e protezione
dei cantieri.
Domanda numero tre. Esistono alternative ?
Se l'area dello Stretto non fosse dominata da un solo gruppo editoriale,
una fabbrica del consenso tanto forte sul piano locale quanto ramificata
ed estesa in quello nazionale, si sarebbe probabilmente avviato un
proficuo dibattito su tutta una serie di progetti, che avrebbero risposto
positivamente alla domanda di lavoro e di sviluppo del territorio.
Tra le tante alternative possibili, il rilancio della cantieristica in
sostegno al potenziamento del traghettamento pubblico nello Stretto e la
realizzazione di collegamenti veloci con l'aeroporto di Reggio Calabria e
le isole minori dell'arcipelago eoliano; l'attivazione di quei servizi
pubblici la cui inesistenza accentua il gap con le aree urbane del
Settentrione e ha drammatiche ricadute in tema di vivibilità; il recupero
del patrimonio storico e artistico danneggiato dal terremoto del 1908 e
dall'incuria di tutte le amministrazioni locali post-ricostruzione; il
risanamento dei quartieri periferici dove imperano le baracche e sono
inesistenti spazi verdi e luoghi di socializzazione; la manutenzione delle
abitazioni private e degli edifici pubblici del centro storico le cui
realizzazioni sono fatiscenti e ad alto rischio di crollo; la
riqualificazione del territorio collinare devastato dall'abusivismo
edilizio e dalla cementificazione dei torrenti, già oggetto di
disastrosi
nubifragi;
La valorizzazione turistica del porto e la realizzazione di parchi urbani
per il recupero dell'antico sistema fortilizio; la valorizzazione di
alcune aree paesaggistiche straordinarie, oggi in stato d'abbandono (la
zona falcata, Capo Peloro, i monti Peloritani); l'impegno sul fronte delle
nuove tecnologie ove può avere un ruolo propulsivo l'Università,
caratterizzatasi sino ad ora come soggetto distributore di reddito ed
appalti; l'investimento nell'agricoltura biologica e il rilancio delle
produzioni tipiche dell'area (agrumi, olio d'oliva, vigneti); la
valorizzazione dell'artigianato locale e il recupero delle antiche
produzioni artistiche; lo sfruttamento delle energie rinnovabili (proprio
lo Stretto ha un patrimonio energetico incommensurabile - si pensi
all'energia eolica e alle correnti marine).
Il finanziamento diretto e la facilitazione di accesso al credito per
tutto il 'terzo settore' in vista dell'incentivazione delle imprese
sociali, dell'associazionismo e delle cooperative giovanili (quest'ultime
finalmente libere dalle relazioni clientelari e di sperimentazione della
flessibilità d'orario e di salario che le hanno caratterizzate sino
ad oggi). Ecco alcune delle alternative possibili, reali, credibili, al
modello obsoleto e insostenibile del Ponte di Scilla e Cariddi.
Rispondere ai criteri di un'economia autocentrata che valorizzi le risorse
locali e dia risposte concrete ai bisogni della gente. Mettere innanzi
tutto i valori della difesa del patrimonio esistente nell'area dello
Stretto, contro speculazioni, saccheggi, rapine dei Signori del Ponte.
Pensare, creare, sognare, organizzare, la Vita contro la cultura della
Morte, il ritorno alla relazione ancestrale con il territorio e l'ambiente
contro il dominio mafioso dell'acciaio e del cemento.
Speciale Terrelibere- No al Ponte. Terrelibere dedica alla questione Ponte
uno speciale che in maniera documentata ed approfondita prova ad
affrontare il tema da più punti di vista.
http://www.terrelibere.it/noponte