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Cronaca di una giornata di follia
Che sarebbe stata un’esperienza fuori del comune c’erano
tutti i presupposti, ma che sarebbe stata allucinante,
questo proprio non me l’aspettavo. Si era partiti bene,
dalla stazione di Taranto, dove ci si era radunati Giovedì
sera alle 18 e 30. Io, insieme ad altre 6 persone tra cui un
ragazzo, rappresentavamo gli Lsu della provincia, poi
c’erano i ragazzi dei Cobas insieme ai dirigenti, insomma
un’ottantina di giovani festanti che si apprestavano a
partire per Genova per andare a contestare pacificamente gli
8 capi di Stato più potenti della Terra. Ore 19 e 30, si
parte per Bari, dove ci saremmo aggregati ai ragazzi di Bari
in attesa del treno speciale proveniente da Lecce messo a
disposizione per noi dalle ferrovie dello Stato. Anche alla
stazione di Bari, in attesa del treno da Lecce, prosegue
il clima festoso con canti e balli, questa volta però
guardati da vicino dalla Polizia, tra i dirigenti c’è
persino il vicequestore che ci osserva, tutta gente che,
ahimè, ho conosciuto in occasione delle interminabili
manifestazioni davanti alla regione Puglia. I miei pensieri,
data la vicinanza a via Capruzzi, non possono non
ripercorrere tutte le vicende trascorse lì davanti nel
tentativo di ottenere dal presidente Fitto un lavoro
stabile, comunque si và avanti e per non pensarci decido di
mettere mani e soprattutto bocca al riso ad insalata che mi
son portato da casa, ci accovacciamo in stile indiano e
cominciamo a mangiare offrendo ognuno agli altri quello che
ha nello zaino, c’è anche il vino a rallegrare la serata,
insomma si vuotano le borse,io ho anche della frutta da
offrire e lo faccio ben volentieri visto il peso dello
zaino! Insomma con il passare dei minuti si consolida un
legame di amicizia che accomuna tutti quanti e finalmente a
mezzanotte arriva il treno da Lecce, ora è vero, si và a
Genova ! Il viaggio è abbastanza comodo, io riesco persino
a dormire,mai successo,tutto fila liscio fino a Quarto, dove
si scende contrariamente a quanto dichiarato dal governo
alcuni giorni prima che aveva promesso l’apertura della
stazione di Brignole solo per i treni speciali, tutta una
menzogna! Sempre scortati dalla polizia veniamo portati con
un pulmann navetta al campo di accoglienza dei Cobas della
Puglia dove finalmente lasciamo gli zaini e “armati”solo di
bandiere, cappellini e striscioni ci apprestiamo a
raggiungere la piazza di cui non ricordo il nome per
aggregarci agli altri compagni provenienti da tutta Italia,
ci assicurano che tutto organizzato e soprattutto
autorizzato, a questo punto la polizia ci lascia e noi ci
avviamo a piedi verso la fantomatica piazza per il raduno
della manifestazione, inizia l’avventura…. Dopo aver
trascorso appena cento metri, imbocchiamo un lungo viale
dove in fondo si nota parecchia gente,subito penso che sia
il punto d’incontro con gli altri compagni ma,non facciamo
che pochi passi quando,all’improvviso da una traversa
innanzi a noi vediamo correre dei manifestanti a volto
scoperto e senza nessun bastone in mano urlando:”Hanno
caricato,hanno caricato,scappate!”Subito dopo vediamo una
nuvola bianca che ci accompagnerà come una maledizione per
tutta la giornata,sono i lacrimogeni sparati dai carabinieri
che avevano disperso un gruppo di manifestanti,ma noi armati
di coraggio e di fazzoletti davanti la bocca decidiamo di
attraversare lo stesso l’incrocio annebbiato col solo
intento di raggiungere il punto prefissato per formare il
corteo di protesta. Seppur con le lacrime agli occhi andiamo
avanti ,ricompattiamo di nuovo il nostro gruppo di pugliesi
ma, notiamo che camminano appresso a noi dei tipi quasi
comparsi dal nulla tutti vestiti a nero,tutti rigorosamente
con il volto coperto,immaginiamo siano i famigerati “Black
block”,non sono tanti ma non ci lasceranno mai più.
Arriviamo in una piazza più grande,ed appena messo piede lì
dentro notiamo un gruppetto di” suonatori”di tamburi con
grandi bandiere nere che,come se suonassero la carica ai
loro amici,intonano un rullo che di lì a poco scatenerà una
guerriglia spaventosa degli stessi contro tutto e
tutti,infatti oltre che a distruggere vetrine,incendiare
auto,eccetera,mettevano a repentaglio anche la vita delle
stesse persone del mio gruppo,infatti mentre si scagliavano
con inaudita violenza su tutto non tenevano minimamente
conto di chi fosse lì vicino,ho avuto la sfortuna di
assistere alla distruzione di una cabina telefonica a colpi
di pietra mentre dal lato opposto alla stessa c’erano dei
ragazzi nostri,ce mancato davvero poco che un sasso colpisse
alla testa uno di noi,il tutto con le forze dell’ordine ad
osservare. A quel punto, alcuni di noi hanno reagito contro
questi pazzi e soltanto alzando la voce minacciando di
picchiarli sono riusciti ad allontanarli senza la benché
minima reazione da parte loro,non dicevano una parola. Quasi
senza rendercene conto, i carabinieri sferrano una nuova
carica,questa volta direttamente contro di noi che non
possiamo far altro che correre a ritroso su di una scalinata
molto caratteristica,però non c’è tempo per fare i
turisti,bisogna correre. Sopra la scalinata ci ritroviamo in
un’altra piazza e lì ritroviamo i tipi neri che “entusiasti”
di vederci di nuovo subito si danno da fare:una macchina che
và a fuoco,a quel punto si ricomincia a correre decisi a non
voltarci più e proseguire verso i nostri compagni della
Sicilia e della Lombardia che,grazie ai telefonini,abbiamo
saputo che si trovano giù al lungomare, nella fiera,vicino a
piazzale Kennedy. Non dopo un bel po’ di peripezie e tanta
strada a piedi,finalmente raggiungiamo i compagni,ci sono
proprio tutti:G.,E.,L.,M.,i ragazzi di
Bergamo,Modena,Palermo,Milano sono appena arrivati,sono le14
e30, Dio com’è volato il tempo,pieni di ottimismo dopo
esserci salutati ed abbracciati,prepariamo le bandiere, gli
striscioni,i cappellini,è davvero una bella coreografia
tutta rossa. Abbiamo il mare alle nostre spalle ed il palco
dove Manu Chao ha cantato l’altro ieri,ci sono anche degli
stando dove mi dicono c’è stata la fiera, tutti pronti per
riorganizzarci e finalmente tentare di fare uno straccio di
manifestazione quando all’improvviso,guarda chi si rivede:le
tute nere. Non facciamo nemmeno in tempo a rendercene conto
che alle loro spalle dalla via di fronte è già arrivato un
esercito di altre tute nere:i carabinieri in assetto di
guerra. Un solo pensiero mi mangia la testa: ma che ca.…o
vogliono questi da noi,non stiamo facendo niente,siamo in
questo recinto tranquilli,non stiamo rompendo nulla,bòòòò.
C’è poco tempo per pensare,i neri hanno già innalzato
barricato l’ingresso del recinto e i carabinieri hanno fatto
sapere,non so in che modo,che sono pronti a massacrarci sé
di lì a poco non abbandoniamo quell’area:si ricomincia a
correre. Usciamo in fretta via spiaggia e risaliamo sulla
strada distanti dai carabinieri,questa volta non è successo
quasi nulla, una sassaiola e qualche lacrimogeno,quasi ci
cominciamo ad abituare. Ci si incammina di nuovo, cantando
canti popolari con la speranza:tanto prima o poi una specie
di manifestazione ce la fanno fare,però vanno staccati da
noi le tute nere,sono come zecche,non si staccano mai da
noi,infatti dopo un po’ di strada le rivediamo appresso a
noi,a questo punto i cattivi li facciamo noi:o ve né andate,
o vi facciamo più neri delle vostre tute. Fortunatamente non
reagiscono e si allontanano ma non durerà molto, in
prossimità di una banca si fanno rivedere ed a questo alcuni
dirigenti dei Cobas si mettono di fronte alla banca
facendogli capire che avremmo difeso la stessa dalla loro
barbarie,questa volta i neri reagiscono, all’inizio solo a
parole, ma non hanno il tempo di passare alle vie di fatto
perché questa volta i nostri ragazzi decidono di cacciarli
con le cattive inseguendoli. Andiamo avanti appena 50 metri
ed alle nostre spalle la banca è già andata distrutta,questa
volta però hanno fatto di meglio,gli hanno dato fuoco, il
tutto sotto lo sguardo attento dell’elicottero della polizia
che ci ronza nelle orecchie sin da quando siamo arrivati.
Oramai è evidente a tutti che non intervengono mai durante
le razzie e le distruzioni messe in atte dai vandali neri,ma
chissà perché ce l’hanno solo con noi,ed in considerazione
di questo si decide di allontanarci di lì in tutta fretta.
Siamo veramente stanchi,io non ho più acqua nella
borraccia,la fame, ci siamo dimenticati persino cosa
sia,sento qualcuno dire che siamo vicini allo stadio
Carlini, mi dicono che è uno dei campi di accoglienza per i
contestatori del G8, e quindi la speranza che finalmente ci
si possa fermare da qualche a riposare ed a riflettere su
quello che stà accadendo,ci dà nuova forza per continuare a
camminare. Dopo un po’ imbocchiamo una strada stretta in
discesa con tanto verde intorno,c’è persino qualche genovese
che ci osserva dai balconi,quando ad un certo punto si sente
una sirena d’ambulanza,sembra salire su per quella discesa
che stavamo percorrendo noi,tutti a
gridare:”Allargatevi,fate passare, c’è qualche ferito!”.
All’improvviso vediamo spuntare un’auto dei carabinieri che
ci taglia la strada e con una trentina di militari al
seguito,tutti incazzati neri,ci fa capire subito che
stavolta non c’era scampo sparando subito una serie di
lacrimogeni addosso ai nostri corpi, un ragazzo viene
colpito dietro la nuca e stramazza inerme di faccia in
terra,non si può far niente i carabinieri sono alle spalle.
Di nuovo il pensiero di prima: ma che ca.…o vogliono questi
da noi,sono impazziti!! Anche questa volta i pensieri devono
lasciare posto ai fatti,bisogna correre e questa volta non è
facile, la strada è stretta,siamo stanchi,non riesco più a
correre come prima,trovo davanti a me compagni più lenti,non
posso travolgerli,quell’attimo in più che sono rimasto fermo
a guardare il ragazzo colpito alla testa dal lacrimogeno mi
ha fregato. Io ed altri ragazzi, per nostra sfortuna,
imbocchiamo un vicolo cieco,i ragazzi più abili riescono a
sfuggire saltando un muro,gli altri 5, io, E. di
Modena,L. di Bergamo,E. di Taranto ed un giovane
iraniano decidiamo di sederci sul marciapiede del palazzo ed
aspettare l’arrivo dei carabinieri che oramai avevano chiuso
l’unica via d’uscita. Qui succede l’incredibile, noi armati
di cappellino rosso e bandiera, siamo raggiunti sul
marciapiede da 6 carabinieri preceduti da un maresciallo che
inizialmente aveva ordinato di non toccarci,ma è bastato che
uno di loro gridasse:”E’ lui l’ho visto io, è lui!”,questo è
bastato a trasformarli in invasati picchiatori,
esito:L.,massacrato di botte ed arrestato senza che avesse
fatto la benché minima reazione,E. con la testa rotta
dalle manganellate,io fortunatamente me la sono cavata
“solo” con qualche botta dietro la schiena. Non dimenticherò
quella scena,sembravano impazziti dalla rabbia,colpivano
tutto e tutti senza ragione,forse l’unico torto era di
essere lì in quel momento,hanno persino distrutto le vetrate
del portone d’ingresso dello stabile sotto il cui ci eravamo
seduti,soltanto perché un ragazzo era riuscito a fuggire
proprio in quello stabile,il tutto davanti agli occhi degli
stessi inquilini che allibiti hanno assistito alla scena.
Comunque,dopo aver sfogato tanta rabbia sono andati
via,lasciando vetri e teste piene di sangue per terra,
noi,dopo essere stati soccorsi ed assistiti dagli stessi
inquilini dello stabile, siamo riusciti finalmente ad
arrivare allo stadio Carlini che,cosa che ha
dell’incredibile, dista appena 50 metri dal punto dove i
carabinieri ci hanno caricato,una cosa che mi farà pensare a
lungo. Vabbè, andiamo avanti, abbiamo informato subito i
dirigenti Cobas dell’arresto di L.,E. ha ricevuto le
giuste medicazioni alla testa dai volontari dell’assistenza
medica del “Carlini”,siamo riusciti a mangiare un panino che
ci è subito andato di traverso quando è arrivata la notizia
del ragazzo ucciso da un carabiniere con la pistola e poi
travolto dallo stesso mezzo con cui sono fuggiti. La notizia
ci ha raggelati,nessuno di noi riusciva più a commentare
nulla,non ci usciva più una parola dalla bocca,allucinante.
Dopo un poco ho deciso:bisognava andare via,avevo visto
troppe cose incredibili,non capivo più da cosa ci dovevamo
difendere, se più dai “Black block”o dai carabinieri,una
cosa soltanto mi era chiara,che eravamo impotenti di fronte
a tutta quella follia.Confortato da M.(dirigente
Slai Cobas)che ha subito approvato la mia decisione, siamo
tornati a piedi al nostro campo di accoglienza,abbiamo
camminato forse 5 chilometri,zaino in spalla ,si và a
Nervi,l’unica stazione disponibile per tornare al Sud.
Inutile stare a spiegare che a causa del G8 le linee
ferroviarie sono state praticamente sconvolte,basti pensare
che per arrivare a Massafra(Ta) da Nervi,ci sono volute la
bellezza di 22 ore, con una sosta a Pisa,nel cuore della
notte di ben 5 ore. E’ andata così,è stata un’esperienza
istruttiva ed una volta a casa, sentendo gli altri fatti in
tv, ho avuto un quadro dei fatti ancor più chiaro. Il
governo Berlusconi non doveva,non poteva fallire nella
riuscita del “suo”G8,anche a costo della completa
distruzione di Genova,tanto si sa poi chi paga i danni, ed è
soprattutto riuscito a dimostrare ai potenti della Terra la”
fermezza”con cui le forze dell’ordine hanno garantito la
loro sicurezza personale massacrando ingiustamente migliaia
di manifestanti indifesi,lasciando agire indisturbati i
vandali che hanno distrutto Genova.
Massafra 22 Luglio 2001
G.C.
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