COMUNICATO Amnesty International Italia


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From:           	"Amnesty International" 
To:             	stampa@amnesty.it
Date sent:      	Fri, 26 Mar 1999 17:29:33 +0000
Subject:        	CS 24/99 Kosovo
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REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA: LO STATO 
DI EMERGENZA NON SOSPENDE LA RESPONSABILITA' 
DI PROTEGGERE I DIRITTI UMANI.

Roma-- Secondo Amnesty International lo stato di guerra dichiarato la sera
del 24 marzo dal Governo Federale di Jugoslavia non dovrebbe essere una
copertura per ulteriori violazioni dei diritti umani.

"Anche in circostanze eccezionali le autorita' sono obbligate a
rispettare i diritti umani basilari stabiliti nei trattati a cui ha
aderito la Repubblica Federale di Jugoslavia (RFY)", spiega
l'organizzazione per i diritti umani. 

Alle prime ore del 25 marzo, a Pristina, la Polizia Serba ha sfondato la
porta di casa di Bajram Kelemendi, un famoso avvocato di etnia albanese,
lo ha picchiato con il calcio dei fucili sostenendo che lui teneva armi in
casa. Dopo aver rovistato la casa, la polizia lo ha portato via insieme ai
suoi due figli Kustrim (16 anni) e Kastriot (30 anni). La Polizia si e'
rifiutata di dire alla moglie di Bajram Kelemndi, Nekibe, anche lei
avvocato, dove fossero tenuti. 

Una guardia di sicurezza e' stata uccisa dalla Polizia durante la 
chiusura forzata del giornale di lingua albanese "Koha Ditore", 
avvenuta la notte del 25 marzo. 

"Condanniamo queste azioni ed ogni atto che minacci i diritti umani 
di avvocati, attivisti di organizzazioni non governative, giornalisti e
sostenitori dell'opposizione", dichiara Amnesty International.
"Considerate le violazioni di massa dei diritti umani gia' viste in Kosovo
e la crescente pressione sui media indipendenti, temiamo che la
legislazione di emergenza possa finire col consolidare e cercare di
legittimare ulteriori violazioni". 

La situazione nel paese e' tesa dopo i raid aerei della NATO contro 
obiettivi militari iniziati la sera del 24 marzo. Tutti i giornalisti
provenienti da paesi appartenenti alla NATO sono stati espulsi dalla
Serbia. 

Gli standard dei diritti umani come la Convenzione sui Diritti Civili e
Politici (ICCPR) consentono agli stati alcune deroghe in situazioni di
emergenza. In ogni caso, gli stati non possono mai in alcun modo intaccare
i diritti umani fondamentali, applicando la tortura o minacciando il
diritto alla vita dei propri cittadini. FINE DEL COMUNICATO 

Roma, 25 marzo 1999 

Anita Joshi
Ufficio Stampa 
Amnesty International