OPERAZIONE COLOMBA


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OPERAZIONE COLOMBA
Corpo Civile di Pace
Comunicato alla stampa 
"Kosovo 26 Marzo 1999"


Suva Reka brucia. La notizia e` arrivata tramite Andrea, costretto ad
andarsene in Macedonia insieme a Eva, Giampiero e Giorgio, volontari
dell'Operazione Colomba. Sono stati loro a chiamare il villaggio, che si
trova a tre chilometri da Recane, dove per quattro mesi hanno vissuto,
insieme ad altri ragazzi, tra serbi e albanesi. "Oggi ci siamo. Domani non
so se saro` ancora vivo" ha detto loro un amico, rimasto nel villaggio. Suva
Reka, Recane, Podujevo: non luoghi virtuali, ma paesi aldila` dell'Adriatico
dove si sta consumando lo scontro frontale tra Uck e esercito federale.

Gli ultimi eventi li sappiamo, sono entrati nelle nostre case con i tg, i
giornali: dopo la precipitosa ritirata dell'OSCE, la Nato ha bombardato.
Cosi` la violenza e` esplosa vertiginosamente tra la popolazione civile,
unica e vera vittima della guerra. Mentre i missili del patto atlantico
mirano agli obiettivi militari, la situazione nei villaggi risulta
invivibile: l'esercito militare ha avuto ordine di fare tabula rasa, i serbi
del luogo, anche loro terrorizzati, armati ed infarciti di propaganda, si
stanno rivoltando contro gli albanesi, anche in quei villaggi dove fino ad
ora c'era stata una relativa convivenza. Ancora una volta dobbiamo
constatare che non e' in questo modo che si raggiunge un accordo di pace. 

Il governo serbo (di cui l'Italia e` il primo partner economico) ha mostrato
chiaramente di non voler collaborare per spianare la via a una soluzione
pacifica al conflitto; la Comunita` Internazionale, dal canto proprio, e`
sembrata piu` interessata a imporre la forza e i propri interessi strategici
piuttosto che trovare una soluzione soddisfacente che tenesse e tenga conto
della realmente coinvolta nel conflitto.

Gli sforzi della Comunita` Internazionale per risolvere la crisi del Kossovo
si sono scontrati con piani politici ben piu` alti; la NATO e` entrata nella
regione, e' facile prevedere che non se ne andra` piu`, cosi` come dal resto
dei Balcani. 

Sarebbe stato forse piu` facile trovare un accordo accettabile da tutte e
due le parti se si fosse dato piu` spazio all'ONU ed ai suoi principi, con
uno spiegamento sul territorio di Caschi Blu, Polizia Internazionale e
Osservatori dei Diritti Umani, oltre che ad una massiccia presenza delle
diverse espressioni della societa` civile per una reale costruzione della
pace. 

Il ricorso alla NATO dimostra la totale ipocrisia della Comunita`
Internazionale, che ora si affida allo strumento armato dopo anni di
indifferenza rispetto alla lotta nonviolenta del popolo del Kosovo. Ancora
una volta pagano i civili, e non chi in questa guerra si arricchisce di
giorno in giorno con traffici di uomini, droga e armi. Ancora una volta, la
sofferenza della gente che aspetta e chiede una risposta sembra non trovare
spazio nel processo di pace di cui dovrebbe essere protagonista. 


Perche' un intervento armato della NATO deve avere come conseguenza
l'annullamento delle attivita` degli interventi non-armati nel territorio
del Kossovo, quando sono gli unici che al momento hanno raggiunto qualche
risultato, se non altro alleviando le sofferenze della popolazione civile ed
impedendo massacri indiscriminati all'oscuro di tutti?


L'inefficacia della diplomazia ufficiale basata sulle minacce armate e sui
bombardamenti e` sotto gli occhi di tutti. La pace non si crea bombardando,
la pace si crea partendo dalla vita delle persone coinvolte nei conflitti al
di la` di ogni interesse strategico. Si ripropone la contraddizione
irrisolta per cui i bombardamenti sono anche bombardamenti contro la
convivenza, gli ideali dell'ONU e la possibilita` di mediazione della
societa` civile. 

I nostri volontari sono reperibili al numero di telefono :
0038.163435791 

Per ulteriori informazioni potete chiamare anche il numero:
0541.751498