Appello ai Cappellani militari


In riferimento alle recenti prese dichiarazioni dell'Ordinario militare
circa l'impegno dei Cappellani anche nel conflitto in corso in Jugoslavia,
il Consiglio Nazionale di Pax Christi ha redatto un documento. Chi
desiderasse la versione completa di intestazione può richiederla
all'indirizzo della segreteria.
Shalom, tonio.
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Il Consiglio Nazionale di Pax Christi, riunito a Firenze il 15 maggio 1999
esprime profondo sconcerto di fronte alle recenti dichiarazioni
dell'Ordinario Militare in occasione del I Sinodo della "Chiesa Militare":
"Voglio sia chiaro a tutti il dramma degli uomini che guidano i
bombardieri
- ha affermato mons. Mani - e sanno che la loro azione, fatta per la pace,
può uccidere vite umane: nessuno pensi che questi uomini fanno il loro
dovere a cuor leggero". E, ancora: "...la guerra è sempre ingiusta.
Purtroppo, però, a volte è inevitabile".

Oggi più che mai, dopo 53 giorni di bombardamenti, ci chiediamo come si
possa conciliare l'opera di militari impegnati a favore di popolazioni
strappate dalla propria terra con l'intervento di altri militari, dello
stesso esercito e della stessa nazione, che produce situazioni di
disperazione, sofferenza e morte. Ci sembra sia un tentativo
impossibile di
'tenere il piede in due staffe'. 
Non possiamo accettare che la guerra sia definita "sempre ingiusta" e poi
ritenuta "inevitabile". 
Se tutto questo ci sembra così lontano da una logica umana, come è
possibile conciliarlo con la 'profezia evangelica'?
La Chiesa non è chiamata ad essere il sale ed il lievito? Non ci è chiesto
di essere 'nel' mondo ma non 'del' mondo?
E' motivo sufficiente per orientarsi verso una diversa modalità nella
soluzione dei conflitti. E' la chiara indicazione che emerge dalla
coscienza di tanti uomini e donne  che hanno abitato questa seconda metà
del secolo. E' lo stesso cammino che ci ha permesso di giungere come
società civile a scrivere la Carta delle Nazioni Unite e la solenne
Dichiarazione dei Diritti Umani e, come comunità ecclesiale, al
superamento
dei tanti "distinguo" sulla guerra giusta e ingiusta per arrivare alle
chiare dichiarazioni di Pio XII (Natale 1955), di Giovanni XXIII (Pacem in
Terris), al grido di Paolo VI all'ONU (jamais plus la guerre!) ed alla
voce
alta, commossa e forte di Giovanni Paolo II, quasi ogni giorno
nell'attuale
drammatica vicenda.

Da tempo Pax Christi pone al proprio interno e alla Chiesa italiana il
problema del ruolo dei Cappellani Militari, nella convinzione che la pur
necessaria condivisione di vita che il Cappellano deve avere con i giovani
affidati alle sue cure più efficacemente potrebbe essere svolta da
sacerdoti "senza stellette", cioè non inquadrati nelle gerarchie delle
Forze Armate, sia per una maggiore libertà nell'annuncio evangelico, sia
per una più chiara distinzione dei ruoli di fronte all'opinione pubblica.

Anche alla luce dell'appello del Papa a 'disertare i laboratori di
morte' e
del recente invito dalla Romania a compiere 'gesti profetici' ci sembra
attuale quanto scriveva don Milani nel 1965: "Avere il coraggio di dire ai
giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è più una
virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene
far
scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano
ognuno l'unico responsabile di tutto" (Lettera ai Giudici).

Firenze, 15 maggio 1999
								Pax Christi Italia

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Tonio Dell'Olio
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