La sindrome di Pancevo


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23 Aprile 1999


La sindrome di Pancevo

Le bombe sul petrolchimico: la guerra alla Jugoslavia diventa sporca
- MASSIMO SERAFINI e LUCIA VENTURI (Legambiente) -



Consigliamo una attenta lettura della scheda e del grafico pubblicati
qui a fianco. Infatti il petrolchimico di Pancevo, in Voivodina (a 15
chilometri da Belgrado) e` molto simile a quello di Marghera; sforna gli
stessi prodotti e tratta le medesime sostanze pericolose e tossiche. Chi
avrebbe immaginato che la tabella "evento accidentale di riferimento"
fosse incompleta perche' mancante della voce "ripetuti bombardamenti"?

Lasciamo volentieri agli esperti il calcolo del raggio dell'area dei
decessi o di quella dei feriti, ma certo i numeri sono destinati ad
aumentare parecchio. Queste cifre danno solo in parte la dimensione
della tragedia perche' si riferiscono solo alle vittime e ai danni
provocati dalle esplosioni: escludono quindi quelli, ben piu` gravi, che
si registreranno nel tempo. Basta una rapida occhiata alla tabella
"sostanze ed effetti sulla salute" per capire che probabilmente i figli
dei figli di chi oggi e` sotto i bombardamenti sara` a rischio di malattie
e tumori. Forse siamo ingenui pacifisti o anime belle, ma neanche
ricorrendo al peggior antiamericanismo avremmo creduto che alla gia`
sciagurata scelta di bombardare la Jugoslavia, si sarebbe aggiunta
quella di indirizzare i missili e le bombe contro le fabbriche chimiche.

Invece ci sbagliavamo. Quando la stampa ha riferito della catastrofe
ecologica, i portavoce della Nato, il generale Marani e Jamie Shea,
hanno immediatamente confermato che le aziende chimiche sono obiettivi
militari, certamente con possibili effetti collaterali pero`
controllabili perche' la Nato sa cosa deve colpire e cosa no. Dopo le
tragedie del treno o della colonna dei profughi colpite per errore, c'e`
da tremare.

Ma il generale Marani e il signor Shea, l'ineffabile accoppiata che ogni
sera ci aggiorna sulle distruzioni quotidiane, sicuramente esprime il
modo di pensare dei militari: quelli che non temono la terza guerra
mondiale non devono preoccuparsi di trovare soluzioni politiche ai
conflitti, ma solo di annientare il nemico. Solo una logica di
annientamento puo` infatti spiegare e dare un senso al bombardamento di
aziende chimiche.

Cio` che sconcerta e irrita nella vicenda delle bombe sul petrolchimico
di Pancevo e` il silenzio dei decisori politici, fra i quali anche
autorevoli ecologisti, che di queste cose se ne intendono. Nelle prime
giornate di guerra ci hanno spiegato che questa guerra era inevitabile
perche' era in corso la pulizia etnica dei kossovari da parte delle
truppe di Milosevic. Abbiamo obiettato che le bombe avrebbero aggravato
il dramma dei kosovari.

Ora questa vera e propria "guerra chimica" dovrebbe almeno far sorgere
il dubbio: di quale aiuto saranno, per quei poveri disperati in fuga,
bombardamenti che contaminano e avvelenano l'aria, la terra e le acque,
rendendo per molti anni invivibile quel territorio per chiunque, serbo,
albanese che sia? E ancora: e` mai possibile che i ministri verdi di
questo governo, o di quello francese o tedesco, non abbiano spiegato ai
loro presidenti del consiglio che ci vorranno decenni per risanare
quelle acque e quelle terre e rendere cosi` possibile una ricostruzione?
E se lo hanno fatto e non sono stati ascoltati non ritengono di dover
prenderer qualche decisione?

Poniamo questi interrogativi in modo costruttivo, pero` animati da una
convinzione: questa guerra ha aggravato la tragedia del popolo kosovaro
e ha provocato quella del popolo serbo. Dalla pulizia etnica si e`
passati a quella multietnica. La conferma di questa amara verita`
l'avremo quando finalmente chi puo` farlo fermera` la mano ai generali e i
nuovi "dannati della terra", albanesi e serbi, probabilmente romeni e
ungheresi fuggiranno dalle loro terre avvelenate e forse anche
radioattive.