Intervista a Mons. Cappucci, vescovo di Gerusalemme presente alla marcia Perugia Assisi

di Cecilia Rinaldini, giornalista di Popolare Network


"Io rientro dalla Macedonia e da Tirana. Tre giorni fa ero lì e
quello che ho visto è veramente crudele: un popolo martoriato,
umiliato. Quello che desideriamo è che questa guerra finisca al
più presto perché la guerra non ha mai risolto i problemi. La
guerra aggrava i problemi. E nella guerra tutti sono perdenti,
anche il vincitore. Dunque quello che chiediamo è di porre fine
alla sofferenza di questo popolo del Kosovo così martoriato. 

Io ho tenuto a fare questo pellegrinaggio, perché questa marcia
della pace per me è un pellegrinaggio. Sono venuto a piedi da S.
Maria degli Angeli fino a qui, camminando. E alla mia età non è
facile. Ma l'ho fatto per dimostrare la mia solidarietà con
quegli sfollati che camminano nel deserto, sotto la pioggia, non
avendo niente, né per bere, né per mangiare, che muoiono di fame,
di sete, di malattie. Una manifestazione di solidarietà, perché
quando la carità rimane un sentimento  e non è incarnata nelle
azioni, nella vita, nel comportamento, è falsa, è una bugia. Loro
dormono con vestiti bagnati con una temperatura di due gradi.

Centinaia di bambini sono morti di freddo. Loro camminano nel
deserto mentre io ho attorno amici. Ho fatto questo gesto
offrendo la fatica che ho sentito al buon Dio affinché la
tragedia di questo popolo finisca e la guerra scompaia dal mondo
intero, perché la guerra è in sé una calamità, un cancro, una
lebbra. 	Io in quanto vescovo di Gerusalemme, sono il pastore
dei Palestinesi. 

Il mio gregge è il popolo palestinese. Dunque, conoscendo il
popolo palestinese capisco bene la sofferenza di questi sfollati
e perciò ho dentro al cuore loro due. Ho sempre detto che
lavorare è indispensabile ma, in quanto prete, dico anche
pregare. Una mano sola non può applaudire: dobbiamo dunque
lavorare e pregare per porre fine all'odio, alla vendetta, alla
guerra, affinché venga un mondo nuovo basato sulla fratellanza,
la carità la giustizia e la pace».