VI "ISTIGHIAMO" AD OBBEDIRE ALLE LEGGI E AL GIURAMENTO

E A NON ESEGUIRE ALCUNE ATTIVITÀ DI GUERRA

La Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza afferma: "L'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (art. 11).

Secondo la Carta Onu "I membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia e dall'uso della forza… " (art. 51 Carta Nazioni Unite).

Oggi l'Italia partecipa ad una guerra di distruzione in nome della sottoscrizione del Patto Atlantico, di cui è stato stravolto ruolo e funzione: lo Statuto Nato prevede infatti che "Le parti si impegnano a comporre ogni disputa internazionale in cui possono essere coinvolte attraverso vie pacifiche, in maniera tale che pace, sicurezza e giustizia internazionale non siano messe in pericolo" (art. 1).

L'unico caso di possibile ricorso alla guerra è l'attacco armato contro uno o più stati membri (art. 5), mentre l'art. 7 riconosce la responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza ONU nel mantenimento della pace.

Il ricorso alla forza armata ("Non è vero che solo due aerei e solo oggi siano entrati in azione. Siamo in azione sin dall'inizio": dichiarazione alla stampa dell'on. D'Alema, 15.04.1999) avviene oggi senza alcuna deliberazione in tal senso delle Camere e alcun conferimento di poteri al governo (art. 78 della Costituzione). Manca ovviamente anche la conseguente dichiarazione da parte del Presidente della Repubblica (art. 87 della Costituzione).

Qualsiasi atto di impiego delle FF.AA. deve essere rispondente ai principi costituzionali e soggetto a previa verifica da parte delle Camere. La partecipazione ad azioni di guerra è altrimenti vietata dalla nostra Carta fondamentale.

"Le Forze Armate italiane sono al servizio della Repubblica; il loro ordinamento e le loro attività si uniformano ai principi costituzionali. Compito dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica è assicurare in conformità al giuramento prestato e in obbedienza agli ordini ricevuti la difesa della Patria e concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni" (art. 11, 382/1978).

"Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni" (formula del giuramento delle FF. AA.: art. 21, 382/1978).

Il militare deve quindi essere fedele alla Costituzione e non può eseguire ordini in manifesto contrasto con essa e con i compiti istituzionali di difesa della Repubblica:

"gli ordini devono, conformemente alle norme in vigore, attenere alla disciplina riguardante il servizio e non eccedere i compiti di Istituto" (art.4, 4° co., 1. 382/1978).

"Il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l'ordine" (art. 4, 5° co., 1. 382/1979).

Dalla clamorosa illegittimità della guerra consegue che l'aggressione contro la Repubblica Federale di Jugoslavia si concretizza in una serie impressionante di gravissimi delitti, non solo in senso morale, ma anche in senso tecnico: stragi, omicidi, lesioni, devastazioni, danneggiamenti, avvelenamento di acque, reati ambientali connessi al bombardamento di raffinerie e all'utilizzo di proiettili all'Uranio Impoverito.

Inoltre la guerra di distruzione in atto colpisce la popolazione civile e le infrastrutture indispensabili alla sopravvivenza della popolazione stessa, quali centrali elettriche, pompe idriche, ponti, case, fabbriche, ospedali…

Secondo la Convenzione di Ginevra del 1949 ed i relativi Protocolli aggiuntivi del 1977, i bombardamenti indiscriminati sono illeciti e le azioni dirette contro i civili crimini di guerra, puniti anche dagli artt. 174/189 del C.P.M.G. quali violazioni delle regole essenziali del diritto umanitario (paradossalmente invocato proprio per giustificare i bombardamenti…).

GLI "EFFETTI COLLATERALI"

07.4.1999 Strage di Aleksinac: uccisi 12 civili, 50 feriti, 2.000 senza tetto.

10.4.1999 Colpita e distrutta la Zastava a Kragujevac: feriti 160 operai, 38.000 senza lavoro.

13.4.1999 Missile NATO centra un treno passeggeri a Leskovac: 9 morti e 16 feriti.

15.4.1999 Aerei NATO bombardano una colonna di profughi a Djakovica: uccisi 75

kosovari e 28 feriti.

17.4 1999 2 F-15 americani sganciano bombe inerti nel lago di Garda.

18.4 1999 Il gen. Giuseppe Marani conferma l'uso di proiettili all'Uranio in Kosovo.

20.4.1999 Bombardato il complesso petrolchimico di Pancevo: liberati nell'aria cloruro

di vinile, dicloruro di etilene, ammoniaca e altre sostanze tossiche.

24.4 1999 Distrutta la sede della TV serba: oltre 20 morti e decine di feriti.

27.4 1999 Distrutto il ponte Zezeljev a Novi Sad, ultimo dei ponti sul Danubio.

28.4 1999 Bombardata la cittadina di Surdulica: uccisi decine di civili, fra cui 12

bambini minori di 12 anni.

01.5.1999 Colpito un pullman a Luzane: 47 morti e 16 feriti.

02.5.1999 Colpite le centrali elettriche di Obrenovac e Kostolac: senza elettricità case,

ospedali, impianti idrici…

03.5.1999 A 20 km da Pec centrato un autobus: 17 morti e 20 feriti.

05.5.1999 Decine di missili sulla raffineria di Novi Sad: una nuvola nera ricopre la città.

08.5.1999 Bombe a grappolo sul mercato e sull'ospedale di Nis: 15 morti e 60 feriti.

      1. Colpita l'ambasciata cinese a Belgrado: 4 morti e numerosi feriti.

Anche il Pentagono conferma l'utilizzo dei proiettili all'Uranio da parte dei jet A-10 Warthog.

10.5.1999 Le bombe cadono su una fabbrica di materiale edilizio e sulle case di Cakac:

4 morti e 13 feriti.

      1. Annunciati in un solo giorno 623 raid aerei sulla Serbia…

      1. La NATO conferma la partecipazione di caccia italiani AMX agli attacchi

sulla Serbia.

14.5.1999 Pescate a circa 20 miglia dalla costa adriatica bombe a frammentazione.

15.5.1999 Colpite con cluster bombs il villaggio di Korisa: 87 profughi kosovari

carbonizzati.

      1. Bombardato il carcere di Istok: 19 morti.

21.5.1999 Colpito il complesso ospedaliero Dragisa Misovic di Belgrado: 3 morti e

decine di feriti.

In due mesi sono state scaricate sulla Jugoslavia oltre 15.000 tonnellate di esplosivo.

Sono più di 1.000 le vittime civili dei raid.

FERMIAMO I BOMBARDAMENTI – CESSATE IL FUOCO PER TUTTE LE PAERTI IN GUERRA – RIPRENDA IMMEDIATAMENTE LA TRATTATIVA PER UNA SOLUZIONE POLITICA DELLA CRISI.

 

 

 

AVVOCATI CONTRO LA GUERRA

COMITATO PERMANENTE CONTRO LA GUERRA NEI BALCANI E IN EUROPA

fotocopiato in proprio, via Festa del Perdono 6, Milano 1° giugno 1999