Esposto per violazione della costituzione


Ieri, venerdì 21 maggio, abbiamo depositato un esposto presso la Procura
della Repubblica di Firenze recante in Oggetto:  violazione artt. 11,  78 e
87  della Costituzione Italiana, artt. 1 e 7 dello Statuto della NATO,
artt. 51 e 53  della Carta dell'ONU.
L'esposto è stato firmato da Graziano Zoni a nome di Emmaus Italia, da Ugo
Biggeri, in qualità di presidente di Mani Tese e da Tonio Dell'Olio per Pax
Christi Italia.
Sarebbe utile che altre associazioni seguano l'esempio. A tutt'oggi sono
ben 141 le persone che si sono dette disponibili a farlo.
Il Sostituto Procuratore di Firenze, al quale abbiamo presentato l'esposto,
ci ha detto che in assenza di una denuncia per danni subiti a causa
dell'evento bellico, non si può aprire il procedimento penale e l'esposto
viene archiviato d'ufficio.
Ho pensato che lo stesso testo potrebbe essere completato con riferimenti
circostanziati a Venezia citando i danni subiti dalla marineria di
Chioggia, da alcune associazioni di categoria dei pescatori
dell'Adriatico... In occasione della manifestazione del 29 maggio a Bari
lancerei l'idea che le associazioni pugliesi potrebbero attivarsi per
denunciare anche i danni all'economia della Regione. Nel caso in cui un
magistrato fosse disponibile a procedere si dimostrerebbe che i danni sono
stati causa ti in modo illegittimo in quanto le operazioni di guerra non
sono consentite dagli articoli citati nell'esposto.
Ogni altra idea è benvenuta.

Shalom, tonio.

Tonio Dell'Olio
Pax Christi Italia
Via Petronelli  6
70052  Bisceglie   BA
Tel.  +39.080.3953507
Fax   +39.080.3953450
E - Mail: pxitalia@diana.it


			
Al Signor
Procuratore della Repubblica
C/o il Tribunale di 
………………..

e p.c. Al
	             
Presidente della	
Corte Costituzionale	
Piazza del Quirinale 41
00187 ROMA RM

Presidente della
Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
00186 ROMA

Presidente del 
Senato della Repubblica
Palazzo Madama
00187 ROMA

Presidente della Repubblica
Quirinale
00187 ROMA
	
	 


OGGETTO: violazione artt. 11,  78 e 87  della Costituzione Italiana, artt.
1 e 7 dello Statuto della NATO, artt. 51 e 53  della Carta dell'ONU.

Con la presente comunichiamo di essere venuti a conoscenza del compimento,
da parte delle più alte Autorità istituzionali dello Stato, di gravi atti
che, a nostro avviso, contrastano con le norme giuridiche in oggetto
specificate.
In particolare, consideriamo grave il comportamento dei membri del Governo
e del Capo dello Stato, in relazione all'intervento armato della NATO nella
Repubblica Federale Jugoslava.
L'art. 11 della Costituzione Italiana recita: "l'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali". La partecipazione
dell'Italia al conflitto in atto non rispecchia lo spirito di questo
articolo che esplicitamente non solo "esclude", ma "ripudia" (termine
ancora più forte e perentorio) la guerra come "mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali". L'articolo 11 prosegue affermando che
l'Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri pace e
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo". Risulta chiaro che le "limitazioni di
sovranità" consentite all'articolo 11 sono solo quelle deliberate dal
Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Nel conflitto di cui trattasi, la
limitazione di sovranità è imposta dalla NATO che, pretendendo di ergersi a
custode dell'ordine internazionale, ha, di fatto, violato l'articolo 53
della Carta delle Nazioni Unite e sta gravemente pregiudicando l'immagine e
il funzionamento dell'ONU. Ne deriva che la partecipazione italiana alle
azioni militari è in contrasto con l'ultimo paragrafo dell'articolo 11
della Costituzione in quanto non "promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte" ad assicurare "pace e giustizia", ma al contrario,
delegittimando l'ONU, favorisce l'instaurarsi di un ordine internazionale
basato sulla sopraffazione militare di una parte sull'altra.
Il settimanale Panorama della casa Editrice Mondadori di Segrate, nel
numero 14 del 1999, a pagina 57, ha pubblicato un articolo nel quale viene
affermato che nelle date 24, 25, 28 e 29 marzo '99 una squadriglia di aerei
militari italiani, decollata dalla base di San Damiano (Piacenza) ha
partecipato ad azioni offensive, denominate SEAD, finalizzate alla
distruzione delle difese aeree serbe.
Nel corso della trasmissione televisiva "Porta a Porta" (RAI 1) anche il
Ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha (sostanzialmente) confermato i
fatti sopra riportati.
Inoltre l'autorizzazione all'uso del suolo italiano come base per gli aerei
di altri Stati che bombardano il territorio jugoslavo è da considerarsi
atto di guerra alla luce della Deliberazione dell'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite n. 3314 (dicembre 1974)  in cui si definisce atto di guerra o
aggressione "il fatto che uno Stato consenta che il suo territorio sia
messo a disposizione di un altro Stato per perpetrare un attacco a un paese
terzo".  
Tali fatti e dichiarazioni starebbero ad indicare che il Ministro della
Difesa ed il Governo hanno coinvolto il nostro Paese in un conflitto
armato, in assenza della preventiva deliberazione del Parlamento e quindi
in violazione degli articoli 78 e 87 della Costituzione della Repubblica.
La partecipazione dell'Italia alle azioni militari in Serbia non è
riconducibile alla sua adesione alla NATO. Tale organismo infatti è
un'alleanza difensiva e la solidarietà fra i suoi membri è prevista solo
quando viene aggredito un paese membro, come specificato negli articoli 3,
5 e 6 del suo Trattato Costitutivo. Questa azione di guerra non rientra
negli scopi di difesa per cui la NATO è sorta cinquant'anni fa e pertanto
non obbliga alla partecipazione i suoi stati membri. A testimonianza di ciò
si esamini la posizione assunta dalla Grecia, nazione facente parte
dell'Alleanza Atlantica che ha preso le distanze dai bombardamenti in atto
sulla Serbia.
L'intervento militare della NATO è in palese contrasto anche con l'art. 7
del suo Statuto. Esso infatti riconosce che la responsabilità primaria del
mantenimento della pace spetta al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Prima di
intervenire in Serbia, com'è noto, la NATO non ha interpellato tale Organo.
Infine è stato violato l'art. 51 della Carta dell'ONU che ammette l'uso
della forza militare solo per respingere un "attacco armato" in atto contro
un altro Stato, escludendo ogni azione preventiva.
L'aggressione militare NATO ha avuto inizio senza che nessun attacco armato
fosse in atto da parte della Repubblica Federale Jugoslava  contro un altro
Stato.
Richiamiamo inoltre la Vostra attenzione sull'estrema gravità della
seguente dichiarazione rilasciata dal Ministro della Difesa e pubblicata
dal quotidiano Repubblica in data 26/03/99; "Siamo parte della NATO e
questa operazione è sotto il comando della NATO. L'impiego futuro dei
nostri mezzi dipenderà dalla discrezionalità della NATO". Ma il Ministro,
come ogni membro del Governo, ha giurato fedeltà alla Costituzione della
Repubblica, non alla NATO.
Riteniamo incostituzionale, oltre che illegale ai sensi del vigente diritto
internazionale, l'aggressione militare alla Repubblica federale Jugoslava.
Pensiamo che esistano gravi responsabilità a carico delle più alte
Istituzioni della Repubblica, preposte alla difesa della Costituzione, che,
con la propria colpevole omissiva condotta, hanno consentito che venisse
così palesemente violata la fonte normativa fondamentale del nostro Stato.
Pensiamo che esistano gravi responsabilità, in particolare, a carico dei
componenti del Governo, i quali, a nostro avviso, hanno violato i propri
doveri istituzionali calpestando i precetti contenuti negli artt. 11 e 78
della Costituzione, 1 e 5 dello Statuto della NATO, 51 e 53 della Carta
dell'ONU.

Invitiamo il Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di …… a
verificare l'esistenza di 
responsabilità penali a carico dei membri del Governo per i comportamenti
di cui sopra.

Condanniamo fermamente la persecuzione serba ai danni della popolazione del
Kosovo di etnia albanese e nel contempo l'aggressione militare della NATO
che contribuisce ad aggravare le sofferenze della popolazione civile serba
e kosovara, oltre ad essere palesemente illecita.

In attesa che venga al più presto ristabilito lo stato di diritto, e che
anche i più alti Organi istituzionali siano ricondotti al rispetto delle
norme giuridiche fondamentali, porgiamo distinti saluti.


In fede