VITERBO CONTRO LA GUERRA





Notiziario pacifista a cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo

(15 giugno 1999) Ricominciare da noi stessi Alcune proposte di riflessione e due ulteriori proposte di lavoro per il movimento per la pace 1. Chi si meraviglia dell'esito delle elezioni o è un ingenuo o è in malafede. Lo spostamento a destra di popolazioni ridotte, nella migliore delle ipotesi, a mera consumistica ed eterodiretta "opinione pubblica", in consultazioni elettorali che sempre meno sembrano essere esercizio di democrazia e sempre più simulazione di sondaggio di mercato (ed in quanto tali fortemente manipolate), ebbene, tale spostamento a destra non è la causa ma l'effetto di politiche governative arrivate fino alla realizzazione di una guerra illegale, criminale e stragista nel cuore dell'Europa, e di una egemonia ideologica, quella dei poteri dominanti della cosiddetta "globalizzazione" e del cosiddetto "nuovo ordine mondiale" (formula in cui aleggia un sentore hitleriano), che è peggio che autoritaria, è palesemente totalitaria, nel senso che aspira a tutto inglobare e tutto surdeterminare, quindi tutto asservire: dalle risorse, alle istituzioni, ai popoli, allo stesso pensiero. 2. In questo quadro è inutile ed ipocrita pensare che altri, per delega, possano fare quello che dovremmo fare noi stessi. Si tratta quindi di occuparci in primo luogo della nostra azione politica diretta per la pace, per la democrazia, per i diritti umani. E di chiarirci non solo sul che fare, ma anche sul come farlo. 2.1. Quanto al "che fare": a) si tratta di agire per una politica delle relazioni tra gli stati e tra i popoli da togliere al monopolio sanguinario dei signori della guerra e del saccheggio; b) si tratta di agire per una politica economica da togliere al monopolio dei rapinatori; c) si tratta di agire per una politica della socialità e della solidarietà come inveramento di democrazia e dignità umana; d) si tratta di agire per una politica della legalità, della sicurezza e della difesa di diritti e valori condivisi ed inalienabili da realizzare con la partecipazione democratica e come difesa dell'ambiente, della civiltà umana, del futuro dell'umanità e come promozione dei diritti umani. 2.2. Quanto al "come farlo": decisiva è la scelta della nonviolenza nelle sue molteplici valenze e dimensioni: a) della nonviolenza come principio etico-politico; b) della nonviolenza come insieme di tecniche di lotta coerenti con la dignità umana e ad essa ordinate; c) della nonviolenza come strategia di lotta umanizzante e di trasformazione democratica; d) della nonviolenza come progetto di società egualitaria e di istituzioni liberate e solidali. 3. Si tratta insomma di riprendere il programma di lavoro che è stato di Mohandas Gandhi, di Aldo Capitini, di Danilo Dolci: ricominciare da esperienze di democrazia dal basso, di partecipazione di base, di condivisione e liberazione concretamente agite, di inveramento qui e adesso della dignità umana, di pratiche immediatamente coerenti con gli obiettivi finali di pace, democrazia e diritti umani. 4. Ed a queste condizioni, e per queste condizioni, pensiamo di proporre (in aggiunta alle tante iniziative contro la guerra e le guerre, di solidarietà con gli oppressi e di condivisione, iniziative che sono già in corso ed in cui molti di noi sono in vario modo e misura impegnati) due ulteriori iniziative su cui chiediamo a tutti i nostri interlocutori di riflettere e di aprire una discussione: 4.1. una campagna nonviolenta internazionale per l'abolizione della Nato, struttura armata fuorilegge divenuta un primario pericolo per l'umanità intera; 4.2. una campagna italiana per la conoscenza della nonviolenza e per la formazione all'uso delle tecniche della nonviolenza, con i seguenti obiettivi: a) che almeno tutte le persone che si sentono almeno emotivamente, o moralmente, o politicamente, impegnate per la pace, escano dall'ignoranza, dalla confusione, dall'ambiguità e dall'impotenza, e si impegnino almeno a sapere di cosa parlano quando parlano di nonviolenza (i più ne fanno scempio, riproducendo e propalando inconsapevolmente le peggiori calunnie che contro la nonviolenza diffonde l'ideologia dominante); b) che la conoscenza della teoria-prassi nonviolenta divenga elemento fondante della formazione degli obiettori di coscienza in servizio civile; c) che la conoscenza della nonviolenza divenga elemento della formazione degli operatori sociali ed educativi (ed a tal fine nei servizi sociali e nelle scuole occorrerà in primo luogo promuovere specifici corsi di formazione e di aggiornamento); d) che la nonviolenza entri nel patrimonio di conoscenze condivise degli operatori sociali, dei militanti politici, dei pubblici amministratori. Centro di ricerca per la pace di Viterbo tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 15 giugno 1999