VITERBO CONTRO LA GUERRA
Notiziario pacifista
a cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
(17 giugno 1999)
Materiali per il movimento pacifista
Progetto per costituire un centro di documentazione e di intervento
pacifista, in cinque semplici punti, per donne e uomini di volontà buona, di
spirito critico e di tenace concetto
1. Strumenti necessari
- carta e penne per scrivere;
- un tavolo e delle sedie;
- un personal computer o almeno una macchina da scrivere;
- un elenco telefonico;
- se possibile telefono, fax, internet;
- un dizionario della lingua italiana e se possibile alcuni dizionari
bilingui italiano-principali lingue (almeno le più diffuse);
- Agenda del giornalista (utile come indirizzario di mass-media e
giornalisti);
- Codice penale, di procedura penale, civile, di procedura civile (servono
sempre);
- rapporti annuali sui diritti umani di Amnesty International;
- un annuario giornalistico di informazione generale, come ad esempio Il
libro dei fatti, edito dall'Adn-kronos;
- se possibile un registratore, per poter registrare dibattiti e conferenze,
realizzare interviste, etc.;
- se possibile una radio per poter avere informazioni dai notiziari
radiofonici;
- se possibile una fotocopiatrice (da usare con sobrietà).
2. Alcuni libri particolarmente utili
- Primo Levi, Opere, Einaudi, Torino (due volumi);
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano;
- Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia,
Principato, Milano;
- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino
(tre volumi);
- Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha,
Torino;
- Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino;
- Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria;
- Charles Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia;
-Francesco Gesualdi, Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli,
Milano;
- la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
- la Costituzione della Repubblica Italiana;
- Worldwatch Institute, State of the world, fondamentale rapporto annuale; ed
anche il più agile Vital Signs;
- una enciclopedia;
- Centro di ricerca per la pace, Uomini di pace, fotostilato in proprio,
Viterbo (non è un vero e proprio libro, ma una semplice serie di schede
biobibliografiche su donne e uomini del Novecento che hanno contribuito alla
cultura della pace; è utile per un primo orientamento; è disponibile
gratuitamente);
- Centro di ricerca per la pace, Progetto per un corso di formazione sui
diritti umani, la legalità, la solidarietà, la pace e la nonviolenza, il
servizio sociale e la specifica attività da svolgere nel corso del servizio
civile, Viterbo (è un progetto di corso di formazione per obiettori di
coscienza in servizio civile, ma può essere utilizzato da chiunque per
organizzare attività formative sui temi indicati; è disponibile
gratuitamente);
- Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (a cura di),
Dizionario di politica, Tea, Milano;
- Franco Demarchi, Aldo Ellena (a cura di), Dizionario di sociologia,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo;
- Luciano Gallino, Dizionario di sociologia, Tea, Milano.
3. Alcune riviste indispensabili
- "Avvenimenti", settimanale;
- "Le monde diplomatique", mensile;
- "Azione nonviolenta", mensile;
- "Nigrizia", mensile.
4. Alcune cose da fare
- periodica programmazione dell'attività da svolgere e rendiconti periodici
sull'attività svolta ed in corso;
- dare primaria importanza alla formazione e soprattutto all'autoformazione:
con incontri di studio, di discussione, di training nonviolento; con
conferenze invitando relatori significativi; etc.;
- tutte le riunioni devono essere convocate con sufficiente anticipo
indicando nell'avviso di convocazione il luogo, il giorno, l'orario e
l'ordine del giorno; tutte le riunioni devono avere un ordine del giorno che
indichi tutti gli argomenti in discussione; tutte le riunioni devono avere
delle conclusioni precise ed operative; di tutte le riunioni va steso un
verbale sommario, che va conservato e deve essere consultabile;
- occorre democrazia e trasparenza nel lavoro di un gruppo pacifista; se non
vi è democrazia e trasparenza, è preferibile rinunciare ad impegnarsi per la
pace;
- non dimenticare mai che la cosa decisiva è sempre la comunicazione, e che
per comunicare in modo efficace (cioè libero, rispettoso dell'altro, chiaro e
preciso nei contenuti ed istitutivo di relazioni non oppressive) occorre
impegno e modestia;
- non dimenticare mai che la lotta contro l'ingiustizia, per la pace e i
diritti umani, è senza fine: occorre quindi non solo rigore morale e
intellettuale, non solo capacità di condivisione e senso di responsabilità,
ma anche ironia e pazienza;
- noi riteniamo che per impegnarsi coerentemente e concretamente per la pace
occorre fare la scelta della nonviolenza, e che per fare questa scelta
occorre innanzitutto impegnarsi per conoscere la nonviolenza: smascherando e
ripudiando gli stereotipi e le caricature di essa (stereotipi e caricature
assai diffusi anche tra coloro che di nonviolenza straparlano senza averne
una idea adeguata) ed impegnandosi invece a studiarla seriamente. Come
piccolo contributo per avviare una riflessione sulla nonviolenza proponiamo
qui ancora una volta la carta programmatca del Movimento Nonviolento fondato
da Aldo Capitini: "Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della
violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a
livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento
dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per
questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità
mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia
con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento
nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro
lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed
ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le
discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e
alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni
singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la
diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come
servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e
dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il
futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di
violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che
implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della
menzogna, dell'impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di
critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio,
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di
organi di governo paralleli".
5. Alcune cose da non fare
- non cominciare con i proclami; cominciare invece con la discussione aperta,
il lavoro comune, un atteggiamento modesto: per scrivere i documenti
programmatici o le dichiarazioni universali ci sarà sempre tempo;
- non pretendere di occuparsi di tutto; occorre invece darsi obiettivi
chiari, limitati, verificabili;
- contrastare la logica dell'assalto alla diligenza dei soldi pubblici: non
centrare la propria attività sulla richiesta di sostegno istituzionale e
sulla presentazione di progetti agli enti pubblici; puntare invece sulle
proprie capacità e risorse: essere autonomi dal punto di vista delle risorse
è l'unica garanzia per essere autonomi nella capacità di giudizio e limpidi
nei comportamenti;
- non voler crescere in quantità di adesioni, ma preoccuparsi soprattutto di
approfondire la riflessione e di costruire l'affinità, valorizzando lo stare
insieme per costruire la pace a partire dalle relazioni umane, dalla pratica
della democrazia, dalla crescita della fiducia, dall'uso delle tecniche della
nonviolenza e del metodo del consenso;
- non essere settari, anzi proporsi frequenti occasioni di confronto e
discussione con persone e gruppi esterni al proprio movimento e su diverse
posizioni culturali e politiche;
- non gettarsi allo sbaraglio: quando si organizza un'iniziativa pubblica
essa deve essere preparata in tutti i dettagli, tutti devono avere una
informazione precisa, base indispensabile per una adesione convinta e
consapevole; nessuno dei partecipanti deve essere messo o trovarsi in
difficoltà;
- non aver paura di non avere una risposta per tutto, è invece assai utile un
atteggiamento di ascolto e accoglienza di opinioni diverse, e di discussione
costante; spesso le persone vengono allontanate dall'impegno proprio dalla
sicumera e dal dogmatismo di chi pensa di avere già le soluzioni di problemi
sovente complessi; è molto più utile porre correttamente i problemi in tutta
la loro complessità e secondo i diversi punti di vista e discuterne
apertamente, piuttosto che dare risposte preconfezionate.
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
tel. e fax 0761/353532
Viterbo, 17/6/1999