VITERBO CONTRO LA GUERRA
Notiziario pacifista
a cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
(4 giugno 1999)
Una lettera aperta agli amici impegnati per la pace
Perché non sarò ad Aviano domenica
Domenica 6 giugno non sarò ad Aviano, con grande rammarico e dopo avere per
settimane cercato di promuovere l'iniziativa e di qualificarla in senso
nonviolento.
Avevo aderito con tutto il cuore ad un appello pacifista con le firme di
personalità come monsignor Bettazzi, Domenico Gallo, padre Nicola
Giandomenico, Margherita Hack; mi ritrovo di fronte ad un'iniziativa dal
sapore elettorale che si concluderebbe con un comizio di Ramon Mantovani e
Luca Casarini, persone che francamente non mi rappresentano.
Avevo aderito a una manifestazione nonviolenta su posizioni limpide, mi
ritrovo di fronte ad una sorta di commedia delle ambiguità e dei ricatti,
in cui ogni giorno qualcuno minaccia con parole ambigue e provocatorie
azioni violente e folli che possono mettere in pericolo l'incolumità di
migliaia di persone.
In particolare non accetto che un'iniziativa nata con i nomi e
l'autorevolezza di alcune delle figure più belle dell'impegno pacifista e
nonviolento sia stata di fatto "subappaltata" a chi, come il giovane uomo
politico Luca Casarini (un ragazzo sicuramente generoso e non privo di
meriti e di ingegno), un giorno gioca a fare il capocommando della
domenica, un giorno è l'interlocutore privilegiato del ministro Russo
Jervolino e del sottosegretario Minniti, un giorno fa il capolista alle
elezioni comunali di Padova, un giorno emana proclami barricaderi dalla
televisione di Berlusconi, e così via, in un'orgia di ipocrisia, di
provocazione e di politicantismo che semplicemente mi sgomenta, sempre
lanciando diktat che più ambigui e minacciosi non potrebbero essere:
esemplari di una logica autoritaria e bellicosa alla quale la Nato
applaudirebbe (e che il governo italiano evidentemente condivide ed
apprezza visto che elegge Casarini a rappresentante unico di un "pacifismo"
incoerente e caricaturale così come il governo se lo immagina e quindi se
lo forgia).
Trovo stupefacente che una voce limpida ed autorevole come quella di don
Albino Bizzotto dei "Beati i costruttori di pace", che ha detto due giorni
fa parole di saggezza che condivido completamente, sia stata pressoché del
tutto cancellata da quella di persone che ottengono più visibilità solo
perché usano la violenza, le minacce e le entrature nei luoghi del potere
mediale e politico.
Non accetto che l'impegno pacifista si eserciti in forma di ricatto e di
minaccia riproducendo la peggior logica della politica intesa come arte
della menzogna e dell'intimidazione: una logica ed una politica che hanno
portato all'abominevole guerra attuale.
Non accetto di essere espropriato delle mie ragioni e delle mie
convinzioni, in questo caso la scelta della nonviolenza, ed essere
costretto a ridurmi a carne da corteo e claque da comizio (se tutto va
bene) o a carne da macello se qualcuno vorrà delirantemente giocare alla
recitazione della rivoluzione in un pomeriggio festivo (mettendo in
pericolo tutti i presenti).
Non accetto che si neghi la verità: era ed è possibile fermare i
bombardieri con l'azione diretta nonviolenta senza mettere in pericolo
l'incolumità di alcuno: nonostante il generalizzato black-out dei
mass-media, almeno le persone impegnate nei movimenti pacifisti sanno che
già in aprile per alcune ore i bombardieri ad Aviano sono stati fermati
dall'azione diretta nonviolenta consistita nell'invadere lo spazio aereo
delle piste di decollo con mongolfiere di carta. Ma chi idolatra la
violenza occulta questo semplice dato di fatto, perché esso contraddice
radicalmente la sua logica, la sua azione, la sua pretesa di imporle a
tutti come scelta obbligata (un ragionamento, questo della minaccia e
dell'azione violenta "inevitabile", analogo a quello della Nato secondo cui
i bombardamenti erano "inevitabili").
Ed è per tutto ciò che in questo caso non gli apparati repressivi dello
stato, ma l'irresponsabilità e l'arroganza di alcuni che -forti anche di
un riconoscimento governativo che si configura come vera e propria
complicità- pretendono di imporre a tutti le loro scelte ricattatorie,
minacciose e bellicose, ebbene, precisamente esse mi impediscono di
manifestare ad Aviano domenica, mi negano il diritto democratico di
manifestare ad Aviano domenica. Ne prendo atto, ne provo delusione,
indignazione e dolore, ma credo che ognuno debba assumersi le sue
responsabilità: voglio poter continuare a dire anche lunedi che almeno io
ho fatto quanto in mio potere per impedire che alle stragi in Jugoslavia si
aggiungessero altre teste rotte qui; che almeno io ho fatto quanto in mio
potere per oppormi sia alla guerra della Nato e di Milosevic sia alla
violenza degli inconsapevoli ma effettuali allievi della Nato che sotto le
più diverse bandiere ne riproducono sulla propria scala la logica ed i
comportamenti.
Io credo davvero, e so bene che ancora una volta per questo mi si taccerà
di essere un ingenuo (mi accade ormai da un quarto di secolo di impegno
politico, e penso mi accadrà ancora), che solo con la nonviolenza si
contrasta la guerra e si costruisce la pace. E per gli stessi motivi per
cui mi oppongo alla guerra di Milosevic e della Nato mi oppongo anche alle
iniziative ricattatorie, minacciose e violente qui. Non voglio essere
complice di nessun crimine, non voglio essere complice di nessuna
soperchieria, non voglio essere complice di iniziative fondate sulla
menzogna e sull'ambiguità.
Mi è sembrato doveroso parlar chiaro. Non intendo criminalizzare nessuno,
ma neppure essere complice di logiche e gesti che non condivido. Spero
vivamente che ad Aviano domenica tutto vada per il meglio. E soprattutto
spero che i bombardamenti cessino subito, che già oggi prevalga la pace.
Con amicizia,
Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 4 giugno 1999
Centro di ricerca per la pace di Viterbo, tel. e fax 0761/353532
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Al Presidente della Repubblica
Signor Presidente,
tra le sue incombenze e prerogative Lei ha quella di essere il supremo
garante della Costituzione.
La Costituzione della Repubblica Italiana, Lei ben lo sa, all'articolo 11
"ripudia la guerra".
In questo terribile momento in cui tuttavia finalmente si fa strada la
possibilità di far cessare immediatamente gli orrori e le stragi in
Jugoslavia, Lei può e deve dare un contributo concreto alla pace.
Faccia valere la Costituzione, imponga la cessazione della partecipazione
italiana alla guerra, vieti il decollo dei bombardieri stragisti della Nato
dal territorio italiano.
Distinti saluti,
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 4 giugno 1999
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Barbara 9/E, 01100 Viterbo recapito telefonico e fax: 0761/353532