Guerra: botta e risposta tra Nigrizia e CEI


Nigrizia, giugno 1999

L'EDITORIALE

Che vergogna

Quella in atto nei Balcani - terra di conflitti in serie che non hanno mai
portato a nulla - e' una guerra impresentabile: non ha piegato Milosevic, in
compenso ha peggiorato la posizione del Kossovo, dato un poderoso calcio
alla credibilita' dell'Onu, ridimensionato l'idea stessa di Europa a
vantaggio di una visione tutta americana del mondo.

Tra quelli che in Italia hanno reagito alle bombe (reazione consistente -
vedi marcia Perugia-Assisi del 16 maggio - ma non sufficiente: la societa'
dei consumi produce indifferenza non cittadinanza attiva) non risulta
esserci la conferenza episcopale. Un silenzio che stupisce e fa sorgere non
pochi interrogativi.

Certo, da Amalfi a Verona tanti vescovi hanno pregato e fatto pregare,
alzato la voce in cattedrale e dalle colonne del loro settimanale, hanno
esortato all'aiuto umanitario. Degne di menzione le dichiarazioni di un paio
di conferenze regionali (Piemonte e Basilicata). Qualcuno, dovremmo dire "i
soliti" - un nome per tutti: Bettazzi -, si e' esposto personalmente. Ma la
prima uscita pubblica della Cei e' arrivata a due mesi dalle prime bombe!...
e solo per ridire, piu' flebilmente, quanto il papa va proclamando ogni
giorno. (Ma se parlare prima significava dichiarare, come ha fatto il
presidente della commissione giustizia e pace dell'episcopato francese dalla
prima pagina di Le Monde il giorno di Pasqua, che siamo davanti al caso in
cui "l'uso delle armi e' legittimo"... meglio tacere. E capiamo meglio il
grido di dolore di Giovanni Paolo II a Bucarest: "Dove sono le nostre
chiese!?...").

Forse i vescovi italiani non hanno una linea di "politica estera" o, se c'e'
, e' sovrapponibile a quella del governo D'Alema? O forse questa guerra non
e' di competenza dei pastori? Ma non e' contraddittorio promuovere
iniziative di giustizia come quella per la riduzione del debito estero dei
paesi poveri e, nello stesso tempo, non esprimersi sull'ingiustizia bellica?
Ci uniamo all'accorato appello di Pax Christi - "Osiamo chiedere ai nostri
vescovi di uscire allo scoperto. Pensiamo che nessuna neutralita' e'
possibile in presenza di un'eredita' come quella di Gesu'" - e chiediamo
anche noi di non lasciare orfani i cattolici che da piu' di due mesi
attendono una "presa di posizione" forte e ferma (cosa del resto auspicata
dalla nota pastorale Educare alla pace pubblicata dalla stessa Cei meno di
un anno fa). Con altri temi come quello della scuola privata, la Cei non ha
faticato a trovare i modi di farsi sentire e di pesare nel dibattito, anche
direttamente politico.

In compenso abbiamo sentito la voce del "vescovo castrense" durante il primo
sinodo della "chiesa militare" tenutosi proprio in questi giorni di piombo,
per non dire di uranio. Mons. Mani ha richiamato l'attenzione sul "dramma
degli uomini che guidano i bombardieri e sanno che la loro azione, fatta per
la pace, puo' uccidere vite umane... la guerra e' sempre ingiusta.
Purtroppo, pero', a volte e' inevitabile". Davanti a questo pensiero unico
dilagante, Pax Christi ha espresso "profondo sconcerto". Mentre dagli slum
di Nairobi padre Alex lanciava il suo appello a mobilitarsi "per dire no":
"Non posso accettare un'Europa che continua ad obbedire agli Stati Uniti e
all'Impero del denaro, ne' posso accettare l'esistenza di una Nato. Mi
ricordo che quando l'avevamo messa in discussione negli anni 1985-86 eravamo
tacciati di essere comunisti perche' ci svendevamo al nemico. Che
vergogna!".

Se come chiesa non sappiamo prendere posizione davanti a una guerra che ci
lascia i suoi souvenir fin dentro ai nostri mari e laghi, che cosa sara' mai
la nostra "solidarieta'", la nostra "preghiera" per i popoli delle "guerre
dimenticate" d'Africa e altrove, con saldi ancor piu' pesanti (ma la' non c'
e'
la tivu') in profughi e vite umane?

Buon giubileo.


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La risposta della CEI:

ANSASERVICE - 16.40, 22-05-99
Kosovo: 'NIGRIZIA'; PER CEI 'CONSIDERAZIONI FUORVIANTI'
(V. "KOSOVO: 'NIGRIZIA', 'CHE VERGOGNA' delle 13.55 circa)

(ANSA) -  ROMA, 22 MAG - "Considerazioni gratuite e fuorvianti", "fuori
luogo e pretestuose: un incidente". "Solo cosi` - secondo la Cei - puo`
essere catalogato l'intervento del mensile Nigrizia". E "dispiace che un
organo della stampa missionaria che dovrebbe sostenere le ragioni della pace
e della giustizia si lasci andare a considerazioni gratuite e fuorvianti che
screditano la propria testata e assomigliano piu` a proclami ideologici che
a una seria ricerca della verita` ispirata al Vangelo".
La replica della Conferenza episcopale italiana all'editoriale del prossimo
numero di "Nigrizia", affidata ad un comunicato dell'Ufficio nazionale per
le comunicazioni sociali, oltre ad esprimere rammarico per l'attacco di
"Nigrizia", ricorda l'atteggiamento tenuto dalla stessa Cei di fronte al
conflitto nei Balcani. "Fin dall'inizio la presidenza della Cei ha seguito
con trepidazione e forte preoccupazione gli eventi drammatici dovuti alla
sopraffazione etnica delle popolazioni del Kosovo e all'iniziativa delle
forse internazionali". Cosi`, dagli eventi il primo aprile ha espresso
"preoccupazione per lo sviluppo degli eventi", dopo Pasqua (4 aprile) il
segretario generale della Cei, mon. Ennio Antonelli ha scritto a tutti i
vescovi italiani ribadendo l'urgenza che siano ritrovate al piu` presto le
vie della pace, che siano ristabiliti i diritti umani tragicamente violati".
(SEGUE)



ANSASERVICE - 16.42, 22-05-99
Kosovo: 'NIGRIZIA'; PER CEI 'CONSIDERAZIONI FUORVIANTI' (2)
(ANSA) -  ROMA, 22 MAG - Il 27 aprile, ricorda ancora il comunicato della
Cei, "il cardinale Ruini e altri quattro vescovi si sono recati nei diversi
campi profughi e hanno visitato le popolazioni colpite dalla guerra,
ricordando la necessita` di arrivare quanto prima a una soluzione giusta e
pacifica del conflitto".
La voce dei vescovi italiani e` stata "costante e decisa nell'invocare la
pace". E lunedi` scorso, 17 maggio, nella sua prolusione il card. Ruini ha
detto che occorre "porre termine, contestualmente e in maniera chiara, a
tutte le operazioni militari o paramilitari, sia di pulizia etnica, sia dei
bombardamenti, consentendo l'avvio della ricostruzione e del ritorno nelle
loro terre delle persone e famiglie che sono state espulse".
"Ancor piu` intempestivo" appare l'editoriale di "Nigrizia", se si tiene
conto che proprio ieri "i vescovi italiani hanno concluso i lavori
dell'assemblea approvando e diffondendo un accorato appello per la pace in
cui condannano le ostilita` e chiedono di deporre le armi". (ANSA)