Nigrizia editoriale: Giù dalla portaerei


Fonte: Lista AFRICA PeaceLink

Dalla rivista Nigrizia, ospite di AlexLanger server di PeaceLink


Ora che la bandiera della pace a stelle e strisce sventola sul Kossovo,
possiamo tornare a farci gli affari nostri e a goderci - in pace - le
vacanze? In parecchi lo faranno, ma non e’ proprio il caso.

Intanto perche’ questa ottusa guerra, fatta di raid aerei e massmediatici,
ha prodotto tutt’al piu’ una parodia di pace: rimangono irrisolti tutti i
problemi di assetto politico, di sicurezza e di convivenza (si prospetta un
lungo protettorato militare), con l’aggiunta di un esercito di profughi. E’
la riprova che altri strumenti (embarghi "mirati") e altri soggetti (forza d
’interposizione Onu) avrebbero potuto comunque indebolire Milosevic,
arginare la pulizia etnica e puntare ad allestire una conferenza sui Balcani
per riconsiderare le mille questioni ancora aperte nell’area.

A scombussolare le nostre "pacifiche" vacanze c’e’ poi un’ altra ragione di
natura prospettica. Non c’ e’ dubbio che quella del Kossovo e’ una delle
tante crisi politiche e umanitarie, e nemmeno la piu’ grave. Ma l’obiettivo,
piu’ che mai parziale, dei media ce la sta vendendo come La Crisi. Se n’e’
accorto con disappunto anche Sergio Vieira de Mello, segretario generale
aggiunto dell’Onu per gli affari umanitari, che il 3 giugno ha scritto al
consiglio di sicurezza puntualizzando che, mentre una parte delle risorse
dei maggiori donatori sono indirizzate in Kossovo, esistono molte altre
situazioni di emergenza "egualmente degne della vostra attenzione e dove
ancora molte vittime rimangono largamente non viste e non ascoltate". I casi
piu’ gravi citati da De Mello sono, oltre all’Afghanistan, soprattutto
africani : Sierra Leone, Angola, Sudan, Somalia, Grandi Laghi, Etiopia,
Eritrea, Guinea-Bissau.

Piu’ che opportunamente la campagna Chiama l’Africa ha organizzato il 4
luglio una giornata nazionale sulle guerre dimenticate, appunto per
ricordare all’opinione pubblica italiana - chiamata a firmare due lettere
aperte inviate a Massimo D’Alema e a Romano Prodi - che "in almeno venti
paesi africani le popolazioni civili sono martoriate da conflitti
"dimenticati" che generano ogni giorno migliaia di morti, di profughi, di
esclusi dal livello minimo di sopravvivenza". Al presidente del consiglio,
Chiama l’Africa chiede che il nostro paese promuova, in occasione del
giubileo e in collaborazione con l’Unione europea, una conferenza
internazionale di pace per l’Africa.

Un invito a cercare e a costruire la pace, che viene ancora una volta dal
basso, dalle centinaia di associazioni che dal ’97 ad oggi hanno animato le
iniziative di Chiama l’Africa in ogni citta’ italiana. Tutta gente che non
si rassegna a farsi gli affari propri, che non vuole limitarsi a prendere
atto di questo nefasto ordine internazionale e che non accetta l’idea che il
mondo possa essere governato dalla tolda di una portaerei. Del resto anche
dall’alto - Giovanni Paolo II, 27 aprile - e’ arrivato per l’ennesima volta
un chiarissimo appello: "Bisogna perseguire ogni alternativa alla guerra".

Buone vacanze (e buon giubileo).


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