Mozambico: Vita di ragazzini a Maputo

Fonte: Lista AFRICA PeaceLink



Da: DAGHINO CARLO carlismo@teledata.mz

Data: sabato 3 luglio 1999 1.14
Oggetto: Vita di ragazzini a Maputo - 2 luglio 99


Cari amici, in questi giorni ho conosciuto per caso un ragazzino
(Atanasio)
di circa dieci - undici anni. Vi racconto come è andata. Fa parte delle
solite letterine senza un obiettivo preciso se non quello di raccontare
quel
che vedo.

Martedì scorso è successo ad una nostra automobile un piccolissimo
incidente. Siccome abbiamo concordato che le persone che lavorano con me
possono utilizzare la macchina dell'Iscos per andare a pranzare a casa
(così risparmiano e mangiano meglio) ogni giorno almeno tre persone oltre al
sottoscritto fanno un giro per la città lasciando ciascuno a casa sua.
L'ultimo ovviamente è quello che va più lontano e si chiama Angelo.
Ebbene martedì scorso, andando a mangiare, mentre passava a fianco di un
ragazzino che correva con il carretto con cui "arrangia" la vita facendo
piccole commissiomi, è successo che il ragazzino ha perso il controllo del
carrettino (perché lo spingono anziché tirarlo, e lo spingono per averlo
davanti agli occhi e controllare che  nessuno rubi nulla mentre passano
correndo per la strada).
Il carrettino sbandando ha battuto con uno spigolo nella porta dell' auto
che stava transitando, ha fatto un buco in una porta , ha strisciato la
carrozzeria e rotto uno specchietto laterale.
Angelo ha "sequestrato" il carrettino, chiudendolo dentro il cortille
della casa di sua madre, poi ha caricato sulla macchina il ragazzino  (11 anni)
insieme ad altre due persone che hanno visto la scena e li ha portati fin
da me per farmi confermare la dinamica dell'incidente. E io ho dovuto
decidere su due piedi che fare.
Il ragazzino vive con una zia (la madre è morta, sua padre da un po' di
tempo se n'è andato) e lui va a scuola di notte, e di giorno cerca di guadagnare
qualche soldino facendo trasporti e impagliando sedie lungo la strada. La
mia prima tentazione è stata di dirgliene quattro e poi farlo andar via in
malo modo.
Poi invece ho pensato che era meglio tentare di fargli capire, in pratica,
che ogni azione che si fa ha una conseguenza. Allora gli ho detto che per
ripagarmi del danno avrebbe dovuto venire a lavorare nel nostro ufficio
tutte le mattina per una settimana, altrimenti avremmo chiesto i soldi a
suo padre oppure a sua zia. Ovviamente ha accettato di venire a lavorare al
mattino, tanto in questo periodo le scuole sono chiuse per una breve
vacanza.
La prima mattina Angelo è andato a prenderlo a casa (restituendogli il
carrettino), anche per parlare con la zia che era ben contenta che il
ragazzino venisse a lavorare in modo da non pagare il costo della
riparazione. Anzi ha subito detto che, se volevamo, alla fine della
settimana avremmo potuto farlo continuare a lavorare in cambio di un
piccolo compenso. D'altronde come potrebbe pagare, visto che vende noccioline
all'angolo della strada? è un mestiere che puó far guadagnare forse
6 -7.000 meticais al giorno, quando un filone di pane ne costa 2.500.
Ció che mi ha impressionato sono stati la volontà di lavorare di questo
ragazzino ed il fatto che abbia continuato a venire anche da solo..
Quando arrivava si metteva a fra pulizia seguendo le istruzioni di
ricevute senza mai smettere un attimo e dopo un po' ho scoperto che, ovviamente, non
aveva fatto  neppure un briciolo di colazione, ed altrettanto ovviamente
gliela abbiamo offerta.
Dopo un'oretta di lavoro lo abbiamo fatto smettere di fare pulizia e lo
abbiamo fatto leggere e disegnare. Ebbene ha disegnato il suo lavoro, i
vasi e gli armadi impagliati, ed i suoi sogni, un apparecchio radio.
ll secondo giorno pensavo che il ragazzo se la sarebbe svignata, visto che
Angelo non sarebbe andato a prenderlo. Invece quando io sono arrivato in
ufficio, alle 7,40, lui era già lì ed era venuto a piedi dalla estrema
periferia di Maputo. Mi ha detto che per arrivare fino al nostro ufficio
usciva di casa alle 6 e si faceva poco meno di due ore a piedi. (In questa
stagione alle 6 non è ancora sorto il sole è fa discretamente freddo)
Al terzo giorno gli ho detto che aveva già pagato abbastanza, gli abbiamo
dato qualcosa da mangiare (banane, riso, biscotti), un cappellino e da lunedì
ricomincerà la sua solita vita.
Sono convinto che se avessimo potuto tenerlo con noi sarebbe stato
felicissimo.
Prima di andarsene ha pinzato i fogli su cui aveva disegnato per portarli
a vedere a sua zia ed agli amici.
Quando l'ho salutato, oggi, mi ha finalmente sorriso ed ha guardato con
grande gioia il pacchetto che gli ho consegnato.
In effetti il lavoro dei bambini a Maputo assume tuttun'altro significato
rispetto a quello che pensiamo noi. C'è una tale quantità di bambini che
fanno i mendicanti agli angoli delle strade che quando se ne vede qualcuno
lavorare viene spontaneo dire: "meno male". Subito chiedi se va a scuola
ed io finora ho sempre ricevuto risposte positive. Sembra che i ragazzi che
lavorano vadano più volentieri anche a scuola.
La vera piaga quì è la povertà assoluta, congiunta con il degrado umano e
culturale.
Negli ultimi tempi circolano notizie che ci siano organizzazioni che
stanno dietro all'accattonaggio dei minori per sfruttarne i magri guadagnied in
effetti la loro presenza aumenta a vista d'occhio.

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Carlo Daghino