Kossovo: se la cura uccide il paziente

C'e' chi dice che il dottore pietoso fa andare in cancrena la piaga e che e' meglio quindi un'operazione dolorosa pur di salvare la vita del malato.

C'e' chi dice che l'operazione del chirurgo puo' uccidere i paziente.

 

Fra questi due estremi si gioca il futuro del Kossovo, del suo popolo, dei suoi diritti umani.

 

La strada e' ormai stata scelta: l'intervento Nato. Un intervento atipico sotto tutti i punti di vista:

- non e' autorizzato dall'Onu;

- non e' contemplato nella carta costitutiva della Nato, che prevede unicamente azioni militari a difesa di una nazione appartenente alla Nato (il Kossovo non e' una nazione e tanto meno fa parte della Nato).

 

E' quindi la prima volta nei suoi 50 anni di storia che la Nato compie un'ingerenza in una altra nazione di propria iniziativa; questo ruolo era sempre appartenuto agli Stati Uniti e la Nato era stata sempre tenuta da parte per le ragioni sopra ricordate.

 

Siamo quindi in presenza di un "salto" nei rapporti internazionali, anche se in funzione "umanitaria". Ad annunciarlo e' Clinton, che non ha firmato per il Tribunale Penale Internazionale, organo di riferimento per il popolo del Kossovo e la tutela dei diritti umani.

 

Vedremo nelle prossime ore - con questo bombardamento che tra l'altro sta mietendo vittime anche fra i civili - se l'intervento "a favore del popolo del Kossovo" dara' piu' fiducia e sicurezza a quella gente o se i profughi aumenteranno e sbarcheranno in misura ancora maggiore sulle nostre coste pugliesi.

 

I pacifisti da due anni avevano appoggiato l'iniziativa nonviolenta del kossovaro Rugova, ma i ministri italiani non hanno dato ascolto e hanno anzi preferito dare via libera agli affari italiani (rifacimento delle linee telefoniche jugoslava), secondo la stessa logica per cui si e' trattato con i guanti di velluto il premier cinese Zemin venuto a febbraio in Italia, nonostante sia un carnefice ancora peggiore di Milosevic.

 

Dopo aver dato via libera agli affari oggi si e' dato via libera ai bombardamenti, quasi vi sia una funzione interscambiabile fra le due cose, come se entrambe rientrino nello stesso piano di penetrazione geostrategica dei poteri economici e degli "interessi nazionali".

 

Concludo citando l'Avvenire di oggi, l'editoriale di Dino Boffo: "Si affrettino altri ad aggiungervi l'aggettivo "chirurgica", "limitata". Il cuore, che in queste ore e' pesante, ci ricorda che molte guerre furon chiamate cosi': guerre-lampo. Il cuore ci dice che entriamo in un nodo di possibilita' mal controllabili. Che la prima vampa ha gia' peggiorato le condizioni dei kosovari, che si vorrebbe invece salvare dalla violenza. Che la legittimita' del "chirurgico" intervento non e' certa, ne' chiara (...) Che la miccia si spenga subito. Che non divampi oltre ogni orizzonte."

 

Temo che questa guerra ci sara' ancora una volta di grande insegnamento.

 

Alessandro Marescotti