In KOSSOVO la situazione e' decisamente tesa; il 7/1 gli abitanti di alcuni villaggi serbi attorno a Pristina hanno bloccato, con armi e barricate, tutte le vie di accesso alla citta', dopo l'uccisione di un uomo che lavorava per la societa' elettrica. La popolazione di etnia serba non si sente al sicuro, e chiede al governo piu' garanzie di sicurezza. Il blocco doveva servire ad attirare l'attenzione per chiedere a Milosevic in persona di recarsi in Kossovo. Il 9/1, dopo l'intervento della polizia e un appello del presidente Milosevic, i blocchi sono stati tolti. Nel sud, nella zona di Suva Reka, sono stati uccisi dall' UCK tre poliziotti serbi e ci sono stati dei combattimenti; nella zona di Mitrovica sono stati rapiti sette soldati serbi e l'esercito si sta schierando sul campo; sono in corso trattative dell'OSCE per il rilascio dei soldati jugoslavi in cambio di miltanti dell'UCK (esercito di liberazione del Kossovo) catturati tempo fa. Anche qui a Pristina la situazione e' sempre piu' tesa... alcuni giorni fa' e' stata lanciata una bomba contro un bar serbo di seguito si e' scatenata una furibonda sparatoria; dopo quanto accaduto tutti i bar chiudono molto presto e la gente si rintana terrorizzata sempre piu' nelle proprie case. Nei giorni del Natale ortodosso (6-7 gennaio) si sono sentiti molti spari per la festa che si confondevano fra gli altri tra cui diverse forti esplosioni. Ieri a Pristina nel pomeriggio c'e' stata una manifestazione di protesta dei civili serbi e ci e' stato vivamente consigliato di rimanere a casa. Sabato scorso,a Suva Reka, un gruppo dell' organizzazione. "Medicine du Monde" e' stato attaccato con pietre e calci da un gruppo di civili serbi e solo attraverso strade secondarie di montagna a tarda notte sono potuti rientrati a Pristina. Nella citta' di Urosevac la notte tra il 9 e 10 sono stati uccisi due civili albanesi ed uno e' stato ferito. Per i prossimi giorni sara' decisivo l'esito della trattativa per il rilascio degli ostaggi; il governo di Belgrado vuole il rilascio dei prigionieri senza condizioni, e un eventuale rifiuto da parte dell'UCK potrebbe dare il via libera all'offensiva armata. La tensione rimane altissima anche nell'area di Suva Reka e nelle citta', dove quotidianamente si registrano incidenti... Ieri 11 gennaio alle ore 15, a Pristina, e' stato ucciso il direttore dell'LDK (centro di informazione albanese) da un'auto in corsa. Le nostre intenzioni sarebbero quelle di recarsi al piu' presto nei villaggi di Recane (diviso tra serbi e albanesi) e Samo Draze (a maggioranza profughi albanesi) dove abbiamo vissuto fino a Natale. La gente ci aspetta, per loro siamo una presenza importante perche' stiamo con loro e condividiamo questi forti momenti di tensione. Tutte le organizzazioni umanitarie presenti in Kossovo svolgono principalmente un' azione di monitoraggio e assistenza umanitaria; mentre il nostro specifico e' quello di essere presenti con la nostra vita, ascoltando e condividendo la paura e la sofferenza delle persone, aiutandoli anche nei lavori quotidiani. Inoltre la presenza di stranieri nei villaggi pone una valenza di interposizione: l' idea che anche dei civili possano entrare nelle guerre come protagonisti e far sentire la propria voce di vittime, e' il messaggio di pace che si vuole trasmettere ad entrambe le parti in conflitto ed all' opinione pubblica internazionale. Oggi 12 gennaio, alcuni dei nostri volontari visiteranno dei villaggi nella zona di Suva Reka insieme al responsabile per la sicurezza delle Nazioni Unite (UNHCR); insieme a lui si valuteranno le condizioni generali della gente e la possibilita' per noi di tornare a vivere con loro, il piu' presto possibile, valutando le condizioni di rischio possibili. Un saluto di pace Andrea, Daniele, Eva, Fabrizio, Giacomo, Laura, Rita.