PRIMA DELLA GUERRA: DIARIO DAL KOSSOVO


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Recane e Suvareka, 18 gennaio 1999


Oggi siamo finalmente arrivati qui a Recane; il viaggio da Pristina e'
andato fin troppo bene e tutte le forze militari e di polizia
dispiegate ieri sulla strada sembrano scomparse, ma e' sicuramente una
calma apparente. Rispetto alla presenza precedente ci siamo trovati di
fronte alla necessita', per vari motivi, di cambiare casa e quindi oggi
appena arrivati abbiamo adempiuto a questa incombenza. Domani ci
dichiareremo alla milicia di Suva Reka, che dista circa tre Km da qui.
Per tutto il periodo della nostra permanenza avremo rapporti
quotidiani con OSCE che si sincerera' della nostra sicurezza
attraverso un "briefing" tutte le mattine alle nove. La casa dove
viviamo e' stata in parte danneggiata durante l'offensiva estiva ma il
terzo piano, che noi occupiamo, e' integro. Sotto di noi e' ospitata
anche una famiglia di undici persone, la cui casa e' stata bruciata
durante l'offensiva estiva (17 sett.'98), che si e' ora trasferita in
questa abitazione al secondo piano a sua volta in parte danneggiato
dall'incendio che ha distrutto quello sottostante. I padroni di casa
sono due anziani che vivono presso dei vicini (?!?!?). Oggi, alle
15:30 circa, sono stati liberati dall'UCK gli otto soldati jugoslavi
grazie anche alla mediazione dell'OSCE. Ieri si sono svolti i
funerali, con il picchetto d'onore dell'UCK, di Enver Maljoku,
direttore del Kossova Information Center (che ha la stessa sede
dell'LDK) ucciso alle 16:00 del 11/01/99. Sui mandanti di questo
assassinio molti sono i dubbi suffragati dal fatto che, pare, l'UCK
abbia messo una taglia sulla testa di Ibrahim Rugova.

La giornata e' trascorsa piuttosto intensamente; dopo l'ormai consueto
"briefing" con l'OSCE ci siamo divisi in due gruppi: il primo si e'
recato a Samo Draze (villaggio che dista una decina di km da Recane in
parte distrutto durante l'offensiva sotto controllo UCK dove abbiamo
vissuto prima di Natale), il secondo e' rimasto qui per cercare di
incontrare la parte serba del villaggio. Per quanto riguarda la
situazione a Samo Draze pare abbastanza tranquilla e l'OSCE sta
cercando di far rientrare gli abitanti di Opteruse nelle loro case.
Kadri, l'anziano del paese, ci diceva che e' un peccato che qui ci sia
la guerra, non ci sarebbe stata se non ci fosse stato qualcuno che li
incitasse gli uni contro gli altri e non infondesse in loro la paura.
Questo uomo e' veramente pacifico: ci ha raccontato che, circa un anno
fa, il capo dell'UCK, Demaci, e' entrato per parlare alla gente ma
lui, avvertendo che voleva fomentare alla guerra, ha chiesto chi
l'aveva invitato e, sentendosi rispondere che nessuno l'aveva fatto,
l'ha invitato ad andarsene: tutto il villaggio ha applaudito. Chi e'
rimasto qui si e' invece trovato di fronte alle "ragioni&sfighe" della
parte serba. La signora Slobodna da sette mesi non ha notizie di due
figli che sono stati rapiti sulla strada fra Dulije e Stimlje e dice
di non aver ricevuto aiuto da nessun albanese del villaggio. Lei
sostiene, inoltre, che ognuno dei vicini albanesi sa dove sono finiti
e se sono vivi o morti. Abbiamo inoltre conosciuto Slatko, giovane
miliziano serbo, che dice di essere disponibile a discutere della
situazione del paese con la parte albanese. Nel lungo pomeriggio di
Recane abbiamo, poi, trovato il tempo di giocare un'po' con i bambini
albanesi prima di passare nella casa di Stanko che ha voluto offrirci
da bere e da mangiare. Dopo aver ascoltato i titoli dei TG italiani mi
rendo conto che il Kossovo e' per voi molto lontano ma qui, oggi, e'
stata una giornata campale. A Prizren sono stati uccisi due albanesi
ma non si sa da chi; la strada per Pristina e' chiusa nei pressi di
Stimlje a causa di scontri che hanno causato circa quindici morti
mentre due osservatori dell'OSCE sono stati feriti da un cecchino nei
pressi di Decani (citta' situata vicino al confine con l'Albania).

Riassunto delle puntate precedenti. Ieri (16/01) la giornata e'
iniziata con l'invito da parte dell'OSCE di rimanere a Recane a causa
dell' acuirsi della tensione. La maggiore attivita' svolta nel
villaggio e' stata quella dell'animazione con i bambini albanesi e
serbi rigorosamente divisi e in posti diversi. La nostra impressione
e' che questi bimbi abbiano una gran voglia di giocare e di stare con
noi e anche nei giochi di competizione l'obiettivo e' divertirsi e non
competere e quindi stanno assieme grandi e piccoli, bambini e bambine
(personalmente sono stato colpito in quanto questa cosa non era
riscontrabile nelle mie precedenti esperienze di animazione in
Croazia). Il pomeriggio e' poi continuato con un "piccolo incidente
diplomatico" che ha coinvolto noi e un serbo del villaggio. L'episodio
che ha avuto momenti di tensione alta si e' poi risolto, alla serba,
al bar. Questo fatto che inizialmente sembrava aver compromesso i
rapporti con la parte serba ci ha invece permesso di conoscere e di
parlare con molta gente. La serata ci ha portato la notizia delle
quarantacinque vittime civili albanesi ad opera della milicia serba in
una vera e propria esecuzione a Recak vicino a Stimlje. Oggi l'OSCE ci
ha invitato, dopo i sanguinosi fatti di ieri, a passare una notte
fuori dal villaggio per precauzione, in pratica ci hanno chiesto di
evacuare. Fino alle quindici, ora stabilita per la partenza verso
Pristina, il pomeriggio e' trascorso assieme agli amici serbi che ci
hanno mostrato la chiesa ortodossa del villaggio che pare sia antica
cinque o seicento anni. Non potendo dire, su indicazione OSCE, il vero
motivo della nostra partenza siamo stati costretti a mentire alla
gente che ha, pero', sicuramente ha capito che ce ne andavamo a causa
dell'acuirsi della situazione. Per noi e' stato difficile abbandonare
la gente per l'ennesima volta, domani (18/01) avremo un incontro con
John Campbell dove ribadiremo che per noi sarebbe importante essere
evacuati non per emergenza ma per precauzione.