PRIMA DELLA GUERRA: DIARIO DAL KOSSOVO


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19 Giugno 1998

"Missione dell'Operazione Colomba nel conflitto in Kossovo"





Parte il 19 Giugno la seconda missione dell' Operazione Colomba in
Kossovo, dove il conflitto tra le forze speciali della polizia serba e
"l'esercito di liberazione del Kossovo" (UCK) , formato da
indipendentisti albanesi, sta infuriando gia' da diverse settimane in
un crescendo continuo di morti e distruzione.

Alberto Capannini, Alberto Salvadori, Gianpiero Cofano e Andrea
Pagliarani partiranno per Pristina, dove incontreranno alcuni
esponenti della Chiese e vari organismi presenti in Kossovo.

La Comunita' internazionale si sta muovendo per cercare di porre fine
alla violenza, ma come sempre lo fa con notevole ritardo (gia' da anni
si prevedeva l'esplosione del conflitto), e l'unica soluzione proposta
e' quella dell' intervento armato.

Non e' escluso che una massiccia azione militare della NATO possa in
qualche modo "convincere" Milosevic ad intraprendere la via del
dialogo con gli albanesi in maniera seria e porre fine alla
repressione, anche se la Serbia ha pero' dichiarato l'intenzione di
difendersi da qualsiasi aggressione ai propri confini. Non e' quindi
neppure esclusa l'eventualita' di un inasprirsi della situazione, sia
all'interno della Serbia, sia della stessa con il resto del mondo. Gli
sforzi diplomatici fatti da America ed Europa sono stati tardivi e
poco incisivi, fino all'ultimo numerosi stati -tra cui l'Italia- hanno
cercato di difendere i propri interessi (economici) legati agli
accordi con la Federazione Jugoslava.

Rimane cosi' la sfiducia in questo genere di politica internazionale,
che non sembra interessata ad agire tempestivamente per alleviare le
sofferenze di intere popolazioni, quanto al mantenimento del proprio
prestigio e dei propri privilegi, e che non esita a sfoderare
l'imponente macchina da guerra quando questi vengono toccati. Queste
azioni di forza portano poi a trattati di pace, come in Bosnia, con
scarsa adesione della popolazione e molto simili a tregue provvisorie.

In questo viaggio cercheremo di venire a conoscenza delle realta' piu'
povere e piu' colpite dal conflitto, e verificare la possibilita' di
andare a vivere assieme alla gente. Questo per non imporre soluzioni
dall'alto e da chi non vive direttamente il conflitto, ma pensare ad
una soluzione partendo dalla condivisione e dalla sofferenza degli
ultimi.