In questi giorni si sono riaperte le trattative a Parigi e si sta ripresentando la medesima situazione di incertezza e di crisi di venti giorni fa. I lunghi colloqui stanno volgendo al termine con prospettive scoraggianti: soltanto la parte albanese ha firmato l’accordo, mentre la parte serba continua ad essere avversa. Per di piu’ il governo di Belgrado sta collocando ingenti forze militari sul territorio kossovaro. La popolazione e’ sempre piu' confusa e impotente a causa dei continui scontri che in questo periodo si stanno moltiplicando in tutta la regione. Nelle zone di Podujevo, Mitrovica, Prizren, Kacanic, Klina e Decani gli scontri continuano a provocare morti, feriti, e massicci spostamenti della popolazione civile da un villaggio all’altro. In particolare la parte albanese, esasperata dal perpetuarsi di tale situazione, invoca al piu' presto un intervento NATO e chiede di non essere abbandonata dalle organizzazioni internazionali. Se la Nato bombardasse la violenza esploderebbe vertiginosamente anche tra la popolazione civile. La situazione nei villaggi infatti risulterebbe invivibile poiche' i Serbi del luogo anch’essi impauriti, armati ed infarciti di propaganda si rivolterebbero contro gli albanesi anche nei luoghi dove fino ad ora c’e' stata una relativa convivenza. Ancora una volta dobbiamo constatare che non e’ in questo modo che si raggiunge un accordo di pace. Se da una parte e' reale l’intransigenza serba a qualsiasi tipo di risultato nelle trattative, dall’altra c’e' ancora un aspetto da tenere presente: la Comunita' Internazionale sembra piu' interessata a imporre la propria forza e i propri interessi strategici piuttosto che a trovare una soluzione soddisfacente che tenga conto della gente che vive questa guerra. Gli sforzi della Comunita' Internazionale per risolvere la crisi del Kossovo si scontrano con piani politici ben piu' alti; se la NATO entra nella regione e’ chiaro che non se ne andra' piu', cosi' come nel resto dei Balcani. Sarebbe stato forse piu' facile trovare un accordo accettabile da tutte e due le parti se si fosse dato piu' spazio all’ONU ed ai suoi principi, con uno spiegamento sul territorio di Caschi Blu, Polizia Internazionale e Osservatori dei Diritti Umani, oltre che ad una massiccia presenza delle diverse espressioni della societa' civile per una reale costruzione della pace. Il ricorso alla NATO dimostra la totale ipocrisia della Comunita' Internazionale, che ora ricorre allo strumento armato dopo anni di indifferenza rispetto alla lotta nonviolenta del popolo del Kossovo. Alla fine verranno colpiti ancora una volta i civili e non chi in questa guerra si arricchisce di giorno in giorno in traffici di uomini, droga e armi.....Purtroppo ancora una volta la sofferenza della gente che aspetta e chiede una risposta sembra non trovare spazio nel processo di pace di cui dovrebbe esserne protagonista. Le organizzazioni internazionali stanno riducendo il personale e 8 volontari della Operazione Colomba, fra cui 5 Caschi Bianchi – Obiettori di Coscienza, in procinto di partire, sono stati fermati su indicazione della Ambasciata Italiana in Yugoslavia. I volontari della Operazione Colomba (al momento sono 8, compreso un Obiettore di Coscienza) continuano ad essere presenti nel territorio e continuano a collaborare con l’ONU e l’OSCE nelle attivita' tese a fermare il conflitto. Perche' un intervento armato della NATO deve avere come conseguenza l’annullamento delle attivita' degli interventi non-armati nel territorio del Kossovo, quando sono gli unici che al momento hanno raggiunto qualche risultato, se non altro alleviando le sofferenze della popolazione civile ed impedendo massacri indiscriminati all’oscuro di tutti? L’inefficacia della diplomazia ufficiale basata sulle minacce armate e sui bombardamenti e' sotto gli occhi di tutti. La pace non si crea bombardando, la pace si crea partendo dalla vita delle persone coinvolte nei conflitti al di la' di ogni interesse strategico. Si ripropone la contraddizione irrisolta per cui i bombardamenti sono anche bombardamenti contro la convivenza, gli ideali dell’ONU e la possibilita' di mediazione della societa' civile.