Suva Reka brucia. La notizia e' arrivata tramite Andrea, costretto ad andarsene in Macedonia insieme a Eva, Giampiero e Giorgio, volontari dell’Operazione Colomba. Sono stati loro a chiamare il villaggio, che si trova a tre chilometri da Recane, dove per quattro mesi hanno vissuto, insieme ad altri ragazzi, tra serbi e albanesi. "Oggi ci siamo. Domani non so se saro' ancora vivo" ha detto loro un amico, rimasto nel villaggio. Suva Reka, Recane, Podujevo: non luoghi virtuali, ma paesi aldila' dell’Adriatico dove si sta consumando lo scontro frontale tra Uck e esercito federale. Gli ultimi eventi li sappiamo, sono entrati nelle nostre case con i tg, i giornali: dopo la precipitosa ritirata dell’OSCE, la Nato ha bombardato. Cosi' la violenza e' esplosa vertiginosamente tra la popolazione civile, unica e vera vittima della guerra. Mentre i missili del patto atlantico mirano agli obiettivi militari, la situazione nei villaggi risulta invivibile: l’esercito militare ha avuto ordine di fare tabula rasa, i serbi del luogo, anche loro terrorizzati, armati ed infarciti di propaganda, si stanno rivoltando contro gli albanesi, anche in quei villaggi dove fino ad ora c’era stata una relativa convivenza. Ancora una volta dobbiamo constatare che non e’ in questo modo che si raggiunge un accordo di pace. Il governo serbo (di cui l’Italia e' il primo partner economico) ha mostrato chiaramente di non voler collaborare per spianare la via a una soluzione pacifica al conflitto; la Comunita' Internazionale, dal canto proprio, e' sembrata piu' interessata a imporre la forza e i propri interessi strategici piuttosto che trovare una soluzione soddisfacente che tenesse e tenga conto della realmente coinvolta nel conflitto. Gli sforzi della Comunita' Internazionale per risolvere la crisi del Kossovo si sono scontrati con piani politici ben piu' alti; la NATO e' entrata nella regione, e’ facile prevedere che non se ne andra' piu', cosi' come dal resto dei Balcani. Sarebbe stato forse piu' facile trovare un accordo accettabile da tutte e due le parti se si fosse dato piu' spazio all’ONU ed ai suoi principi, con uno spiegamento sul territorio di Caschi Blu, Polizia Internazionale e Osservatori dei Diritti Umani, oltre che ad una massiccia presenza delle diverse espressioni della societa' civile per una reale costruzione della pace. Il ricorso alla NATO dimostra la totale ipocrisia della Comunita' Internazionale, che ora si affida allo strumento armato dopo anni di indifferenza rispetto alla lotta nonviolenta del popolo del Kosovo. Ancora una volta pagano i civili, e non chi in questa guerra si arricchisce di giorno in giorno con traffici di uomini, droga e armi. Ancora una volta, la sofferenza della gente che aspetta e chiede una risposta sembra non trovare spazio nel processo di pace di cui dovrebbe essere protagonista.