PRIMA DELLA GUERRA: DIARIO DAL KOSSOVO


<<< Torna al sommario

Pristina, 27 ottobre 1998

Notizie dalla missione in Kossovo, Jugoslavia

Continuano ad essere migliaia le persone che in Kosovo hanno perso la
casa e sono costrette a vivere in mezzo ai boschi ed al fango per
paura della polizia : la loro situazione e' disastrosa, anche a causa
delle piogge e del freddo che avanza, gia' ci sono casi di bambini che
muoiono di freddo e malattie. Un gruppo di volontari della Operazione
Colomba, il corpo civile di pace dell’Associazione Papa Giovanni
XXIII° presenti in Kosovo da alcuni mesi riferisce che, a fonte della
speranza di tutti di rientrare a casa, le poche famiglie che hanno
provato a ritornare nelle proprie case sono state minacciate o
picchiate, i giornali locali in lingua albanese riferiscono la
notizia, documentata anche con fotografie, che una famiglia composta
dalla madre e da tre figli stata sterminata ed il figlio di due anni
ucciso con un colpo di pistola in bocca. Nella zona di Komorane, a
Kishnareka a circa 30 km a Sud Ovest di Pristina, sono 3000 le persone
che vivono ammassate nei boschi con la sola protezione di teloni di
nylon: la maggior parte delle famiglie passa tutto il giorno in mezzo
al fango, ai topi ed al freddo intensissimo. Si aggiunge alla paura
della polizia anche il rischio concreto della neve e della morte per
assideramento. I bambini, visibilmente segnati dal freddo di
interminabili notti all’aperto, vengono avvolti nelle poche coperte
disponibili, gli adulti aspettano senza scarpe e cappotti una speranza
di ritornare a case che tarda da piu' di sei mesi. L’ultima ondata di
profughi risale ad una settimana fa, proveniente da Trpeza, nei pressi
di Malishevo. L’esercito serbo, riferiscono i volontari, si sta
muovendo, alcuni carri armati lasciano il Kosovo, altri mezzi, tra cui
un trasporto di missili contraerei, si dirige nelle zone in conflitto
e la gente riferisce con certezza di udire continui spari notturni ed
e' convinta che ci siano postazioni militari nascoste nei boschi. Ma
e' importante che anche le armi leggere lascino il paese, visto che in
tutti i villaggi sono presenti poliziotti armati che continuano a
minacciare la popolazione. Gia' da questi giorni i volontari
dell’Operazione Colomba vivono nella "naylopoli" in mezzo ai boschi di
Komorane: lo ha chiesto loro la gente che si sente minacciata e che
trova nella presenza di persone pronte a condividere la loro
situazione una forte speranza : non sono soli di fonte al freddo, alla
possibilita' di morire congelati, di subire attacchi. Ma non basta,
occorre che l’attenzione internazionale, al di la' degli accordi tra i
governi di Stati Uniti e Serbia, mantenga gli occhi ed il cuore
puntati sulla gente del Kosovo: continuiamo a raccogliere
disponibilita' di ogni genere per l’intervento civile in zona di
conflitto a fianco dei profughi e continua la preparazione e
l’organizzazione della Marcia internazionale di pace che raggiungera'
Pristina il 10 dicembre.